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giovedì 17 gennaio 2013

LA LETTERA INTEGRALE DEL VESCOVO MOROSINI SULLA CRISI ECONOMICA


LA PROVVIDENZA DI DIO

In questo momento particolare di crisi economica con fatica riusciamo ad accogliere come vero il discorso del Signore sull’abbandono alla Provvidenza (Mt 6, 25-34): Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete… Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno dare in aggiunta.


L’attuale crisi economica ha fatto venir meno il lavoro ed alcuni non hanno neanche il necessario per vivere. La speranza sembra cedere il passo alla disperazione; le parole del Signore potrebbero suonarci come inganno e come beffa.
Per non cadere in questo errore, come per ogni altro tema del Vangelo e per ogni promessa di Gesù, dobbiamo saper collocare le sue parole in un discorso più ampio, che si allarga sino a farci cogliere la istanze più profonde dell’uomo e armonizzare con esse le promesse del Signore. A suo fondamento dobbiamo porre la particolare salvezza che Gesù ci ha portato, che non ci esime dai problemi della vita, ma ci invita ad impegnarci a risolverli, trovando nel Figlio di Dio, fattosi solidale con l’uomo, la forza, il sostegno e il conforto per andare.


La presente crisi economica, ancor prima di essere un segnale di impoverimento di risorse materiali, è la resa dei conti su di una impostazione di vita, il consumismo, che pretendeva di poter appagare le aspirazioni più profonde dell’uomo con la promessa di beni materiali di consumo, e intanto andava distruggendo ogni valore spirituale. Oggi la carenza di beni materiali ha messo in crisi quella sicurezza e ci sta ponendo il problema se l’uomo può riporre nelle ricchezze il senso ultimo della vita.
Siamo andati avanti con l’illusione che, attraverso l’abbondanza dei beni terreni, avremmo creato le premesse del benessere e quindi della nostra felicità. E’ stato un inganno, che si coglieva già dinanzi ai mali più drammatici per l’uomo (morte, malattia, solitudine), che nessun bene materiale poteva estinguere; ora tale inganno si coglie anche in questa terribile crisi economica. Dobbiamo cambiare indirizzo e condotta di vita. Ce lo dicono tutti, oggi, fondando tale richiesta, fuori da ogni prospettiva religiosa, su quegli stessi fattori economici con i quali una volta ci spingevano verso il consumismo: lo sviluppo materiale non può essere fine a stesso e deve essere ordinato entro regole ben precise, pena il fallimento generale, come è quello attuale che stiamo vivendo.
Allora una prima scoperta dell’insegnamento di Gesù ci fa orientare da una parte verso la riconquista di un senso più profondo dell’esistenza, che si apre all’eternità, come al vero approdo del significato della vita dell’uomo, e dall’altra alla ricerca e comunione con Dio, come cammino sicuro verso un benessere che ha le sue radici nel tempo, ma che trova compimento nell’eternità: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. E’ escluso, quindi, l’affanno che ci aveva instillato il consumismo con le sue paure di non poter possedere quanto si riteneva utile e perciò lo si desiderava e lo si cercava a tutti i costi. Anzi la grande trappola tesa all’uomo è stata quella di creare dei bisogni, che tali non erano, per spingere a soddisfare questi falsi bisogni acquistando beni, che necessari non erano, ma la cui produzione tornava utile ai mercati e a coloro che erano i grandi manovratori e profittatori di questa impostazione di vita.
Un secondo passo nella comprensione del pensiero di Gesù, espresso nel discorso sulla Provvidenza, è quello di capire il significato di giustizia, che, come egli afferma, deve essere l’oggetto del nostro desiderio e della nostra ricerca. Nella Bibbia sono numerosi i significati della termine giustizia; essi vanno da uno più stretto, che si riferisce a quanto è dovuto ad una persona, a uno più ampio, per cui con giustizia ci si riferisce alla santità stessa di Dio.
Nel passo sopra citato Gesù fa riferimento a quella giustizia, che è la consapevolezza di ciò di cui l’uomo ha veramente bisogno: Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno, riferendosi alle necessità fondamentali dell’uomo, indicati in quelli del mangiare, bere e vestirsi. Ma è chiaro che i bisogni fondamentali dell’uomo si allargano sempre più, a mano a mano che si affrontano i diversi aspetti del problema della persona umana, tra cui la comprensione della sua dignità e della sua vocazione.
Bisogna allora cercare tale giustizia nel contesto di questa crisi rivelatasi come conseguenza di uno strapotere di pochi, che non hanno tenuto conto del rispetto dell’uomo e della sua dignità. Lo strapotere della banche fa tutt’uno con l’inganno del consumismo. Giustizia vuole che tutto venga riportato alla centralità dell’uomo e al rispetto della sua dignità.
Il terzo passo da fare nella comprensione del pensiero del Signore è quello della solidarietà. Gesù dice esplicitamente che lui fa le cose del Padre e chi crede in lui compie le opere che lui compie (Gv 14,12). Ciò può accadere per quella meravigliosa unità che si crea tra il Padre, Gesù e i suoi seguaci: In quel giorno saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi (Gv 14, 20).
Allora, come si arriva alla solidarietà tra gli uomini dalla fede nella Provvidenza? Prima di moltiplicare i pani Gesù dice agli apostoli: Date loro voi stessi da mangiare (Mt 14, 16). Pur sapendo di dover fare un miracolo (Gv 6, 6), Gesù mette alla prova i suoi discepoli, esortandoli ad essere strumento della Provvidenza di Dio. Ecco perché tra i primi cristiani si arrivò a vendere i beni e a mettere tutto in comune (At 2, 44-45). Ecco come nasce la condivisione e la solidarietà. La testimonianza della comunità diventa così il veicolo attraverso il quale passa la convinzione dell’esistenza della Provvidenza di Dio (Gv 4, 12). Le persone possono essere certi che la Provvidenza di Dio c’è, se la comunità dei credenti ne testimonia la presenza con i suoi comportamenti.
L’attuale crisi economica deve trovare nei cristiani la capacità di saper condividere ed essere solidali, avendo come sfondo la garanzia della parola del Vangelo, che nella solidarietà vede un’occasione per incontrare Dio, anzi diventa l’oggetto del giudizio finale (Mt 25, 31-46). In questo modo sarà ancora possibile l’abbandono nelle braccia della Provvidenza di Dio anche nei momenti di difficile crisi economica. Giovanni Paolo II ha affermato che la pagina evangelica sul giudizio finale non è un semplice invito alla carità, ma è una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo.

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