Dall’intervento in Consiglio comunale le denunce su gestione, sicurezza e trasparenza di Multiservizi e Porto delle Grazie.
La delibera sulla razionalizzazione periodica delle società partecipate viene presentata come un atto dovuto. Tuttavia, riteniamo che non possa essere letta esclusivamente in chiave burocratica, ma richieda una valutazione politica, alla luce del reale stato dei fatti e di una documentazione che restituisce un quadro tutt’altro che rassicurante.
Per quanto riguarda la società Multiservizi, troppo spesso definita dai cittadini “Multidisservizi”, è doveroso chiarire che ciò non dipende dalla professionalità o dall’impegno dei lavoratori, ma da un’organizzazione del lavoro profondamente inefficiente.
Si interviene quasi esclusivamente in emergenza, a seguito delle segnalazioni dei cittadini, con lavori approssimativi che trasformano le strade in cantieri aperti per settimane e con ripristini che arrivano – quando arrivano – dopo mesi.
Una società che appare utilizzata più come strumento di gestione del personale e del consenso che come vero braccio operativo per garantire servizi adeguati alla comunità.
A ciò si aggiunge un dato oggettivo e preoccupante: la chiusura in passivo degli ultimi due bilanci consuntivi, 2023 e 2024.
Ci chiediamo se la semplice ricomposizione del Consiglio di Amministrazione sia davvero sufficiente a risolvere le profonde criticità strutturali della società.
Ma è sulla società Porto delle Grazie S.r.l. che emergono le maggiori e più gravi criticità.
Ribadiamo quanto già evidenziato negli anni precedenti: l’acquisizione del 71% delle quote societarie da parte del Comune solleva seri dubbi di legittimità rispetto all’art. 3, comma 27, della legge 244/2007, che vieta agli enti locali di detenere partecipazioni in società non strettamente necessarie al perseguimento delle finalità istituzionali, e rispetto alla legge 190/2014, che impone la riduzione delle partecipazioni non indispensabili.
Ma oggi non siamo più solo di fronte a un problema giuridico: siamo di fronte a una gestione politicamente sbagliata e amministrativamente fallimentare.
Le note del Comitato Spontaneo dei Diportisti indirizzate al sindaco descrivono una situazione che stride profondamente con l’immagine positiva che l’Amministrazione tenta di veicolare.
L’aumento dei canoni è stato presentato come un semplice adeguamento ISTAT, ma in realtà si è tradotto in un aumento mascherato, ottenuto eliminando dai contratti servizi essenziali come alaggio e varo, trasformati da prestazioni incluse a costi aggiuntivi.
Ancora più grave è il tema della sicurezza.
I finger e le aree di ormeggio risultano liberamente accessibili, in assenza di sistemi di controllo degli accessi. Ciò ha già determinato accessi non autorizzati alle imbarcazioni, bivacchi notturni e utilizzi impropri degli spazi, con evidenti rischi per le persone, per le barche e per l’intera infrastruttura portuale.
È inaccettabile che, in una struttura a gestione pubblica, la sicurezza venga di fatto demandata ai diportisti, che peraltro restano legalmente responsabili di eventuali danni o incidenti.
Le ripetute richieste di installare cancelli e sistemi di accesso riservati ai soli aventi diritto sono rimaste senza risposta.
A ciò si aggiunge una gestione chiusa al dialogo, che penalizza i diportisti storici a favore di un presunto turismo d’élite. La frase rivolta al Comitato – “se non vi piace ve ne andate” – pronunciata da un anonimo amministratore in smart working è emblematica di un approccio inaccettabile per una società che gestisce un bene pubblico.
È inoltre doveroso evidenziare che è facile parlare di utili di esercizio quando la società non versa IMU e TARI sugli immobili. Non si tratta di affermazioni politiche, ma di un accertamento della Guardia di Finanza, che l’Amministrazione è chiamata a chiarire.
Paradossale, inoltre, la situazione di una società partecipata che arriva a denunciare il Comune per la concessione demaniale: uno scontro interno che rasenta l’assurdo.
Non è altresì chiaro quanto la società versi al Comune per l’utilizzo del travel lift, nonostante il Comune abbia recentemente sostenuto spese superiori ai 5.000 euro per la sua riparazione.
Questo non è un modello virtuoso di gestione, ma un sistema che genera confusione amministrativa e scarica costi sui cittadini.
Nessun piano degli ormeggi risulta pubblicato, nessuna strategia di sviluppo è stata avviata, nessun investimento strutturale sui problemi reali del porto, se non le famose piastrelle incollate "con la saliva" e che ormai si stanno sgretolando.
E poi c’è l’annoso problema dall’insabbiamento dell’imboccatura, che per tutta la piena stagione ha continuato a causare incagli, allontanando i diportisti.
Gravissima è infine la totale assenza di trasparenza nelle assunzioni, con procedure prive di bandi pubblici e graduatorie, alimentando il sospetto di un sistema clientelare.
Il Comune, socio di maggioranza al 71% della Porto delle Grazie S.r.l., non può limitarsi a ratificare una delibera di razionalizzazione come se fosse un atto neutro.
Per queste ragioni chiediamo un impegno politico immediato: per la risoluzione delle criticità segnalate dal Comitato dei Diportisti; per il ripristino delle condizioni minime di sicurezza e di servizio; per l’apertura urgente di un tavolo di confronto tra Amministrazione comunale, società e Comitato, prima della scadenza dei rinnovi contrattuali.
Il nostro voto non può che essere contrario, perché questa non è razionalizzazione, ma il mantenimento di un sistema inefficiente, opaco e lontano dall’interesse pubblico.
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