E’ da più di un mese che il quotidiano CalabriaOra pubblica, quasi ogni giorno, articoli a difesa del motto “Il Roccella Jazz non deve morire”, logo creato sul sito del Festival Jazz e firmato da politici, professori universitari, esperti, musicisti, addetti ai lavori, ecc.
In tutta questa altalena di articoli la musica è sempre la stessa: “occorre salvare il Roccella Jazz perché rappresenta una delle manifestazioni italiane più conosciute nel mondo”.
Ma il 30 settembre scorso qualcosa però è sfuggito all’attenzione di Sansonetti & C., perché accanto alla testimonianza illustre di turno, qualche giornalista “furbetto”, qualche pagina più avanti, ha dato un colpo basso al jazz roccellese.
Vediamo innanzitutto cosa ha scritto il prof. Walter Pedullà, prof. emerito della Sapienza di Roma, a partire dal taglio basso di prima pagina e poi all’interno di CalabriaOra il quel numero del 30 settembre:
“
In 31 anni il suo lento ed irreversibile sviluppo pone Roccella jazz fra le manifestazioni musicali delle quali non si può non sapere tra chi vive di cultura. Non lo sanno solo i musicisti, la sua fama è arrivata pure a coloro che non fanno pazzie per il jazz. Forse non c’è un paese italiano . forse addirittura città – dove esso sia altrettanto popolare. E forse non c’è paese calabrese che attiri tanta gente da ogni parte d’Italia e del mondo per seguire l’annuale festival di Roccella Jonica. Perciò mi sorprende sentirmi dire che ogni anno potrebbe essere l’ultimo, anche se ogni anno Roccella Jazz compete in qualità e ricchezza di programmi per il primo posto con i più rinomati festival dedicati a questo genere di musica”.
Questo il prof. W. Pedullà, ma testimonianze indirizzate a decantare l’importanza “mondiale” del Roccella Jazz vengono anche dalla penna di Mario Diano (albergatore), Franco Fayens (giornalista), Nicola Piovani (direttore d’orchestra e premio Oscar), Fabrizio Bosso (musicista), solo per citarne alcuni.
Ma sorpresa delle sorprese, sfogliando il giornale dell'ultimo di settembre, qualche pagina più avanti, si parla e si fa il resoconto del “Peperoncino Jazz Festival” che ha coinvolto diversi paesi della provincia di Cosenza per ben tre mesi (8 luglio 8 settembre). Nel cuore del pezzo giornalistico viene svelato e messo in risalto un particolare davvero sorprendente e inaspettato
:”Il peperoncino Jazz Festival” è annoverato fra i festival jazz più caratteristici e rinomati d’Italia come dimostra il quinto posto conquistato nei Jazzit Award 2010, ossia la classifica dei festival italiani stilata dalla prestigiosa rivista Jazzit dove il “Peperoncino Jazz Festival” si piazza due posti sopra il festival di Roccella Jonica”
Davvero una gaffe per CalabriaOra che da una parte sponsorizza l’associazione del sen. Zito e degli amici romani e dall’altra l’affonda smorzando l’importanza del suo festival, facendo calare un filo di delusione nei confronti di chi credeva o si stava convincendo che il Roccella Jazz fosse almeno il secondo in Italia del settore dopo Umbria Jazz.
Essere classificati al settimo posto, addirittura due posti sotto del Jazz del peperoncino (festival - come si legge nello stesso articolo –che ha accolto oltre 30 mila persone), credo non sia una notizia confortante, anzi da sola potrebbe far crollare il mito che si sta cercando di innalzare nel tentativo di trovare finanziatori per il suo proseguo…
Ciò nonostante, cosi come fan tutti, e considerata la tendenza che si è creata, anche chi vi scrive innalza la bandiera…”Il festival Jazz non deve morire”; ma aggiungo solo una cosa… Se il sen. Zito avrebbe utilizzato le sue risorse e il suo carisma per il nostro territorio cosi come lo ha fatto per il suo Jazz, credo che ci saremmo trovati oggi in una terra molto diversa… in meglio! Rimanere incollati alle due funzioni purtroppo sta segnando in peggio le sorti della nostra terra causando fior di quattrini liquidati ed anticipati da lui amministratore del Comune di Roccella a lui stesso presidente dell’ACJ ma ancor peggio ha radiato ogni altro tipo di manifestazione che si stava proponendo e ancor peggio nel peggio sta causando il blocco della gestione del porto da ben dieci anni, solo con lo scopo di favorire una società che ha al suo interno aziende che sponsorizzano il festival jazz!!!
Chissà mai se con i fondi PISL si riuscirà a racimolare qualcosa per il jazz…?!? Ce la fa, c’a fà!