LA RIVOLUZIONE PUÒ ATTENDERE
di Vito Pirruccio
Leggo sul Corriere del Sera del 3 gennaio u.s. che, durante un webinar organizzato dai 5 Stelle calabresi, il magistrato napoletano Luigi De Magistris ha aperto all’ipotesi di scendere in campo in Calabria come candidato presidente alle prossime elezioni regionali.
Dopo la sfilza di Commissari o candidati tali chiamati a mettere ordine alla sanità calabrese e alle eclatanti uscite che hanno fatto seguito e che ci hanno messo alla berlina mondiale, si prospetta un altro salvatore esterno (sia pure con una storia di magistrato in Calabria per 9 anni) che scomoda, già in premessa, quella rivoluzione facile a parole meno nei fatti.
La premessa è che la “rivoluzione parta dalla voglia dei calabresi”, così, mi pare, si sia espresso il magistrato campano (almeno da quanto riportato sul Corriere della Sera, a pag. 12, del 3 gennaio u.s), disponibile, com’è facile dedurre, a ricoprire il ruolo di capo rivoluzionario.
La Calabria sfasciata in tutti i settori, da sempre terra di conquista di vecchi e nuovi colonizzatori politici, “costretta” a far ricorso, anche, a un presidente esterno, nell’immaginario dell’ex magistrato, dovrebbe trovare truppe rivoluzionarie ad accogliere il Condottiero di turno e dare la spallata definitiva alle storiche storture socio-economico-politiche che attanagliano la regione!
Un disegno chiaramente velleitario che interroga noi calabresi con in testa nessuna azione rivoluzionaria prossima alle porte, ma consapevoli che il futuro è quello che riusciamo, nel nostro piccolo, a costruirci con le nostre mani e con la testarda volontà di incanalarci su un terreno di legalità e di buon senso.
La rivoluzione può attendere!
Da calabrese sfibrato e appeso alla fiducia “come d’autunno sull’albero le foglie” auspicherei solo un sano e volenteroso cammino di donne e uomini di buona volontà disposti a chiudere la porta all’illusione di uscire dal tunnel dei nostri ritardi e dell’arretratezza con le facili scorciatoie (assistenzialismo, pianto greco e salvatori della patria) e ad intraprendere la strada dei piccoli passi del buon governo della cosa pubblica.
La Calabria o prende coscienza collettiva delle cause dei suoi ritardi affidando le sue sorti alle donne e agli uomini calabresi capaci di prendere sulle spalle il fardello della gestione quotidiana di una res publica con tutte le sue contraddizioni o non ci sarà via d’uscita.
Sapendo che la vera rivoluzione sarebbe solo ed esclusivamente nel far funzionare quella che è oggi l’ingrippata macchina amministrativa e i servizi pubblici essenziali (sanità e scuola in testa), senza disegnare voli pindarici e scenari francamente fuori dalla nostra portata.
Per fare questo basterebbe affidarsi alle risorse umane presenti, anche in Calabria, a destra, sinistra e centro che sappiano, però, mettersi in discussione in piena umiltà, senza per questo dover indossare le mostrine del capitano o la giberna del rivoluzionario.
F.to Vito Pirruccio, un calabrese senza illusioni
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