Come tutti sapete la gestione del "Porto delle Grazie" che dovrebbe prima o poi andare a regime, purtroppo per i diportisti con aumenti delle tariffe del 300%, è affidata per il 51% alla società Italia Navigando, per il 20% al Comune di Roccella e per il restante a privati (amici "interessati" di qualche saggio amministratore di lungo corso).
Ecco in che mani siamo... Ecco la "competenza" che dovrebbe venire da "Italia Navigando", una società gestita dalla politica che fa acqua da tutte le parti e pare che dovunque vada porta bilanci in rosso e indebitamento, oltre naturalmente ad essere una mannaia di spese per i diportisti.
Ecco cosa riferisce il settimanale Panorama in un articolo del 12 giugno dello scorso anno in merito alla gestione dei porti di Ravenna Marina come quello di Marina di Portisco: gestione e bilanci disastrosi!!!
ITALIA NAVIGANDO AFFONDA IN UN MARE DI PERDITE.
La società pubblica dovrebbe sviluppare il turismo nautico ma ha i conti in rosso. Sotto accusa il presidente Abaterusso.
Mari sempre più agitati per l'Italia Navigando, società pubblica (100% Invitalia) che ha per missione "lo sviluppo del turismo nautico" e la creazione di una rete do 50 porti e 25 mila posti barca.
Ai primi di maggio ha dovuto lasciare la gestione di Marinara, il porto turistico di Marina di Ravenna, dopo una furiosa polemica con il presidente dell'autorità portuale Galliano Di Marco. Ed in Sardegna i parlamentari pd sono in rivolta contro la società presieduta dal loro compagno di partito Ernesto Abaterusso, pugliese e dalemiano: hanno chiesto l'intervento del ministro allo sviluppo economico Fravio Zanonato, altro pd, per bloccare la dismissione, da parte dell'Italia Navigando, "di strutture strategiche finanziate con soldi pubblici e messe sul mercato senza informare né coinvolgere le istituzioni e gli imprenditori locali".
Il senatore Silvio Lai punta il dito su Marina di Portisco, in Costa Smeralda: "il porto è gestito male e svendono dei terreni contigui a 3 milioni di euro".
Soldi di cui Italia Navigando avrebbe bisogno come il pane: negli ultimi tre anni ha perso 7,7 milioni e il patrimonio netto è ormai al di sotto del capitale sociale (18,7 milioni contro 20). Nel 2011 ha chiuso con un buco di 700 mila euro solo grazie a un contributo Cipe di 4,2 milioni, mentre le spese galoppavano: 4 milioni di costi di gestione, fra cui 1,1 milioni di stipendi (15 dipendenti9, consulenze legali per 400 mila euro e amministrative per 300 mila, compensi al cda per 200 mila euro, addebiti dalla capogruppo per quasi 1 milione. E il bilancio 2012 non si prospetta migliore.