Intervista pubblicata sul settimanale "La Riviera"
Il M° Paolo Damiani, per 30 anni direttore artistico del festival "Rumori Mediterranei" di Roccella Jonica. |
Quando nel 1981 venni invitato al Roccella jazz come musicista, mancava un vero progetto di festival, c’era solo un evento organizzato dall’Associazione Culturale Jonica e consistente in pochi giorni di concerti di qualità ma assemblati in modo casuale , come peraltro la maggior parte dei festival dell’epoca. Tuttavia trovai anche molti giovani animati da coraggio, passioni e ideali, con la voglia di creare qualcosa di importante. Ricordo con nostalgia Sergio Pinchera, che gestiva l’associazione, presieduta dal senatore Zito. Con loro nacque un bel feeling, che negli anni ha prodotto molte cose: non solo la rassegna Rumori Mediterranei ma anche attività didattiche, convegni , dischi etc.. La prima cosa alla quale pensai quando mi proposero di diventare il direttore artistico del festival, fu di ragionare sulle nostre radici mediterranee, ma con uno sguardo rivolto al futuro, a quei ‘ rumori ‘ che da Cage in poi consideriamo musica. Lo scopo generale era creare cultura e bellezza , non l’ossessione dell’evento a tutti i costi - Pavarotti e Sting che duettano, per intenderci -ma ricerca soprattutto: all’epoca ipotizzare un jazz italiano e mediterraneo era un vero e proprio azzardo, che fu peraltro immediatamente condiviso da Sisinio ( uomo di vasta cultura e ironica intelligenza, con cui andai subito d’accordo). Roccella jazz era il luogo dove si scoprivano talenti, dove si creavano relazioni tra artisti, e dove Steve Lacy e un giovane sconosciuto italiano godevano di pari dignità e considerazione, a partire dall’identica grandezza dei nomi nei manifesti! La straordinaria musica etnica calabrese divenne fonte di ispirazione per artisti provenienti da ogni dove, e cio’ creo’ l’originalita’ e l’identita’ della rassegna.
Nel 2012 ha rassegnato le dimissioni e nessuno tra gli appassionati di Jazz a Roccella ha mai saputo il vero motivo. Ritiene sia giunto il momento di dare qualche chiarimento?
La ragione e’ che da un paio d’anni molti artisti non venivano retribuiti per i concerti fatti, musicisti invitati da me personalmente. Alla fine del 2011 proposi di ipotizzare un 2012 di transizione, chiedendo ai musicisti di esibirsi gratuitamente per superare la crisi e ripartire magari in piccolo ma senza pendenze: so per certo che tutti - da Paolo Fresu ( che aveva fatto lo stesso in un’edizione del festival di Berchidda , da lui diretto) a Danilo Rea, da Stefano Benni ( che ha dato ulteriore impulso a Rumori Mediterranei, dirigendo la fortunata serie dei concerti pomeridiani in Auditorium , e invitando i massimi attori e scrittori italiani) a Rita Marcotulli- avrebbero accettato volentieri, pur di salvare un luogo che è sempre stato dalla parte dei musicisti e della sperimentazione. La proposta non venne accettata, e quindi non potevo che dimettermi; così facendo ho cercato di proteggere i molti volontari che hanno reso possibile il festival, e che ringrazio per la loro generosità : e’ stato un gesto di rispetto verso il pubblico che nel tempo si era stretto, numeroso, intorno al Roccella Jazz (di molti ricordo ancora i volti), per proteggerlo dalla delusione del dover scoprire che “poi le cose vanno sempre a finire allo stesso modo”. I sogni degli artisti sono i nostri sogni, abbiamo il dovere morale di trasformarli in Opere, per quanto difficili ...” la saggezza di cui abbiamo bisogno consiste nel permetterci di ascoltare IL MISTERO DELL’ESPERIENZA, e di raccontarlo e tramandarlo perché diventi saggezza per altri, al di là’ di spiegazioni facili” ( Walter Benjamin).
