Siderno 8 novembre 2021
AI DIRETTORI
Prof. Carmine PINTO -
Museo del Risorgimento di Roma
Avv. Mauro CALIENDO
Museo del Risorgimento di Torino
Egregi Direttori,
dieci anni fa lo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo, richiamando uno scritto del prof. Vito Teti, antropologo calabrese, ha avuto il merito di dare uno scossone alla storiografia “dominante” trattando in “Viva l’Italia!”, libro pubblicato da Mondadori nell’ottobre del 2010, l’esigenza di riservare un posto di rilievo al Risorgimento del Sud. In particolare, ad esigere lo spazio che meritano le avanguardie calabresi che si batterono in Calabria per l’unificazione dell’Italia. Il riferimento è ai “5 Martiri di Gerace”, fucilati il 2 ottobre del 1847 dal plotone del generale Nunziante nella splendida cittadina affacciata sullo Jonio e in segno di disprezzo gettati nella “lupa”, una fossa comune. Nel mentre la migliore gioventù versava il sangue per l’ideale di un’Italia unita, libera e indipendente, il vescovo di Gerace dell’epoca Luigi Maria Perrone informava le autorità borboniche che “l’orda di scellerati” era stata annientata e dava sfoggio di collusione con il Borbone tuonando dal pulpito della cattedrale normanna: “Moestitia nostra conversa est in gaudium”.
Questa pagina di storia giustamente approfondita nella Scuola della Locride, ho intesa riprenderla con i docenti e gli alunni dell’Istituto da me diretto (L’Istituto Comprensivo “M. Bello.-G. Pedullà-Agnana” di Siderno – RC – scuola che è intitolata a uno dei Cinque Martiri di Gerace, Michele Bello) in occasione delle celebrazioni del centenario del Milite Ignoto. In
questa circostanza era fondamentale dare ai ragazzi una panoramica del Risorgimento italiano, perché la Prima Guerra Mondiale chiude il nostro processo di unificazione nazionale e il Milite Ignoto è il simbolo ad imperitura memoria del sacrificio del popolo italiano offerto sull’altare della Patria comune.
Dal dibattito scaturito tra insegnanti e donne - uomini di cultura che sostengono la scuola della Locride, anche, da pensionati – Significativo il contributo degli Amici dell’Associazione Museo della Scuola “I Care!” - è emersa l’esigenza di lanciare un appello ai due principali Musei del Risorgimento italiano, affinché sia data una meritata collocazione nei loro palinsesti museali ai “5 Martiri di Gerace”: Rocco Verduci, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Domenico Salvadori e Michele Bello. Un modo questo, non solo per restituire ai protagonisti la loro giusta collocazione nella Storia nazionale, ma per rimuovere un luogo comune, alimentato, anche, da antistorici filoni neoborbonici, di un Sud e di una Calabria solo terra di contadini ignoranti che accolsero con forconi i giovani italiani infiammati dallo spirito mazziniano. La Calabria e il Sud, così come altre parti del Paese, faticarono molto a comprendere quella generazione illuminata della borghesia italiana che riuscì ad imporre una visione moderna e, soprattutto, nazionale al nostro Paese. Ma mettere nell’angolo, peggio occultare, quelle pagine scritte con il sacrificio e col sangue dalla migliore intellettualità giovanile dell’epoca formatasi nella Napoli liberale dei primi anni dell’800, non aiuta a rendere giustizia alla memoria e alla ricostruzione storica dell’Italia come Nazione.
Sono certo che vogliate valutare la richiesta di collocare nei musei da voi diretti il giusto ampio richiamo a questa pagina gloriosa del Risorgimento italiano scritta dai 5 Martiri di Gerace.
Con viva cordialità,
Il Dirigente Scolastico
F.to Prof. Vito Pirruccio
Non scrivo contro i 5 martiri di Gerace, pace all'anima loro e all'onore del loro sacrificio. Premettiamo, si trattava di altra tipologia di uomini, benchè essi fossero massoni, ma di altro tempo e sopratutto di altra cultura. Scrivo solo contro la strumentalizzazione che oggi si intende fare su questi 5 giovani, tanto che in passato (maggio 2017) si scomodarono persino 18 sindaci della Locride, che forse non avevano altro di meglio da fare, che per commemorare i 5 martiri, oggi eletti haimè a simbolo della massoneria, ed è proprio contro il simbolo che scrivo. Aborro ogni tipo di massoneria, legale o illegale, bianca o nera, riconosciuta o segreta; massoneria che come ampiamente risaputo, in Calabria risulta essere strettamente connessa alla ndrangheta ed anche laddove non dovesse esserlo, a mio modesto parere serve solo per creare scompiglio e ingiustizie nella vita sociale dei cittadini. Sei nei guai con la giustizia? Hai combinato degli illeciti? Bene, se conosci un fratello che si adopera per te il problema verrà risolto e chi è stato ingiustamente calpestato lo sarà doppiamente, mentre il compare di turno è salvo per poter delinquere ancora. Per me o si è Cristiani o si è massoni. In questa società globalizzata e moderna non c'è spazio per nessun tipo di massoneria. Nell'Italia democratica unità nel tricolore e guidata dalla Costituzione non serve la massoneria. Per cui si eviti ogni tipo di strumentalizzazione e come avviene in una staffetta olimpionica di velocità cerchiamo semmai di passare un buon testimone alle prossime generazioni.
RispondiElimina