In questo post mi permetto di pubblicare il mio intervento effettuato ieri sera nel corso dell'iniziativa pubblica promossa dal gruppo "Roccella Bene Comune" presso Largo Colonne davanti ad un pubblico molto numeroso e, al termine, anche molto soddisfatto delle argomentazioni trattate con grande chiarezza ed obiettività.
Ringraziamo tutti i partecipanti e tutti gli addetti stampa. Di seguito ecco il link dell'esauriente articolo di Ilario Balì pubblicato qualche ora fa sul quotidiano online "Lente Locale" http://www.lentelocale.it/politica/11650-caso-porto-roccella-bene-comune-contro-l-amministrazione-e-un-fallimento-cittadini-presi-in-giro
Prima di iniziare permettetemi un saluto e un
ringraziamento al gruppo di lavoro che ha preparato questa iniziativa, agli
addetti stampa, ai tanti amici che si sono avvicinati in questo anno al gruppo
“Roccella bene comune”, e il che ci incoraggia e ci fa capire che, finalmente,
è in atto una inversione di tendenza, e che ci sono tante persone che non
vogliono essere più spettatori ma hanno voglia di partecipare e conoscere la verità
dei fatti.
Le iniziative che “roccella bene comune” ha promosso in
quest’anno vanno proprio in questa direzione, ossia dare le giuste informazioni
ai cittadini, non le informazioni che agli altri gli rende conto dare,
che non corrispondono a realtà.
Nessuno, o pochi, sapevano fino al nostro convegno
dell’anno scorso che l’associazione per la fondazione “Rumori mediterranei” che
organizza il jazz è composta da sindaco, vicesindaco ed ex assessori e che
fiumi di denaro vengono prelevate dalle casse comunali per essere dirottate
nelle casse di questa associazione e poi si viene a sapere che questi non
pagano ne l’Erario, ne gli artisti ne tutte le maestranze che lavorano per il
jazz.
Nessuno sapeva fino alla nostra iniziativa di fine marzo
che le tasse che a Roccella i cittadini sono chiamati a pagare sono
elevate alle massime aliquote come se vivessimo in un Comune dissestato o
commissariato e che siamo entrati in un pericolosissimo circolo vizioso dove
cittadini e attività commerciali non riescono più neanche a pagare la bolletta
dell’acqua.
Faccio davvero appello ai cittadini di iniziare a
diventare protagonisti del futuro del nostro paese e del proprio
futuro, perchè non regge più la teoria che c'è qualcuno pensa per noi e
ci sistemerà i nostri figli; occorre prendere consapevolezza che i
politicanti di mestiere ci raggirano con lo scopo del voto, nascondendo le cose
che veramente contano con qualche manifestazione di facciata e apparenza.
Con l’iniziativa pubblica di oggi la nostra attenzione è
rivolta al “Porto delle Grazie”, ossia quella struttura che avrebbe dovuto
rappresentare un volano di sviluppo per tutto il comprensorio ed invece, a 18
anni dalla consegna dei lavori, si sta manifestando come il più grande
fallimento di tutti i tempi.
Abbiamo preparato questa iniziativa in maniera puntuale,
concisa, con tutte le informazioni certe e veritiere di tutto il percorso delle
vicissitudini del Porto, dal momento della sua realizzazione fino al prossimo
colpo di scena che avverrà il 13 luglio.
Quindi vi prego di seguire attentamente tutti i passaggi
documentati della vicenda e le nostre proposte e poi sarete voi cittadini
a giudicare se continuare ad essere illusi o iniziare a guardare in
faccia la realtà.
Dopo questa
doverosa premessa, andiamo a noi e iniziamo con qualche accenno di
carattere generale, per poi entrare nel vivo del nostro argomento.
Lo sviluppo delle coste italiane si aggira intorno
ai 7.500 chilometri, e su questa ipotetica striscia di
costa si aprono più di 200 porti che consentono l’attracco, per la
diportistica nautica, di circa 150.000 posti barca.
