Un geometra, che ha lavorato alla realizzazione della galleria della Limina, e alcuni documenti dei servizi segreti rivelano che all'interno della montagna sono state stoccate delle scorie radioattive. Ma lo Stato non fa niente per accertare la verità dei fatti.
L'incubo rifiuti tossici aleggia sulla Calabria in modo sinistro, come un avvoltoio, che aspetta di nutrirsi di carogne. Tempo fa un articolo della Stampa, si occupò della galleria della montagna della Limina, in provincia di Reggio Calabria, oggetto negli anni 90, di dettagliate dichiarazioni agli investigatori antimafia di un geometra, che ora ha 84 anni, il quale ha lavorato alla sua realizzazione. La galleria misura 3 chilometri e 700 metri, sulla strada statale 682 che collega i due mari, da Rosarno a Gioiosa Jonica ed è stata ultimata nel 1992. Lì, secondo il suo racconto, sarebbero stati tumulati rifiuti radioattivi, impastati nel cemento e poi inaugurati in pompa magna.
Nei documenti riservati numero 488/1 e 488/3 consegnati da Giorgio Piccirillo, il direttore dell’Aisi (Agenzia di informazione e sicurezza interna), alla commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti il 12 luglio 2011 stava scritto: " Fin dal 1992 il servizio avrebbe acquisito notizie fiduciarie relative all’interesse del clan Mammoliti, in particolare i fratelli Cordì, per lo smaltimento illegale di rifiuti radioattivi, che sarebbero pervenuti sia dal centro, sia dal nord Italia, ma anche da fonti straniere. Informatori del settore non in contatto tra loro - quindi fonti diverse che riportano la stessa informazione - hanno riferito che Morabito Giuseppe, detto Tiradiritto, previo accordo raggiunto nel corso di una riunione tenutasi recentemente con altri boss mafiosi, avrebbe concesso in cambio di una partita di armi, l’autorizzazione a far scaricare nel Comune di Africo un quantitativo di scorie tossiche presumibilmente radioattive".
All’imbocco della galleria Limina in direzione Tirreno, con un piccolo contatore geiger, si registra una radioattività di 0,41 microsievert, sul versante opposto il dato è 0,31, valori nettamente superiori ai livelli normali ( fondo ambientale) in Calabria, che oscillano tra 0,10 e 0,20. In linea generale il livello di 0,41 non è un indice di pericolosità, ma c'è da considerare che un metro di cemento basta per schermare in massima parte le radiazioni, inoltre fa riflettere il fatto che queste oscillazioni non si registrano in altre gallerie calabresi. Nonostante ciò nessun provvedimento, nessuna indagine, nessuno studio da parte delle autorità sanitarie per capire perché la gente muore di tumore: definire criminale lo Stato diventa, in queste circostanze, una logica conseguenza.
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