REPETITA NON IUVANT
Per le festività natalizie a Roccella Jonica è stata operata la scelta di copiare un “Format” già utilizzato da circa un decennio nel comune di Locri, noto sotto la denominazione “Locri on Ice”.
La replica del “Format” purtroppo, lo diciamo con rammarico per gli operatori economici che sono stati impegnati nell’iniziativa, non ha prodotto risultati apprezzabili e non è riuscita ad invertire il trend negativo che ormai caratterizza la situazione commerciale del paese che si registra continuamente da mesi.
Era, del resto, prevedibile che a fronte della replica messa in opera a Roccella Ionica le persone scegliessero l’originale e quindi si riversassero nelle serate delle festività nella vicina cittadina ionica.
Questo epilogo però non è certo frutto del destino cinico e baro che si accanisce contro la nostra comunità ma è il frutto di una lunga serie di scelte politiche ed amministrative sbagliate operate negli ultimi anni dagli amministratori che si sono susseguiti alla guida del comune di Roccella Ionica.
Vogliamo ricordare a noi stessi ed ai nostri concittadini che a suo tempo, prima dell’inizio dell’ultimo ventennio amministrativo, l’inaugurazione dell’Auditorium fu fatta con l’esibizione dell’Orchestra del Teatro Comunale di Roccella Ionica che era composta da maestri di conservatorio che provenivano da tutta la Calabria e del Coro Polifonico dell’Arlesiana, prevalentemente costituito da roccellesi. Quella non era una scelta casuale ma una scelta precisa di politica culturale che mirava a valorizzare la crescita di esperienze artistiche saldamente legate al territorio che potevano favorire e diffondere la crescita non solo culturale ed artistica ma più complessivamente la crescita socio economica del comprensorio.
Nell’ambito della stessa linea di intervento politico amministrativa, sempre prima del famoso ventennio, si è dato vita nel periodo natalizio alla manifestazione “Roccella com’era” facendo rivivere nel “Borgo” cittadino la vita del popolo di Roccella Ionica nei tempi passati con le botteghe artigiane, la riproposizione dei mestieri, dei cibi e dei giochi tradizionali, ma soprattutto con la mobilitazione corale dei cittadini di un intero quartiere che sono stati protagonisti in prima persona della manifestazione, come pure protagoniste sono state le decine di associazioni culturali che erano vitali ed operative nel nostro paese. La manifestazione ha visto la partecipazione di migliaia di visitatori da tutto il comprensorio e dalle altre zone della regione.
All’epoca, allo stesso modo si è proceduto alla riscoperta delle tradizioni nel periodo del Carnevale con la riproposizione delle tradizionali “Rote” ad opera dell’associazione A.T.R.J..
Insomma, una linea di intervento politico culturale fondata sulla ricerca e sullo studio delle tradizioni popolari e sulla loro rivitalizzazione e rappresentazione.
Con l’avvento del ventennio è stata cancellata ogni esperienza precedente, pur se positiva, e ci si è dedicati al culto dell’esterofilia, che tradotto in sintesi significava “quello che viene da fuori è più bello e vale di più”.
Il risultato di questa impostazione, ampiamente praticata anche dagli attuali amministratori comunali, ha prodotto, al di la dei proclami sui sedicenti primati, la desertificazione del terreno associativo e la passivizzazione del paese che si presenta desolato ed inerme.
E’ appena il caso di evidenziare che dove nel periodo natalizio è stata data vita a manifestazioni originali con la partecipazione popolare, come nella vicina Placanica, sono affluiti migliaia di visitatori.
E’ allora del tutto evidente che è assolutamente necessario superare la fallimentare impostazione politico amministrativa seguita in questi anni e tornare ad investire in modo significativo sul tessuto associativo della nostra comunità, rivitalizzando le numerose associazioni preesistenti e avviando nuovamente un programma di ricerca e studio delle tradizioni popolari finalizzato alla riscoperta, rivitalizzazione e rappresentazione della cultura popolare della nostra comunità che possa essere un’altra volta motore di manifestazioni che possano contribuire in modo significativo ad una ripresa socio economica del paese.
Associazione politico culturale
Roccella Bene Comune
Concordo sul Natale sottotono ma non sono certo che le colpe siano tutte da attribuire all'Amministrazione Comunale in essere. Di sicuro gli si può dare colpa nel non aver organizzato o quantomeno aiutato ad organizzare eventi di aggregazione come quelli al Borgo o nella strada vecchia, ma probabilmente poi, chissà, si sarebbero forse lamentati i gestori del village. Insomma non è facile districarsi con queste faccende ma qualcosa in più andava fatto. E poi teniamo conto che Internet ed i social hanno di fatto ROVINATO più di una generazione, che oramai preferisce incontrarsi in piazze virtuali anziché stringere una mano o bere qualcosa al bar con gli amici....quelli veri. Sulla desertificazione in atto la politica di un paese centra fino ad un certo punto, conta di più quella regionale anzi, nazionale del tutto che di certo in passato non ha aiutato paesi come quelli Calabresi a vivere di vita propria. In tal senso Roccella non è diversa da Siderno o da Locri. Cosa potrebbe e dovrebbe fare un giovane laureato a Roccella? E cosa potrebbe e dovrebbe fare un giovane NON laureato a Roccella? Poco o niente oserei dire, se non elemosinare un po lavoro al Comune entrando di fatto nelle logiche del clientelismo, peggio che peggio chiedere raccomandazioni per un posto di lavoro oppure, non essendoci limiti al peggio, fare il disoccupato, cosa forse più realistica tra le varie ipotesi. Purtroppo non c'è futuro laddove invece si potrebbe fare ed osare tanto. Rispetto ad altre zone della stessa Calabria abbiamo poco artigianato di qualità, intendo quell'artigianato sano che crea occupazione ed esporta prodotti in altre zone del paese. Zero industrie e quindi zero indotto. La classe politica del passato ha voluto questa situazione e diciamo che ci ha sguazzato pure ed oggi purtroppo non è facile venirne fuori. Tanto per fare un esempio che sembrerà forse troppo semplicistico, in una scaletta di priorità il Porto era l'ultima delle costruzioni che dovevano attuarsi, prima le vie di comunicazione, le strade, le ferrovie e gli aeroporti, poi le strutture ricettive, e poi infine, se realmente necessario, il Porto. Oggi invece esso rappresenta una vera cattedrale nel deserto, utile forse a 4 pescherecci e zona di approdo di poveri migranti. Vogliamo realmente redistribuire le risorse sul territorio nazionale? Allora occorrerebbe una sana politica nazionale e regionale alquanto aggressiva attraverso pesanti detassazioni alle aziende che si trasferiscono al sud ed assumono oltre a costruire quelle infrastrutture minimali che oggi ancora mancano.
RispondiEliminaCondivido pienamente quanto esposto e penso che anche con un piccolo contributo a chi sarebbe stato interessato a promuovere qualche iniziativa "TRADIZIONALE",
RispondiEliminaavrebbe dato più lustro alla nostra Roccella con un notevole,sicuramente,risparmio in termini economici...
A lavare la testa all'asino si perde l'acqua e il ranno ...