L'ex presidente del Consiglio ha tenuto una lectio magistralis sul tema "Europa e Mediterraneo nella confusione totale"
Romano Prodi è giunto a Locri dove ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso dalla ‘ndrangheta il 16 ottobre del 2005 nel seggio delle Primarie dell’Unione. Nello scorso luglio è stata confermata la condanna all’ergastolo per Alessandro Marcianò quale mandante del delitto.
Alla deposizione della corona, svoltasi nell’ambito del decimo anniversario dell’omicidio, erano presenti la vedova ed i figli di Franco Fortugno. Prodi ha poi tenuto una lectio magistralis sul tema “Europa e Mediterraneo nella confusione totale”.
Il meeting è stato aperto dal saluto del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, che ringraziandolo per la presenza ha ribadito la solitudine e l’isolamento della Locride, chiedendo di essere vicini per vincere difficoltà ed endemiche prevenzioni. Subito dopo Maria Grazia Laganà, vedova di Fortugno, ha ringraziato Prodi per la vicinanza alla sua famiglia e ha ricordato la figura del Prefetto Luigi De Sena, recentemente scomparso. Subito dopo la presentazione del giornalista Paolo Pollichieni che, delineati i passaggi di una politica mediterranea controversa, culminata ora con la fuga della Maersk dal Porto di Gioia.
“Qualsiasi opportunità – ha concluso Pollichieni – non potrà prescindere dalla liberazione del territorio dalla mala politica e dalla mafia”. Prodi ha esordito ricordando il momento in cui apprese, nell’ambasciata brasiliana a Roma insieme con il presidente Lula, dell’attentato e della morte di Fortugno.
Venendo al tema del convegno Prodi ha evidenziato che la crisi europea ha alterato i rapporti e se non se ne esce sarà difficile parlare di rilancio del Mezzogiorno. Prodi ha calato le problematiche mediterraneo nella realtà mondiale e globalizzata. Il problema della politica non è di forza assoluta ma di come tessere alleanze. Ciò senza dimenticare la Cina, il cui ruolo è fondamentale per il rilancio operativo di Gioia Tauro.
“La Cina sta mandando messaggi al mondo con la via della seta – ha detto – progetto di collaborazione che dovrebbe unire Cina ed Europa. A ciò bisogna aggiungere lo sviluppo dell’India: 1.790.000.000 destinato a raddoppiarsi. Ma l’Europa però non è pronta a tale accoglienza perché non ha politiche comuni. 10 anni fa l’Europa non era governata da un solo paese. Oggi predomina la Germania, per meriti propri e demeriti degli altri paesi. Allora vi era un impegno ad iniziare una forte politica mediterranea. Oggi non più”.
Venendo a Gioia Tauro Prodi ha sottolineato che “il controllo del porto da parte delle ‘ndrine ha allontanato gli investitori. Per colpa della ‘ndrangheta e della cattiva politica i Cinesi sono fuggiti. Hanno acquistato il 50% del Porto del Pireo e abbandonato a se stesso il Porto di Gioia Tauro. Servono alleanze politiche per spostare verso sud l’attenzione dell’Europa. Questa d’altronde non dovrà dimenticare la minaccia teroristica. L’occidente oggi si trova – con riferimento alla crisi siriana – nella difficile condizione di essere nemico di Assad e dei terroristi dell’Isis”.
Prodi, ha sviluppato con affabulante semplicità temi di politica internazionale importantissimi ed ha ripetuto che la speranza dell’Italia anche in chiave di rilancio del mediterraneo, sia quella di tessere nuove importanti alleanze con i partner europei. L’America, grande fratello dell’Occidente, da sola non può contrastare istanze di crescita e di sviluppo che partono dai paesi emergenti e implicano prospettive di crescita impensabili per il mondo e per l’Europa. Noi – ha concluso – dobbiamo lavorare per recuperare un ruolo di proposta e di coesione fra gli stati dell’Europa. Così si potrà riprendere un discorso di rilancio della centralità del Mediterrano e dei paesi che su questo mare si affacciano”.
Luigi Mamone
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