La pagina de "La Riviera" interamente dedicata all'intervista al M° Paolo Damiani. |
Rispetto il lavoro altrui, sempre. Nel 1981 io fui scelto dopo che Pinchera chiese progetti a diversi possibili direttori artistici, le mie idee vennero evidentemente giudicate le migliori. In generale bisognerebbe reperire le migliori professionalità tramite bando internazionale, curriculum e colloquio motivazionale. Il bando deve contenere esatte indicazioni sul budget a disposizione, e su tempi e modi circa i pagamenti.
A suo dire, quello attuale è un format vincente? Si potrebbe fare meglio? Dall’alto della sua straordinaria esperienza, quale accorgimento si potrebbe adottare per attrarre preziosi sponsor?
Bisogna attrarre non solo facoltosi sponsor ( non facile, visto che ad esempio i Callipo e i Versace non hanno mai sostenuto il festival) ma anche nuovi pubblici, e soprattutto i giovani... Se vincerò il bando di cui sopra, farò del mio meglio! :-)) C’è un nugolo di appassionati musicofili, a Roccella e fuori, che hanno a cuore il Festival e temono per lo stato comatoso in cui versa la macchina organizzatrice.
Come giudica le proposte avanzate nelle ultime settimane per risollevare le sorti e riportare la manifestazione ai livelli di un tempo?
Rumori Mediterranei può e deve risorgere, intercettando le energie e le proposte di chi a Roccella vive e opera; ma bisogna crederci e tener conto che il panorama jazzistico è cambiato. Le sonorità e le prospettive musicali sono in evoluzione. Bisogna “entrare dentro” l’evoluzione, intercettare per valorizzare. E pensare in grande, il Festival e la Calabria lo meritano : un sogno fatto da solo resta un sogno, fatto insieme diventa realtà. Il fil rouge deve essere sempre la correttezza, il fare il passo in relazione alla lunghezza della gamba e la ricerca della bellezza e della poesia, della qualità condivisa.
Parliamo della sua attività. Lei è ancora docente al Conservatorio S.Cecilia di Roma: come giudica la nuova generazione di musicisti jazz italiani?
Nel panorama jazzistico italiano ci sono talenti emergenti che vanno sostenuti e valorizzati . Durante la mia direzione il Festival era diventato un’opportunità di scambio tra musicisti di livello diverso e di culture differenti, grazie a produzioni originali da proporre in prima mondiale: Anouar Brahem, solista tunisino di oud oggi star mondiale, ha fatto il suo primo concerto in Italia a Roccella nel 1990, giovane e sconosciuto, in duo con Antonello Salis... In generale i musicisti non erano solo di passaggio ma rimanevano per molto tempo in residenza artistica a Roccella ( Carla Bley, George Russell, Trovesi, Rava...)e così si realizzava un’esperienza allargata e condivisa. Dieci giorni in cui si faceva musica ovunque, si parlava di musica al bar, in spiaggia.... Dieci giorni in cui Roccella era la capitale del jazz in Europa. Molti jazzisti allora emergenti ora sono musicisti affermati, da Paolo Fresu a Cristiano Arcelli. La musica non è la sua sola passione, lei è anche laureato in Architettura con una tesi sui “Nuovi spazi per la musica”.
Come giudicherebbe la proposta di allestire a Roccella un laboratorio permanente, affiancato al Festival e supportato dall’ Università di Reggio Calabria su questo tema così affascinante?
La musica si muove nel Tempo e nello Spazio, da questo punto di vista Roccella ha molte qualità e risorse. L’idea e’ ottima, laboratori e ricerche interdisciplinari vanno pensati e realizzati assolutamente. Bisogna consolidare strutture che offrano continuità per la ricerca. Intesa come strumento fondamentale per far fronte alle crisi economiche , politiche , morali e di linguaggio che destabilizzano la nostra identità.
La sua Italian Instabile Orchestra è considerata dalla critica mondiale la più importante orchestra europea di jazz. Quali sono i suoi prossimi impegni?
Fondata nel 1990, dopo molti dischi e concerti in tutto il mondo, ora vive un periodo di stasi. Del resto, sono passati 27 anni...
A Roccella ha avuto un clamoroso successo la sua fortunata collaborazione con Stefano Benni: possiamo ancora sperare di riascoltarvi insieme?
Io e Stefano Benni non ci siamo mai separati!
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