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venerdì 28 agosto 2015

LA PRESENTAZIONE DELL'ULTIMO LAVORO DISCOGRAFICO DI ANGELO LAGANA' DALLA ECCELSA PENNA DELLO SCRITTORE FRANCO BLEFARI

ANGELO LAGANA', NUOVO DOPPIO CD DAL TITOLO "ORA CANTO". LA BRILLANTE PRESENTAZIONE DELLO SCRITTORE E POETA FRANCO BLEFARI

Un pittore dimostra il suo genio sulla tela di un quadro, uno scrittore attraverso le sue poesie o i suoi romanzi. In entrambi i casi la bravura è riuscire a trasmettere delle emozioni a chi osserva o legge.
E ciò lo sa fare benissimo il noto poeta calabrese Franco Blefari, autore di diversi libri di poesie e racconti che hanno per protagonista la nostra Terra.
 
Nel testo che andremo a leggere, Blefari presenta l'ultimo lavoro discografico dell'amico, il maestro Angelo Laganà, e ne traccia una (quasi) completa biografia. Dall'unione dei due talenti, Blefari che racconta Laganà, ne viene fuori un racconto armonioso di una vita dedicata a valorizzare la sua e nostra Calabria in tutti i modi in cui il M° Laganà lo ha saputo fare, con il suo talento e la sua professionalità, ossia nella musica, nell'editoria e nella fotografia.
 
Il racconto di una vita straordinaria, ispirata cosi come un quadro, cosi come una poesia, tutta da incorniciare.
 


Se come compositore e musicista Angelo Laganà ha raggiunto una notorietà a livello mondiale, grazie alla sua inseparabile fisarmonica midi, che gli permette di avere un pubblico vasto ed eterogeneo, specie in America Latina, ora dà anche voce alle sue composizioni, esordendo in veste di cantante con un CD intitolato Ora Canto. E ancora una volta sono stati gli amici più cari ad avere il privilegio di tenere a battesimo i primi vagiti di questo cantante,  che ha il grande pregio di cantare come suona: col cuore.  Ed è proprio col corazòn, per restare nelle sue suggestive atmosfere latino-americane, che Angelo ripropone quattordici motivi in lingua e in vernacolo calabrese, eseguite con grande maestria, molti dei quali sono stati scritti da Rosella Garreffa,  con la quale  forma un affiatato sodalizio artistico, ormai da diversi anni. Non poteva mancare il nostro corregionale Mino Reitano, coautore di tre brani noti al pubblico calabrese, tra i quali spicca Tornar Bambino, incisa dallo stesso cantante reggino.

La voce è limpida ed armoniosa come una giornata di sole a primavera. Il cantante è confidenziale,  lo stile è quello degli anni ’60.  L’autore musicale si fonde con l’esecutore dei testi, che, dopo avere dato la sua anima come musicista, vuole dare voce anche al cuore. E  il centro motore dell’apparato respiratorio batte all’unisono con le note della sua fisarmonica. Musica e parole compongono una melodia che incanta. C’è il Sud, in queste canzoni, e la Calabria in particolare, specie in quelle in  lingua dialettale. Se la versione di Rosella Garreffa, che aveva già portato al successo ben sei brani di questa raccolta, aveva registrato un immediato favore di critica e di pubblico, questa,  incisa dall’autore stesso,  dovrebbe  andare al di là di ogni più rosea aspettativa, essendo rivolta ad un pubblico più vasto, che comprende anche quello della sua generazione, che ha  i suoi stessi gusti musicali. 

