Oggi sul settimanale "la Riviera" a firma del prof.Ilario Ammendolia è stato pubblicato un bel articolo su Domenico Lucano, sindaco di Riace, conosciuto da tutti come "Mimmo il curdo" e famoso in tutto il mondo per aver rivoluzionato il suo piccolo paese, non con finanziamenti pubblici, ma con il grande cuore e dei progetti unici a favore dell'accoglienza e dell'integrazione. Mimmo Lucano, forse non tutti lo sanno, nel 2010, è stato eletto il terzo miglior sindaco del mondo, premiato al Word mayor Prize dopo Marcelo Ebrad di Città del Messico e Mick Cornett di Oklahoma City. La motivazione: per l'approccio nell'aiuto ai rifugiati a stabilizzarsi nella piccola comunità.
Un articolo e un messaggio semplice e toccante quello pubblicato oggi sulla Riviera a firma del prof. Ammendolia, che è una bandiera, un'enciclica, assolutamente da diffondere e promuovere.
Il sindaco di Riace è la “Sinistra” vissuta e non declamata. È il messaggio di Papa Francesco che si fa carne. È la migliore cultura calabrese che rifiorisce bella e vigorosa in un paese della Calabria.
Io vorrei che tutti andassero a vedere ciò che è stato capace di realizzare il sindaco di Riace Mimmo Lucano nel suo Paese. La spiaggia è una opera d’arte. Non è solo una spiaggia pulita e ben conservata. È un libro di filosofia non scritto. È un'opera politica concepita con coerenza e con passione. È una porta di ingresso a un mondo più umano e più giusto.
C’è all’ingresso della spiaggia un cartello che avverte: “spiaggia libera per chi entra e per chi arriva”. Su quella spiaggia diciotto anni fa è arrivato il primo battello di curdi.
Mimmo Lucano era lì ad aspettarli e, dopo diciotto anni, è ancora lì ad accogliere.
Mimmo è la “Sinistra” vissuta e non declamata. È il messaggio di Papa Francesco che si fa carne.
È la migliore cultura calabrese che rifiorisce bella e vigorosa in un paese della Calabria.
In un momento in cui la politica è muta - a volte squallida - quasi sempre schiacciata sul potere, Mimmo Lucano ha eretto un monumento di dignità e di buongoverno.
Non basta tenere un paese pulito, anche se ciò non è poco!
C’è all’ingresso della spiaggia un cartello che avverte: “spiaggia libera per chi entra e per chi arriva”. Su quella spiaggia diciotto anni fa è arrivato il primo battello di curdi.
Mimmo Lucano era lì ad aspettarli e, dopo diciotto anni, è ancora lì ad accogliere.
Mimmo è la “Sinistra” vissuta e non declamata. È il messaggio di Papa Francesco che si fa carne.
È la migliore cultura calabrese che rifiorisce bella e vigorosa in un paese della Calabria.
In un momento in cui la politica è muta - a volte squallida - quasi sempre schiacciata sul potere, Mimmo Lucano ha eretto un monumento di dignità e di buongoverno.
Non basta tenere un paese pulito, anche se ciò non è poco!
Riace, dopo Mimmo Lucano, è un altro Paese e non sono stati i soldi a farlo “grande”, nè un atteggiamento servile e ruffiano verso le “autorità” e verso i potenti di turno.
“Porta a porta” non è costato miliardi ma è frutto dell’intelligenza e della creatività dell’amministrazione comunale.
Migranti e giovani del posto, riuniti in cooperative, raccolgono i rifiuti.
I carretti trainati dagli asinelli portano una scritta: “siamo abituati a spingere, non a respingere”; sui raccoglitori di differenziata si legge: “noi raccogliamo non respingiamo”.
Sul lungomare, senza cemento e senza asfalto, con le tamerice vigorose, cartelli avvertono che la spiaggia è di tutti, così come i bagni, gli spogliatoi, il posteggio gratuito.
Poi le bandierine colorate segnano il percorso.
Una bandierina per ogni gruppo di ospiti che è arrivato a Riace.
Sono le bandiere dell’Eritrea senza pace, dell’Etiopia, della Nigeria, della Libia, dell’Afghanistan martoriato, dell’Iraq, della Somalia e di tanti altri paesi tormentati da guerre, da carestie, dalla siccità. Tutti convergono verso un mondo più giusto.
In Italia c’è un acceso dibattito sull’ accoglienza.
