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lunedì 14 dicembre 2015

CHRISTO APERITE PORTAS: con Francesco sulla strada del perdono.

di Francesco Lombardo
Agesci Roccella Jonica

Esistono due tipi di porte: quelle aperte, che invitano all’accoglienza, e quelle che tocca a noi ”aprire”. Le prime sono quelle porte che accolgono benevolmente coloro che si accingono ad entrarci, senza le necessità di bussare o di suonare il campanello. Un esempio può essere quella piccola, modesta, accessibilissima porta in legno sobriamente decorata con addobbi floreali, di una altrettanto modesta basilica del centro/africa, precisamente collocata in una città a sua volta sconosciuta e posta ai confini delle periferie esistenziali del mondo che reca il nome di Bangui. 

Ebbene, questa porticina di questa piccola chiesetta solitaria in questo paese travagliato da continue lotte interne è stata scelta da Sua Santità, Papa Francesco, come la Porta Santa che il 29 novembre 2015 è stata aperta per dare inizio all’anticipato Giubileo Straordinario della Misericordia, preannunciato nell’ Angelus domenicale del 13 marzo scorso.

Non è un caso che questo tipo di porte siano quelle delle Chiese, delle diverse case del Signore, che accolgono il suo popolo per celebrare il memoriale eucaristico e per essere testimoni credibili del suo messaggio evangelico. 

Le porte delle chiese, infatti, sono sempre aperte, accolgono tutti coloro che, mendicanti dell’ amore e della misericordia di Gesù, necessitano di entrarci per essere accolti ed avvolti da quell’abbraccio dell’infinito amore di Dio che non si stanca mai di perdonarci e che non ci lascia se non dopo aver sperimentato la bontà di Colui, che nel suo nome, ci rende tutti fratelli. 

Il papa, pertanto, riconoscendo amaramente che nel mondo si soffre per le discordie tra i popoli che, ostinati non esercitano la pratica dell’ascolto, vuole risanare queste aperte ferite richiamando tutti ad aprire le porte dei nostri cuori alla tenerezza, alla misericordia, alla riconciliazione. È un modo per provare quelle parole del lessico conviviale, quali soprattutto, SCUSA E PERDONA. 

Bangui, cosi, simbolo della raccolta di tutto il popolo africano, si fa capitale della spiritualità cristiana e segno tangibile che la presenza di Dio varca, soprattutto, le soglie di quelle porte che introducono in luoghi di dolore, sofferenza ed orrore per portare pace e consolazione. Insomma, come afferma Francesco nella bolla pontificia Misericordiae Vultus, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. 


Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Le porte, cosi, che verranno aperte in quest’anno Santo, devono essere prefigurazione delle porte dei nostri cuori induriti e essere strumento di apertura del secondo tipo di porte, quelle porte, la cui serratura arrugginita, non permette il possibile accesso all’interno. 

Sono quelle porte vecchie, stanche, sole ed abbandonate che vorrebbero essere addobbate durante le feste e poter accogliere, ogni volta, l’entrata gioiosa di bambini al ritorno da scuola, i nonni in visita, le mamme indaffarate con le buste della spesa. Sono le porte dei cuori di quelle persone che lasciate da parte e dimenticate dal mondo, nella completa indifferenza sociale, attendono la compagnia di una persona che possa condividere con loro la gioia di un sorriso, la dolcezza di una carezza e l’intensità di un abbraccio. 

Sono le porte di quei cuori degli anziani, dei malati, degli emarginati che presentandosi nella loro debolezza, fragilità ed insicurezza smuovono la nostra umanità e richiamano a rinnovare quei principi di solidarietà e fraterna carità, offuscati dall’egocentrismo e dall’interesse personale, esplicandosi fattivamente nel completo e disinteressato servizio di cura, attenzione ed ascolto in modo da renderli partecipi di quella gioia infinita che deriva dalla aperta condivisione delle piccole cose quotidiane. 

Siamo incoraggiati in questo Anno Santo, dunque, a collaborare tutti per creare un mondo migliore per l’avvento del Signore e fare delle nostra vita mezzo di accensione della luce della fede per coloro che non riescono a percepire quel grande dono che è la misericordia de Padre, elargito inesauribilmente, facendo rifiorire su questa terra inaridita e deserta il germoglio della viva speranza per essere un giorno partecipi di quella sovrumana e tanto sospirata pace e serenità derivante dalla visone beatifica e salvifica di Dio stesso.

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