A completamento di questa grande opera, già "sposata" dall'Ufficio di presidenza della nostra Giunta Regionale e mandata in onda a "EXPO 2015", Angelo Laganà ha curato anche la regìa di quel breve ed interessante filmato che sta facendo il giro del mondo per la gioia di tutti gli emigranti calabresi sparsi nei cinque continenti e non solo".
Una canzone di particolare bellezza creativa  di questa raccolta è - secondo noi –  Penzu a ttia, un brano che, portato al successo da I Figli di Calabria, di Soverato, con i quali si esibiva lo stesso Angelo Laganà,  ha fatto il giro del mondo fin dagli anni ‘70, specie tra le comunità di immigrati calabresi.
La canzone racconta la nostalgia di un emigrante, mentre  ricorda la sua terra  lontana: “Sugnu ligatu tuttu mani e pedi, /mi guardu ntornu ma chi è stu misteru? /Mi ffacciu fora e chiglia non è ‘a luna, / pari ‘nu suli chi cadìu malatu”.  Il testo è stato scritto da un poeta come il compianto Federico Balestrieri, il quale ha fatto del ritornello, che  si ripete spesso,  un momento di struggente malinconia: “ E pensu a tia, o terra mia, / cu chissu suli chi rinasciri mi fà”.. Proprio come succede nel brano  Cori meu, su testo di Rosella Garreffa, dove il cuore di un emigrante, chiuso in una valigia, grida forte sul treno che parte per un altro mondo, vedendo la luna che si specchia nelle fiumare della sua terra. L’autrice ha scritto anche il testo dell’ultima canzone di questa raccolta: Benestari, ( il suo paese ), che Angelo interpreta con  particolare intensità emotiva: “Supa capu ‘a ‘na collina / tra profumi ed olivari, / si tu guardi vidi i casi / du’ paisi ‘i Benistari” . Un brano che – a detta di molti - meriterebbe di essere adottato quale inno di Benestare,  non solo per il motivo che, una volta udito, difficilmente si dimentica, ma per le pennellate poetiche che ne fanno  un affresco epocale, e per il fatto che è abbastanza conosciuto in Australia  e in Canada, tra le comunità di emigranti benestaresi. Gli unici ad applaudire sempre i propri artisti, specie se compaesani.                                                                                                                             

Ma a questo punto è doveroso da parte nostra ricordare  le tappe più significative della luminosa carriera dell’editore-giornalista-fotografo-scrittore-musicista e compositore Angelo Laganà., che incomincia a sette anni, quando, portando la fisarmonica sulle spalle, incomincia ad andare a scuola, a Roccella, presso l’abitazione del maestro Raffaele Spagnolo. A 16 anni, in veste di cantautore, vince la Palma d’Argento ad un concorso radiofonico della Rai  con una sua canzone intitolata Dov’è l’amore”. Si iscrive all’Università di Messina e suona con il complesso dei Jokers, un gruppo musicale di Gioiosa Marina, col quale partecipa al festival per complessi italiani della Madonnina d’oro, a Messina, vincendolo con la canzone da lui interpretata Quella notte a Scilla.

Il suo complesso accompagna cantanti del calibro di Mina, Domenico Modugno, Rita Pavone, Nino Taranto, Aurelio Fierro, Riccardo del Turco, Bruna Lelli, Daisy Lumini e lo porta a conoscere il mitico presentatore televisivo Mike Bongiorno.

Nel 1966, con gli stessi Jokers, partecipa al “Gelsomino d’Oro” di Siderno esibendosi a fianco di Mina, Nino Taranto e Claudio Lippi.

Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio, e suonato per qualche anno  con un quartetto di Melito Porto Salvo, chiamato I New Boys,  nel 1970 inizia a collaborare con la rivista sportiva Alè Catanzaro, collezionando una serie di foto molto richieste tra i quotidiani, come il Corriere dello Sport, la Gazzetta dello Sport ed altri giornali sportivi, che hanno pubblicato in prima pagina la sua foto col pallone di Angelo Mammì, che entrava sulla linea di porta, nella famosa partita in casa con la Juventus, vinta dai giallorossi calabresi.

Come Autore della parte letteraria, come Compositore melodista non trascrittore, come Compositore ed anche come editore, Angelo Laganà, superando regolarmente tutti i concorsi, è iscritto alla SIAE, registrando ben più di 500 motivi, cantati e suonati in tutti i cinque Continenti .

Tutto ciò gli è valso di far parte della casa discografica, la FRE.MUS di Franco e Mino Reitano per il quale scrive  quattro canzoni, che sono.: Tornar bambino, Luci bianche, Luci blu, Un attimo, un’eternità ( che Frank Sinatra ha giudicato la migliore canzone dell’album in cui era inclusa ) e Palumbeddi calabrisi. La collaborazione con l’indimenticabile Mino lo costringe a trasferirsi a Biella (1972), dove  insegna Matematica e conosce Ezio Greggio col quale collabora a programmi televisivi di cabaret per l’emittente Tele Biella, imparando a fare il cameramen prima e a presentare programmi, recitando sketch poi, creando, contemporaneamente,  anche il periodico Mondo Biellese, che gli apre le porte del mondo editoriale. Nella città dei tessuti, scrive l’inno della Biellese: Forza Biella e dà vita ad un minicoro per bambini. La collaborazione con l’eclettico futuro presentatore di Striscia la notizia dei giorni nostri, dura 9 anni e gli vale una partecipazione, in veste di attore, al film Sbamm dello stesso Greggio. Nel 1989 ottiene il tesserino di Giornalista Pubblicista, mentre un anno dopo, dopo essere stato collocato in pensione, si trasferisce a Roma, dove crea il primo magazine a colori stampato su carta patinata lucida per la squadra del presidente Dino Viola.