La nautica da diporto contribuisce in maniera
positiva a sviluppare e comunicare valori sportivi, culturali, ambientali e
sociali, ma la cosa più importante è rappresentata dalle ricadute economiche
che produce.
In
Europa, l’industria nautica, è costituita da 37.000 imprese che impiegano
direttamente 234.000 persone, generando un fatturato di 20 miliardi di euro
all’anno.
In Italia, dopo un periodo di crisi a causa di alcuni
provvedimenti del governo Monti abbattutosi sulla nautica, nel 2014 si
sono visti i primi segnali di ripresa e il settore ha registrato un più 5,5%.
Questo ha determinato il recupero di circa 11.000 imbarcazioni che negli anni
precedenti si erano spostati in Francia e in Croazia, ed il gettito fiscale per
l’erario ha registrato un più 393 milioni di euro.
Questo trend positivo ha convinto i governanti ad
investire nella diportistica nautica con la volontà di creare circa 40.000
nuovi posti barca. Un settore, quindi, che sta tornando a crescere con
massicci investimenti e nell’ottica della competitività in relazione alla
qualità dei servizi offerti e ai costi dei posti barca.
Tutto ciò avviene negli altri porti italiani…. A
Roccella, invece, succede l’esatto opposto.
Da un anno a questa parte, da quando il compendio portuale
è stato affidato alla società “Porto delle Grazie srl” , i diportisti
fuggono abbandonando i posti barca.
Delle 400 imbarcazioni presenti nel porto di
Roccella fino a marzo del 2014, oggi ne sono rimaste circa 160.
Prima non si trovava un posto barca neanche a pagarlo a
peso d’oro. Una lista di attesa lunga centinaia di richieste e un’economia
legata al settore che stava decollando. Tutto ciò oggi è svanito nel nulla.
Una storia incredibile e un fallimento politico che adesso
andiamo a conoscere.
Facciamo un passo indietro, un piccolo
accenno storico, dobbiamo dire come il porto nella zona di Roccella
è stato, da sempre, un’aspirazione sin dal lontano 1907.Questo, in
considerazione della configurazione del Mar Jonio, che come sappiamo tutti
è profondo e pericoloso, e non ha nessun approdo
capace di accogliere le imbarcazioni colpite dalla tempesta nel
lungo tratto costiero, di ben 223 chilometri, tra Reggio Calabria e
Crotone.
Il progetto per il Porto turistico peschereccio di
Roccella Jonica, tanto desiderato, trovava i finanziamenti nel 1985
e nel 1987 partirono i lavori. Verranno spesi complessivamente 33
miliardi delle vecchie lire (intorno ai 17 milioni degli attuali euro) e, dopo
7 anni, il 24 marzo 1994 il Porto è ultimato e pronto per essere consegnato.
Finalmente i pescatori possono avere un agevole approdo ed anche le
imbarcazioni turistiche da diporto, di passaggio nel mediterraneo, potranno
sostare ed avere come nuovo punto di riferimento, il Porto di Roccella Jonica,
per complessivi 450 posti barca.
Per onore di cronaca e per onestà intellettuale, dobbiamo
dire come la prima idea del Porto ossia la scintilla che ha determinato l’avvio
delle pratiche, la si deve ad un profondo conoscitore delle questioni legate
alla diportistica nazionale e di gestione dei porti, ossia al compianto Franco
Guglielmelli. E questo noi lo diciamo e lo sottolineiamo, e a tutto il lavoro
professionale e passionale fatto da Franco Guglielmelli sul Porto di Roccella
seppur pochi lo sanno noi invece ne diamo atto e merito.
Tornando ai giorni nostri, per prima cosa dobbiamo
evidenziare l’incapacità dei nostri amministratori di immaginare un concreto
percorso di sviluppo; Se oggi ci troviamo, dopo sedici anni, a parlare ancora
dello sviluppo del porto di Roccella, lo dobbiamo ai sindaci che hanno
governato e governano il nostro paese.
