Quando le vicende politiche del momento ti portano alla mente due grandi romanzi e la letteratura diventa storia.
Di Carlo Maria Muscolo
Per mesi abbiamo letto di varie ipotesi fantasiosi sulle trame nazionali ed internazionali che avrebbero portato alla caduta del secondo governo Conte.
In questi giorni appaiono, al contrario, ipotesi di lettura molto più semplici e tutte interne allo stesso movimento.
O meglio, al Padre Padrone di quel movimento che, con la platealità che gli è propria, ha affossato e dato dell’incapace a colui al quale ha affidato per ben due volte il governo del Paese.
I padri padroni sono uomini che vivono nella solitudine, nella rabbia e nel nervoso. La loro ignoranza gli fa credere di comportarsi a favore della famiglia, quando in realtà pensano solo a loro stessi. Questo loro comportamento lascia segni indelebili su chi lo subisce.
La basi sentimentali dei padri padroni sono egoismo e solitudine. L’egocentrismo li porta a volere essere al centro dell’attenzione per forza. Il rispetto credono sia qualcosa che gli sia dovuto e non qualcosa che debbano conquistare.
Per i padri padroni il pensiero altrui (probabilmente di altri padri padroni) è fondamentale. Nessuno deve avere la possibilità di dire che nella loro famiglia qualcosa non va come ci si addice che debba andare.
Tutto ciò che è vanto viene ostentato all’inverosimile, tutto ciò che è vergogna nascosto fino all’impossibile. Se i figli sono bravi se ne fanno vanto come fossero bravi loro, ma se i figli commettono degli errori non se li accollano come fossero errori loro, li nascondono agli altri per la vergogna e a casa qualche ceffone fa capire che ciò non deve più avvenire.
La loro reputazione non deve essere messa in discussione da figli che non si comportano a dovere.
Non conoscono i propri figli a tal punto che tutto ciò che viene raccontato loro da altre persone a riguardo diventa verità. Non si prendono la briga di capire se ciò che hanno udito è vero o meno, ciò che importa è che non ci sia mai più l’occasione per altri di parlare male dei propri figli.
Tutto questo non per un interesse verso i propri figli, ma per un interesse verso loro stessi: la loro immagine proiettata ad altre persone non deve essere messa in discussione. Che nessuno possa dire male di loro per via dei propri figli, mai!
I padri padroni vivono fuori dal tempo fino a che il tempo non li butta fuori dal suo corso naturale delle cose. Quando i loro figli saranno divenuti adulti si accorgeranno che essi gli hanno insegnato più cose di quanto loro non abbiano mai fatto di rimando. Capiranno che i loro figli sono divenuti uomini e donne nonostante in casa ci fosse un bambino a tenere le fondamenta della famiglia. Si accorgeranno che tutto è andato bene solamente perché nelle retrovie le loro mogli, oltre essere tali, facevano anche da madre e da padre allo stesso tempo. Capiranno di essere degli uomini soli, perché soli hanno deciso di vivere la loro vita; piena di malcontento nei propri confronti da riversare sugli altri con rabbia e nervoso.
Forse non discerneranno mai la differenza tra il ruolo di capo famiglia e quello di dittatore. Non capiranno mai cosa significhi che un capo deve servire e non farsi servire. Penseranno di essere stati dei buoni uomini, dei buoni padri e dei buoni mariti solo perché hanno pensato agli aspetti economici della famiglia.
Ma questo anche un tutore o una vincita alla lotteria lo può fare, mentre le mancanze sentimentali lasciate in famiglia, quelle nessuno le potrà colmare. Rimarranno segni indelebili sui loro figli e sulle loro mogli.
Ed eccoci al nostro (Vis) Conte dimezzato che aveva deciso di arruolarsi nell’esercito pentastellato/asburgico in una guerra contro i Turchi/resto del mondo.
Durante il viaggio viene a conoscenza di tutte le atrocità della guerra e viene nominato tenente e per ben due volte assiso al ruolo di comandante supremo.
Ma, iniziato il vero combattimento, contro il Padre Padrone, a causa della sua inesperienza viene centrato in pieno da una palla di cannone e diviso simmetricamente in due parti. Viene però ritrovata solamente la parte destra, a cui si riesce a salvare la vita.
Ora vediamo se riuscirà a ricostituire anche la parte sinistra e liberarsi del controllo.
Quindi, non complotti nazionali, internazionali, dei poteri forti visibili e invisibili, dei giornali a servizio dei loro padroni e dei loro indicibili interessi, il vero “Conticidio” lo ha fatto Beppe Grillo.
Plateale, forte e chiaro: il suo blog come luogo del delitto, la postura sprezzante, irriverente, come il titolo “una bozza e via”, le parole come una fucilata, quel “non ha visione politica né capacità manageriale”, che non lascia spazio e interpretazioni e margini di mediazione.
Nelle parole di Grillo, colpisce proprio questo: praticamente spiega che è un incapace colui al quale è stato affidato, anzi, ha affidato il governo del paese per ben due volte. Perché se servono visione politica e capacità manageriale per guidare i Cinque Stelle, con tutto il rispetto a maggior ragione occorrono per guidare l’Italia e se uno non ce l’ha oggi, non ce l’aveva neanche prima.
E allora povera Italia. Se, come diceva il saggio, in ogni critica c’è un’autobiografia, questo licenziamento con o senza giusta causa di Conte, rappresenta la più grande autocritica involontaria degli ultimi tempi.
Ogni storia è storia a sé ma i precedenti ci sono, come è accaduto ad Alfano e Renzi, ma anche a Massimo D’Alema che quella frase l’aveva rivolta a Fabio Mussi quando non aderì al Pd e poi ne ebbe conferma quando cadde anch’egli nella tentazione della scissione. Tutta gente, comunque, abituata a mangiare pane e politica, con capacità reattiva e doti organizzative che l’avvocato del popolo ancora non ha dimostrato di avere, perché se vuoi fondare il nuovo partito, non puoi certo impiegare quattro mesi a fare uno statuto.
Alla nascita del Governo Draghi, ricordate quando Grillo urlava “Conte o morte”?
Grillo sparigliò, nacque il governo e non è morto nessuno.
Adesso la questione si ripropone, non sul governo, ma sul Movimento, di cui Grillo nei momenti cruciali ha sempre dimostrato di essere l’anima profonda.
Adesso è il momento dello choc, da domani partirà un altro film, il chi sta con chi, se Conte lancerà il cuore oltre l’ostacolo, in che tempi, che garanzie può offrire a chi lo segue, e sulla base di quale progetto politico, a partire dalla collocazione sul governo, perché finora si è parlato solo di statuti. E finalmente potrà misurarsi col consenso popolare.
Articolo pubblicato sulla Riviera di Domenica 4 Luglio 2021.