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venerdì 18 novembre 2011

FERROVIE: CI STANNO COMPLETAMENTE TAGLIANDO FUORI!

SISTEMA FERROVIARIO in CALABRIA
UNA VERTENZA POPOLARE

Il trasporto ferroviario regionale in Calabria presenta livelli di degrado inimmaginabili fino a qualche anno fa. Se da un lato appare scandalosa la politica del Governo, guidata da un Ministro incompetente, e della società Ferrovie dello Stato, capitanata da un ex sindacalista convertito a manager d’impresa con risorse pubbliche, dall’altra non brilla di iniziativa la classe dirigente regionale nei confronti del trasporto pubblico regionale su ferro.

ll tempo scorre inesorabile e gli interventi, proposti in qualche occasionale nota propagandistica di politici di turno, rimangono sulla carta; e il degrado avanza. I dati di fatto rivelano una situazione al limite della sopportazione per i cittadini, che ormai rinunciano al treno come alternativa di trasporto.

I mali del sistema ferroviario regionale sono noti:

• l’obsolescenza della linea ferroviaria ionica, attestata su bassi livelli di servizio e non interessata da investimenti significativi ormai da decenni;

• la fragilità degli assi trasversali Paola – Sibari e Lamezia – Catanzaro, tra i segmenti più critici dell’intero Mezzogiorno;

• l’impoverimento e il degrado continuo delle linee ferroviarie a scartamento ridotto;

• un parco veicolare ormai modesto, ultradecennale e fatiscente;

• l’assenza di servizi degni di questo nome sia sula breve che sulla lunga percorrenza, in termini di mobilità, orari, frequenze, informazione, assistenza al viaggiatore.

La qualità e quantità di servizi di trasporto sono ormai tali da dissuadere l’utenza dall’affrontare un viaggio in ferrovia, tanto in ambito locale, quanto in ambito interregionale; mancano ad esempio servizi di collegamento diretti distribuiti nell’arco della giornata fra le città capoluogo di provincia, alcuni treni sono sovraffollati e scomodi, altri possono essere assimilati a treni da terzo mondo per le qualità delle corse e del materiale rotabile, per le scarse condizioni igieniche, per l’insicurezza percepita dai viaggiatori a bordo, per parametri di affidabilità e regolarità di servizio.



Ma quali sono gli interventi attesi per uscire dal tunnel e rendere possibile una ripresa concreta del trasporto ferroviario? Di certo non quelli proposti da RFI e sponsorizzati da qualche lobby locale, come la costruzione di una linea ferroviaria in nuova sede fra Catanzaro e Lamezia Terme. Il costo di tale opera sarebbe dell’ordine di 300-400 Milioni di Euro; con la stessa somma si può dar vita ad un sistema ferroviario regionale di alto profilo, a patto di distribuire le risorse in modo oculato.



Rivendichiamo il diritto a servizi ferroviari su standard europei; ed in particolare:

1. acquisto e messa in esercizio di nuovo materiale rotabile (15 treni regionali per un impegno di spesa di 60 milioni di Euro);

2. potenziamento della linea e dei servizi della tratta ferroviaria calabrese del corridoio tirrenico, con treni a lunga percorrenza e treni di qualità;

3. riqualificazione dell’intera linea ionica e relativa elettrificazione; sono necessari interventi diffusi sull’infrastruttura, ma soprattutto un innalzamento delle frequenze di corsa e dei servizi; il miglioramento del livello dei servizi di trasporto ferroviario sul corridoio ionico è condizione prioritaria per restituire dignità ad una via di comunicazione fondamentale per l’intero Mezzogiorno;

4. interventi specifici sulle trasversali Ionio-Tirreno e su alcuni nodi di raccordo al fine di dar vita ad un sistema metropolitano regionale a maglie; si ritiene importante intervenire:

- sulla trasversale Sibari – Paola, per migliorarne i livelli di servizio e per la messa in sicurezza della tratta in galleria Paola - Castiglione Cosentino, tra le più pericolose dell’intera rete nazionale;

- sulla trasversale Settingiano - Lamezia Terme, mediante rettifiche parziali di tracciato ed elettrificazione);

- sulla trasversale Catanzaro – Cosenza (Ferrovie della Calabria), mediante adeguamento dell’armamento e del profilo plano-altimetrico (rettifiche parziali di tracciato) in modo da velocizzarne le percorrenze;

- su alcuni raccordi locali di rete, quali i raccordi da Sud (Catanzaro Lido, Sibari) tra la linea ionica e le trasversali per evitare inutili e onerose manovre alla circolazione dei treni verso il Tirreno, il collegamento diretto tra stazione ferroviaria e stazione aeroportuale a Lamezia Terme e a Reggio Calabria, in modo da integrare nodi primari di valenza nazionale e favorire la mobilità passeggeri con mezzo pubblico (raccordo mediante navette in sede propria riservata e protetta, anche di tipo ferroviario);