A cominciare da Sisinio Zito che, eletto per la prima
volta nel 1999, ha pensato bene di bloccare l’assegnazione del porto
alla società GePort di Vibo Valentia con la scusa, poi rivelatasi
una bufala, che il nostro porto doveva essere gestito per detta sua: “ dagli
Agnelli in su”. Cominciava, nel 1999, il più grande raggiro che
il nostro paese avesse mai subito.
Con la scusa di dare al porto una gestione qualificata e
qualificante si sono incrociati passaggi che sanno
dell'incredibile.
A cominciare dalla costituzione della Società “Porto
delle Grazie” il cui amministratore era quel Renato Marconi che è stato liquidato,
nel 2013, da Invitalia, con una buona uscita da 16
milioni di euro.
Il Marconi lamentava la scarsa professionalità nella
gestione dei porti da parte di Italia Navigando, società di
scopo che fa capo ad Invitalia, che sappiamo tutti è l’Agenzia Italiana per
l’attrazione degli Investimenti.
Tutta la vicenda del risarcimento milionario di Marconi
girava intorno alle ben note difficoltà in cui, da tempo,
si trovava Italia Navigando, lambita dalla vicenda
relativa all’arresto di Francesco Caltagirone nell’ambito dell’inchiesta
relativa al Porto Turistico di Fiumicino che rientra, come il nostro
porto, nella galassia delle strutture portuali partecipate da Italia
Navigando.
Ecco in virtù di questi ben noti problemi, compreso lo
scetticismo di Renato Marconi sul futuro e sulle prospettive negative
della sua stessa società, indovinate un po’ quale socio di
maggioranza e quale amministratore sono stati scelti per il nostro porto?
Come ci aveva promesso , naturalmente “la famiglia
Agnelli? la Fiat ? Marchionne?
Nient'affatto... Sono stati scelti proprio Italia
Navigando, come socio maggioritario e Renato Marconi come primo
amministratore!!!
E andiamo avanti…
La società “Porto delle Grazie srl”, inizialmente
costituita da Italia Navigando e dal Comune di Roccella Jonica, nel 2006 si è
arricchita di due nuovi soci: i Fratelli Circosta e Diano Viaggi.
Voi penserete che i nuovi soci siano entrati nella società
attraverso un bando pubblico. Trattandosi di società pubblica, potreste
immaginare che l’unico percorso corretto e trasparente possa essere
stato quello dell’evidenza pubblica.
Invece non è andata cosi.
I due nuovi soci, l Fratelli Circosta e Diano Viaggi, sono
entrati nella società per chiamata diretta. Chissà perchè proprio loro e chissà
da chi sono stati scelti... e chissà per premiarli di che
cosa....
Senza nessuna esperienza sulla gestione dei porti, senza
nessun bando pubblico, senza nessuna trasparenza.
Il gustoso piatto relativo alla società di gestione del
nostro porto è stato servito. Non gli Agnelli, non soci qualificati, nessuna
prospettiva.
Ma Italia Navigando con il 51% e tutte le sue difficoltà,
il Comune di Roccella Jonica con il 20%, i Fratelli Circosta con il 24% e Diano
Viaggi, poverino, con solo il 5%.
Dal 2006 in poi comincia il secondo tempo di
quella che, purtroppo, si rivelerà come una tragedia dai foschi ed inquietanti
scenari.
Parte la gara per l’assegnazione del porto che, tra ricorsi,
TAR. 1, Consiglio di Stato 1, TAR 2, Consiglio di Stato 2, durerà
ben 7 anni, fino all’aprile del 2012 allorquando il Consiglio di Stato
sentenzia come il compendio portuale debba essere assegnato alla società “Porto
delle Grazie srl”.
Come ben vedete stiamo facendo, con linearità e
chiarezza, la cronistoria delle vicende che si sono succedute negli anni.
Quindi dicevamo nel 2012 il Porto viene assegnato
alla Porto delle Grazie… Le elezioni comunali sono ancora
lontane. Invece di cominciare immediatamente le operazioni di gestione
e recuperare tutto il tempo perduto, i nostri amministratori aspettano
ancora due anni, durante i quali sul porto “cadranno” ben 5 milioni di
Euro di nuovi lavori alcuni dei quali, come vedremo più avanti, li avrebbe
dovuti effettuare la società di gestione e, quindi, la Porto delle Grazie srl.