Io comprendo le perplessità di molti, capisco chi ha paura per gli effetti di un esodo che sembra senza fine. Non capisco però chi non comprende che un bambino che arriva su una barca non è né siriano, né eritreo, né libico. È un bambino!
Una donna incinta è solo una donna incinta che sta per portare una nuova vita nel nostro mondo.
Non commettiamo l’errore di generazioni passate che hanno assistito, senza muovere un dito, al dramma dell’Olocausto.
Molti tra i nostri padri non hanno mai saputo delle camere a gas, non hanno mai preso coscienza del dramma di Hiroshima. Noi lo sappiamo.
Sappiamo che solo nei primi mesi di questo anno, duemila essere umani sono affogati nel Mediterraneo.
Se non riconoscessimo alla persona umana un valore assoluto, la sua “sacralità” e “inviolabilità”, nessuno di noi sarebbe al sicuro.
Oggi le vittime sono siriani, iracheni, curdi.
Domani, potrebbe toccare agli italiani. Non è una profezia, è la storia.
In un secolo, due milioni di calabresi hanno lasciato la Calabria. Molti sono stati i clandestini che sono partiti sulle carrette del mare sfidando l’oceano.
Si raccoglie quel che si semina e dinanzi a questo mondo così minaccioso e disordinato “solo che..il suo timor non erra..”
Nessuno però può chiudere gli occhi e il cuore dinanzi a un dramma.
Riace, come tanti paesi dell’accoglienza, dimostra che i migranti possano rappresentare una risorsa.
Gli Stati Uniti di America, l’Australia sono grandi paesi ma a farli grandi sono stati gli immigrati, compresi i clandestini.
“Porta a porta” non è costato miliardi ma è frutto dell’intelligenza e della creatività dell’amministrazione comunale.
Migranti e giovani del posto, riuniti in cooperative, raccolgono i rifiuti.
I carretti trainati dagli asinelli portano una scritta: “siamo abituati a spingere, non a respingere”; sui raccoglitori di differenziata si legge: “noi raccogliamo non respingiamo”.
Sul lungomare, senza cemento e senza asfalto, con le tamerice vigorose, cartelli avvertono che la spiaggia è di tutti, così come i bagni, gli spogliatoi, il posteggio gratuito.
Poi le bandierine colorate segnano il percorso.
Una bandierina per ogni gruppo di ospiti che è arrivato a Riace.
Sono le bandiere dell’Eritrea senza pace, dell’Etiopia, della Nigeria, della Libia, dell’Afghanistan martoriato, dell’Iraq, della Somalia e di tanti altri paesi tormentati da guerre, da carestie, dalla siccità. Tutti convergono verso un mondo più giusto.
In Italia c’è un acceso dibattito sull’ accoglienza.
Io comprendo le perplessità di molti, capisco chi ha paura per gli effetti di un esodo che sembra senza fine. Non capisco però chi non comprende che un bambino che arriva su una barca non è né siriano, né eritreo, né libico. È un bambino!
Una donna incinta è solo una donna incinta che sta per portare una nuova vita nel nostro mondo.
Non commettiamo l’errore di generazioni passate che hanno assistito, senza muovere un dito, al dramma dell’Olocausto.
Molti tra i nostri padri non hanno mai saputo delle camere a gas, non hanno mai preso coscienza del dramma di Hiroshima. Noi lo sappiamo.
Sappiamo che solo nei primi mesi di questo anno, duemila essere umani sono affogati nel Mediterraneo.
Se non riconoscessimo alla persona umana un valore assoluto, la sua “sacralità” e “inviolabilità”, nessuno di noi sarebbe al sicuro.
Oggi le vittime sono siriani, iracheni, curdi.
Domani, potrebbe toccare agli italiani. Non è una profezia, è la storia.
In un secolo, due milioni di calabresi hanno lasciato la Calabria. Molti sono stati i clandestini che sono partiti sulle carrette del mare sfidando l’oceano.
Si raccoglie quel che si semina e dinanzi a questo mondo così minaccioso e disordinato “solo che..il suo timor non erra..”
Nessuno però può chiudere gli occhi e il cuore dinanzi a un dramma.
Riace, come tanti paesi dell’accoglienza, dimostra che i migranti possano rappresentare una risorsa.
Gli Stati Uniti di America, l’Australia sono grandi paesi ma a farli grandi sono stati gli immigrati, compresi i clandestini.
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