5. recupero funzionale e sociale delle stazioni, togliendole dal degrado cui sono state destinate e rivitalizzandole;

6. intervento su alcuni nodi strategici come nel caso di Cosenza; è ormai tempo di dismettere la vecchia stazione ferroviaria situata in un cul de sac e sostituirla con una nuova, funzionale a tutta l’agglomerazione urbana cosentina, che potrebbe sorgere in corrispondenza del bivio per Sibari, in corrispondenza dell’estremità nord della città universitaria;

7. potenziamento del servizio di trasporto passeggeri sullo Stretto, mediante nuova flotta di navi veloci, orari lunghi e frequenze sostenute;

8. potenziamento del servizio di trasporto ferroviario passeggeri sullo Stretto, mediante la messa in funzione di traghetti Ro-Ro dell’ultima generazione in grado di consentire il transito diretto di treni regionali, senza scomposizione e manovre in porto;

9. nuovi programmi di esercizio, attraverso una strutturazione degli orari in modo coordinato con quelli dei servizi sovra-regionali o di altri operatori, in modo da evitare le classiche perdite di coincidenza o le ridondanze di servizi, assumendo il trasporto ferroviario regionale come gerarchicamente dominante rispetto ai servizi di trasporto pubblico su gomma. In questo quadro si potrebbe dare valenza ai servizi ferroviari navetta per il raccordo rapido tra comprensori ionici (Locride, Crotonese) e nodi strategici della linea tirrenica primaria (stazioni ed aeroporti di Reggio C. e Lamezia T.), ovvero a servizi navetta integrativi su corridoi costieri come Melito-Rosarno, Brancaleone-Roccella, Sibari-Catanzaro Lido;

10. rilancio delle Ferrovie della Calabria; la rete FC è ormai ridotta a pochi segmenti rispetto all’estesa originaria, ma svolge un ruolo ancora significativo per la comunità regionale e potrebbe assumerne uno ancora più attivo se potenziata in modo lungimirante anziché lasciata al degrado manutentivo e dei servizi, se raccordata intelligentemente alle reti ferroviarie ordinarie e di trasporto pubblico su gomma. Tra gli interventi specifici rientra il nuovo assetto infrastrutturale e di servizio della linea fra le due città di Cosenza e Catanzaro, contribuendo a migliorare l’accessibilità di territori interni altrimenti marginalizzati, drenando traffico passeggeri al percorso stradale; ed inoltre il recupero pieno della funzione di ossatura portante nella dinamica della mobilità su vettore pubblico della Piana di Gioia Tauro che tende sempre più a far emergere un assetto urbanistico da agglomerazione policentrica, senza dimenticare le valenze turistiche delle reti stesse.



La partita è di estremo rilievo, e richiede apparentemente rilevanti risorse finanziarie. Ma è tempo di dire basta alle politiche sterili e dispendiose come quelle coltivate da soggetti ingannevoli. Basta con la chimera del Ponte sullo Stretto, basta con le politiche faziose di FS! Occorre ricordare che la rete di treni ad Alta Velocità, realizzata nel corso dell’ultimo decennio, si sviluppa quasi interamente nel Centro-Nord, ed è costata la ragguardevole cifra di 100 Miliardi di Euro, e si continua a investire per la TAV sulla direttrice padana, seguendo una politica antimeridionalista e lesionista per l’economia nazionale (basti pensare che il principale porto container italiano, quello di Gioia Tauro, è ancora lungi dall’essere raccordato efficacemente alla rete ferroviaria europea, il trasporto ferroviario regionale perde colpi, il trasporto pubblico urbano è in crisi continua, la mobilità pulita è schiacciata dai traffici camionali ed automobilistici). Chiediamo a gran voce un impegno finanziario sui 10 punti della vertenza; esso potrà ridare fiato all’occupazione, migliorare le opportunità di comunicazione intra ed extra-regionale, migliorare l’accessibilità della regione con riflessi sull’economia locale, accorciare le distanze fra i territori, ridurre sensibilmente i costi esterni correlati ai traffici su gomma come gli incidenti stradali, i consumi, l’inquinamento atmosferico e paesaggistico.

Crediamo in un’Italia unita e solidale, che si richiami a principi di equilibrio e giustizia sociale. Per questo, occorre partire da dati oggettivi e da fatti concreti per migliorare l’assetto dell’economia e dei servizi del Mezzogiorno, cominciando da interventi come la realizzazione di un sistema ferroviario regionale integrato e qualificato che risponda alle aspettative di una comunità civile. Non si può più tardare. E’ ora di passare alla mobilitazione di massa.



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