Alcuni di quei lavori sono stati invece finanziati da
soldi pubblici.
Bisogna ancora dire che, dal 1999 al 2014 il Comune di
Roccella Jonica, per mantenere in piedi il percorso che si era preposto e cioè
gestire il porto con i propri soci, tra cause, avvocati, perizie, luce, acqua,
manutenzione e quanto altro, ha speso centinaia e centinaia di migliaia di
euro.
Tutto passava dalle casse comunali. Tutto era pagato con
il nostro bilancio. Tutto ricadeva sulle spalle dei cittadini.
Arriva il 2014. Le elezioni sono alle porte. Parte il
terzo atto della tragedia. Tra feste pompose, discorsi di autorità e le solite
promesse elettorali assistiamo alla farsa dell’assegnazione del compendio
portuale alla società di gestione, Porto delle Grazie srl appunto, da parte del
Comune di Roccella Jonica. Siamo a maggio del 2014, quindi un anno fa.
Adesso dovrebbe iniziare lo sviluppo per Roccella...
La società di gestione comincia il suo percorso
imprenditoriale.
Ad Aprile del 2014, nel porto erano stabilmente presenti
400 imbarcazioni di diportisti locali, oltre a 50 posti per i diportisti di
passaggio, sempre pieni e non si trovava un posto barca, come dicevamo e lo
ripetiamo, neanche a pagarlo a peso d’oro.
Prima della gestione portuale si cominciava ad intravedere
l’inizio di un percorso virtuoso, ed invece la prima cosa che ha fatto la
società di gestione appena messo il piede nel porto è stata quella di
quadruplicare le tariffe dei posti barca. Nonostante gli accesi incontri avuti
con i diportisti e gli amministratori, nonostante le false promesse, la società
non si è mai mossa di un passo dai propri propositi.
Chi voleva un posto barca lo doveva pagare caro ed amaro,
tutto e subito.
L’attuale sindaco, Giuseppe Certomà, in una trasmissione
televisiva, per giustificare le alte tariffe si è spinto ad affermare che il
porto non è per i mendicanti.
Come se avere una piccola imbarcazione dovesse
necessariamente presupporre un alto tenore di vita.
Chi non è riuscito a pagare milleeseicento euro, invece
dei 400 dell’anno precedente, e si è portato via la barca, per il sindaco
è un mendicante. Pensate un po' che bella reputazione ha il sindaco dei suoi
cittadini. Si deve vergognare di tale affermazione!!!
La conseguenza di quella scelta scellerata, l’aver
aumentato a dismisura le tariffe, ha prodotto il risultato di un progressivo
svuotamento del porto.
La fuga dei diportisti è continua e costante. Non si
intravede una inversione di tendenza. Il panorama del porto, oggi, appare quasi
desolante, diciamo quasi desolante perché, oltre allo straordinario lavoro
della Capitaneria di Porto, c'è il bar ristorante che con la sua eccelsa
attività lo anima e attraverso una spiccata capacita imprenditoriale Mesiti ha
fatto della pizza al metro roccellese l'elemento più conosciuto per i
diportisti di passaggio, superiore a tutti gli altri servizi messi insieme, ed
elemento identificativo della nostra cittadina più ancora del nome stesso
porto. Ma, guardacaso, visto che la ristorazione è l’unica attività che al
porto funziona, per qualcuno è allettante e vorrebbe accaparrarsela. Ciò a
discapito di chi si è inventato dal nulla una grande risorsa, sopperendo,
nei lunghi anni di mancata gestione, tutti i servizi del porto, ma
proprio tutti, pensate che più volte, proprio assurdo ma vero, è stato il
titolare del ristorante a sostituire le lampade sulle darsene e, addirittura, i
fari rossi e verde all'imboccatura del porto, perchè il Comune non aveva i
soldi per comprare le lampadine. Questa è la realtà, milioni di finanziamenti
pubblici e poi neanche a sostituire le lampadine fulminate. Cose dell'altro
mondo!!!