Nel 1981 pubblica il primo numero di Roma Mia, la rivista che per vent’anni ha raccontato, non solo le gioie e le speranze della squadra capitolina, scrivendo anche l’inno della squadra, Samba Romano,  ma anche con interviste a personaggi famosi che hanno segnato un’epoca, come Andreotti, Sergio Leone, Carlo Verdone,Barbara Bouchet, Celentano, Pavarotti, Renato Zero, Claudio Baglioni ma è anche testimone di fatti del mondo della politica, della cultura, dell’arte  e dello spettacolo. In occasione della conquista del secondo  scudetto giallorosso, pubblica il libro

Un sogno chiamato scudetto.  Per cinque anni dirige il mensile Magica Roma e per dieci anni  pubblica il magazine Italia Mia, che, accompagnando il cammino della squadra azzurra attraverso le qualificazioni al campionato mondiale, la segue anche ai Mondiali negli Stati Uniti d’America nel 1994 e ai Campionati europei in Inghilterra nel 1996, per i quali scrive anche le sigle musicali, com’era già successo nel 1990 ai Campionati Mondiali in Italia e a quelli del 1998 in Francia..

Nel 1999 compone l’inno della Reggina Calcio RegginAlè su testo di Rosella Garreffa, che porta il nome dello stesso magazine pubblicato per tredici anni nella città dello Stretto. Il mondo dell’arte, dello spettacolo e della politica di tutta Italia  si fanno fotografare col giornale della Reggina in mano, proprio com’era successo a Roma, dove anche Papa Giovanni Paolo II  posa col giornale Roma Mia in mano, mentre stringe la mano allo stesso Angelo Laganà, che ha ricevuto, in udienza privata, inVaticano.

In Rai è di casa, Angelo, grazie all’amicizia che lo lega a santoni del video come Mike Bongiorno, Raffaella Carrà, Pippo Baudo, Michele Guardì ed altri numeri uno del mezzo catodico. Le sue sigle musicali sono mandate in onda  in trasmissioni importanti come: La Domenica Sportiva, Il Giro D’Italia (Rai Uno), Mondo dei Motori (Rai Due ), Controsport (Rai 3).

Numerosi e qualificati i premi che riceve Angelo in tutte le capitali europee, dove si esibisce la squadra romana. L’Università dei Popoli di Agnone gli assegna il Premio Una vita per la Cultura (2009), tributatogli dagli Amici della Calabria per il Molise e il premio Giganti della Calabria (2010), conferitogli dall’Università dei Popoli di Badolato. Nel 2010, vince ancora la 15^ Edizione del Premio Museo, sezione musica, svoltosi al Teatro Bagaglino di Roma assieme a Gianni Letta e il Premio Città di Soverato..

A Berlino riceve il Faro d’Oro ad opera del Personal Jet, mentre più prestigioso, in oro zecchino,  è quello che riceve dal Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton per la sua duplice attività di giornalista e musicista al seguito della Nazionale di calcio condotta da Arrigo Sacchi.

In quel periodo, riceve inviti e riconoscimenti da tutte le comunità italiane residenti in America, specie quella di Little Italy, il quartiere di New York ricco di ristoranti gestiti da italiani.

“Il Genio della Fisarmonica”, così com’è pubblicizzato in tanti manifesti, ormai da tanti anni, in America Latina, è una leggenda in carne e ossa, un mito che deve la sua popolarità all’interpretazione di motivi immortali come Besame mucho, Amapola, Caminito, El Choclo, Tango del mare e tanti altri brani che rappresentano l’anima romantica dell’Argentina, Cuba, Uruguay, Brasile ed altri paesi dell’America del Sud, dove tiene concerti sempre richiesti e applauditi.  A Buenos Aires, i suoi concerti, che  registrano sempre il tutto esaurito, vengono pubblicizzati con foto formato gigante, dove El Geno del Acordeòn è ritratto accanto alla sua fisarmonica, l’anima della sua musica triste e nostalgica che racconta i sogni, le speranze e le delusioni di tante generazioni passate e presenti. Nella tierra del tango, cioè nella patria del grande Carlos Gardel, il cui mito sopravvive a 80 anni dalla sua morte, avvenuta in Colombia, mentre si trovava su un aereo in fase di atterraggio, Angelo Laganà è stato definito il vero successore di Astor Piazzolla, autore di ben 300 tanghi e massimo esponente del tango moderno.

