L’Associazione “AMICI DI NICOLA”, organismo a tutela dei diritti delle persone con handicap, scrive al Commissario ad Acta ing. Massimo Scura, alla Asp di Reggio Calabria, all’Assessore alla sanità Calabrese, al distretto sanitario Locride sud, al Sindaco di Locri quale Comune capofila del distretto sanitario, al Tribunale per i diritti del malato, al Garante per l’infanzia e l’adolescenza nonché alle Autorità Politiche Regionali della Calabria al fine di segnalare sulla L.R. 8/99 e contestualmente chiedere un incontro.
Questo in quanto giungono segnalazioni da parte di Utenti residenti in Calabria i quali, con autorizzazione preventiva approvata da parte del distretto sanitario sud Locride, si recano per effettuare ricoveri, terapie e cure in strutture ubicate fuori Regione in quanto, la Calabria non è in grado di fornire tali servizi.
Tuttavia, non tutti gli autorizzati nonché i beneficiari aventi diritto ottengono i dovuti risarcimenti in base alla L.R. 8/99 che “regola i criteri di rimborso”.
Da una lettura della Legge anzidetta, (aggiornata alla L.R. 47/2011), notiamo che la stessa viene interpretata in maniera tale da privilegiare alcuni richiedenti penalizzando altri; infatti nonostante agli stessi venga chiesto, tra i documenti da allegare all’istanza di rimborso, l’attestato ISEE, quale unico strumento che permette di valutare la reale situazione economica di un nucleo familiare, e poiché la stessa legge prevede di poter favorire gli aventi diritto anche sulla base del reddito lordo, vengono fatte due liste di beneficiari; la prima per coloro che hanno un reddito lordo fino a 24 mila euro, e la seconda per i redditi tra i 24 mila e non oltre i 36 mila euro.
Sistema alquanto discutibile. Inoltre, la norma prevede che una volta all’anno, nel mese di Aprile, l’ufficio del distretto sanitario preposto chieda alla Regione il budget necessario al fine di elargire questi rimborsi L.8/99, somma che puntualmente va in favore della prima lista di utenti, definiti “soggetti più deboli”.
Questi percepiranno regolarmente il rimborso ad ogni richiesta mentre, coloro i quali sono stati inseriti nella seconda lista, non lo riceveranno mai, infatti l’ufficio incaricato si giustifica dicendo che per questi ultimi non ci sono fondi.
Con questo “modus operandi” anziché garantire a tutti gli aventi diritto un equo rimborso, l’ufficio penalizza sempre coloro che superano i 24 mila euro di reddito in quanto ritenuti “soggetti ricchi”.
Quest’ultimi non riceveranno mai alcun risarcimento L.8/99 semplicemente perché una persona addetta allo svolgimento di queste pratiche non li “privilegerà” mai, (termine contemplato dall’Art. 9 di detta Legge).
E’ chiaro che la normativa di riferimento abbia delle falle che permettono un’interpretazione abbastanza personale e, ciò fa si che vengano privilegiati sempre gli stessi utenti a discapito di tutti gli altri, nonostante i richiedenti del rimborso L.8/99 abbiano lo stesso diritto essendo stati tutti autorizzati con la preventiva come da Art. 6.
Alla luce di ciò, rappresenta che la quasi totalità delle istanze di rimborso si riferiscono a richiedenti con handicap gravi, quindi chiediamo che non debbano esistere discriminazioni, né liste differenti tra utenti disabili gravi riconosciuti come da Art. 3 comma 3 della L.104.
Infine chiediamo alle Asl, più trasparenza nei criteri adottati durante l’espletamento di queste pratiche, la realizzazione di una pagina web (dedicata ai rimborsi) con gli elenchi dei beneficiari e l’obbiettività nell’ interpretazione della Legge stessa.
Inoltre alle Autorità Politiche competenti, di volerci convocare ad un tavolo di confronto affinché si possa discutere l’eventuale modifica della normativa Regionale di riferimento a tutela dei disabili gravi, da noi ritenuti tutti soggetti più deboli a prescindere.
Segnaliamo che a tutt’oggi vi sono utenti aventi diritto al rimborso in questione che da anni e anni attendono invano le somme dovute.
Altri ancora che non li hanno mai percepiti e, alla richiesta di delucidazioni sull’avanzamento delle loro pratiche di rimborso, non ricevono riscontri adeguati, bensì risposte vaghe e fuorvianti creando confusione e disservizio (scaricabarile) da un ufficio all’altro, facendo perdere le speranze di veder rispettati i propri diritti.
Non possiamo più assistere a situazioni dove per questioni economiche le famiglie con disabili a carico si privano di terapie e cure che la propria Regione di residenza non è in grado di garantire a rischio della salute e perfino della vita in quanto senza cure la qualità di vita peggiora fino alla morte.
Al fine di rimuovere così queste gravi barriere burocratiche e meccanismi che colpiscono soprattutto le persone già fragili come i diversamente abili.
In attesa di urgente riscontro per partecipare ad una discussione produttiva che abbia come fine la tutela del diritto alla salute ed alla vita.
il Segretario