A Cuba, proprio a L’Habana, conosce e stringe rapporti di amicizia con musicisti del calibro di Manolito Simonet, Gerardo Piloto, Osdalgia e Martha Duarte, coi quali si esibisce e collabora per gli arrangiamenti delle sue musiche. Nel Paese di Fidel Castro, del cui figlio Antonio è intimo amico, manda letteralmente in estasi i cubani, per i quali la musica è vita, con motivi tradizionali come Volare, Il Padrino, Maruzzella e Tango del Mare. Le radio libere e le emittenti televisive fanno a gara per portarlo in trasmissione.

Tutti i giornali dell’isola caraibica scrivono di questo cantautore concertista calabrese che è riuscito a spopolare nella capitale mondiale della musica, dove si è esibito anche col gruppo Sueno Cubano, nella Casa della Musica, riservata solo ai grandi concertisti come lui..

Nella “Casa della Cultura” di Santiago de Cuba, dove si esibiscono i più grandi musicisti del mondo, l’Acordeonista Calabrés – come è soprannominato - esegue, alla presenza di Giustino Di Celmo, amico fidato di Fidel Castro, le melodie eterne del suo vasto repertorio facendo impazzire tutta la platea.

“Il Nuovo Re di Cuba”, come è stato definito dalla stampa di quel Paese, è diventato ormai un vero e proprio ambasciatore culturale – come ha scritto qualcuno – cantando il suo brano  Capo Sud (con testo di Rosella Garreffa) e suonato a ritmo di merengue. Il brano, ormai conosciuto in tutto il mondo ed ispirato all’estremo lembo della nostra Penisola è stato presentato alle Olimpiadi di Atene, diventando l’inno della Calabria. Durante l’esecuzione del brano, viene quasi sempre eseguito dal grande compositore roccellese in tutti i suoi concerti, appaiono  immagini delle cinque province calabresi, che rendono onore ad una terra dalle bellezze uniche al mondo, con immagini veramente significative, da quel grande fotografo che è sempre stato.

E come se non bastasse, per dare respiro alla sua passione per la fotografia e l’editoria, pubblica in   questi ultimi anni cinque libri-book-fotografici . Il primo è dedicato alla città dove risiede dal titolo Roccella Jonica…un tuffo nella storia, con 350 foto a colori, molte delle quali uniche ed esclusive. Il secondo è Roccella Jonica, Maxi Postcards , con 400 foto dedicate alla bellezza della città.

La terza è Marina di Gioiosa Jonica, con 350 foto, fatto in collaborazione col fotografo Fazzolari. Città di Gerace, con 660 immagini tra le quali 97 foto panoramiche.

Le Mini-Guide turistiche con 12 foto cui sono interessate 8 cittadine reggine e l’ultimo Itinerari turistici, volume commissionato dall’assessore Giovanni Arruzzolo e che mette in bella mostra le immagini più rappresentative di 13 cittadine della Provincia di Reggio Calabria.

Questi libri sono stati esposti alla BIT di Milano dal 14 al 17 febbraio 2013 nello stand allestito dalla Provincia di Reggio Calabria e dalla Regione Calabria.

L’ultima perla di questo artista di fama mondiale è l’invito che recentemente ha rivolto al Papa di venire a Gerace per benedire quel borgo antico conosciuto in tutto il mondo. E la risposta del Santo Padre (argentino come il cuore dell’artista che col tango esprime i suoi sentimenti più profondi) è arrivata con una lettera di ringraziamento in cui era contenuta anche un’immagine del Cristo risorto e la sua firma: Franciscus.

A questo punto non potremmo che augurargli, come scrive Vincenzo Monti nell’Ode al signor di Montgolfier: ” Che più ti resta? Infrangere / Anche alla morte il tèlo / E della vita il nèttare /  libar con Giove in cielo”. Anzi no. Abbiamo ancora una cosa da dire: proporre il nome di Angelo Laganà quale AMBASCIATORE DELLA CALABRIA NEL MONDO, per tutto ciò che ha dato e per tutto ciò che ha raccolto, senza mai chiedere nulla..

Perché solo una persona come lui, conosciuto in tutt’e cinque continenti, può parlare ai popoli con il linguaggio universale della musica.

Franco Blefari  
Benestare, Agosto 2015




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