Che ci denuncino pure se diciamo solo una virgola di
falso!!!
Ma torniamo all gestione: La società ha imposto, ai pochi
diportisti rimasti, contratti capestro. Si promettevano servizi e privilegi. Si
sono realizzati disservizi ed ostacoli. Non esiste la guardiania o la
sorveglianza, con la conseguenza che i furti nelle imbarcazione e delle
imbarcazioni sono aumentati. Doveva partire la distribuzione dei carburanti e
del rimessaggio. Ad un anno è ancora tutto fermo. I possessori delle
imbarcazioni avrebbero dovuto avere un badge per l’ingresso esclusivo. Oggi nel
porto entra chiunque.
Il contratto di affidamento della gestione del porto
imponeva alla società, entro 90 giorni, di redigere un piano degli
investimenti, e la spesa di tre milioni di euro per migliorie entro i primi tre
anni. Ad oggi, passato un anno non 3 mesi, nulla si sa del piano degli
investimenti e dei tre milioni di euro non si è speso neanche un centesimo.
Ma al peggio non v’è mai fine.
Tutti sapevano delle enormi difficoltà in cui versava il
socio di maggioranza, Italia Navigando. Tutti erano a conoscenza della
precarietà della sua sopravvivenza. Già da tempo si parlava della
messa in liquidazione, da parte di Invitalia, della società Italia Navigando.
Il grande progetto della creazione di una rete di 50 porti turistici in tutta
Italia era ormai fallito. In una parola: tutti sapevano della fine di Italia
Navigando.
Ma a Roccella, con le elezioni vicine, dopo tante e tante
promesse non si poteva far vedere che tutto era perduto. Non si poteva
riconoscere il fallimento di una idea. Bisognava continuare ad illudere i
cittadini. Ed allora, con disprezzo e disinvoltura, a maggio del 2014 si è
passati alla consegna del porto.
La conseguenza di ciò è sotto gli occhi di tutti.
A novembre del 2014, dopo poco più di sei mesi dalla
consegna, Invitalia faceva conoscere le proprie intenzioni di vendere le quote
di partecipazione delle società di gestione dei porti. Compreso il 51% della
Porto delle Grazie.
Italia Navigando abbandona il campo. Non un euro è
stato speso dei tre milioni previsti. Ma la cosa più preoccupante è costituita
dall’incertezza di chi acquisterà la quota del 51 %.
Il Comune, proseguendo nella sua ostinata lotta ai mulini
a vento, ha più volte sventolato la propria soluzione del problema. Secondo
l’attuale vice-sindaco il 51% di Italia Navigando dovrà andare al
Comune. Hanno sempre comunicato che esisterebbe una norma secondo la
quale la maggioranza della società che gestisce il porto debba essere a
carattere pubblico. Si sono perfino spinti a dichiarare che compreranno le
quote del 51% al valore simbolico di 1 Euro.
La solita, ennesima bugia. Le cose non sono cosi e,
segnatevelo, le cose non andranno cosi!!!
Per fortuna la verità viene sempre fuori e non è quella
che hanno prospettato il nostro vice-sindaco e gli attuali amministratori.
Invitalia ha messo in rete la volontà di cedere il proprio
51% al maggior offerente, mediante una gara aperta ai partecipanti, senza
alcuna limitazione. Senza preclusioni di tipo pubblico o privato. In una
parola: chi offrirà di più si aggiudicherà il 51% della società. Giusto o
sbagliato che sia, questa è la verità.
Il nuovo proprietario del 51% della società e, quindi, il
nome del socio di maggioranza, lo conosceremo dopo la presentazione delle
offerte e, quindi, dopo il 13 luglio prossimo.
Siamo convinti che in una gara che presuppone una offerta
significativa, il Comune non possa risultare vincente. Non abbiamo i soldi per
comprare la quota di maggioranza. Ciò porrà definitivamente fine alla menzogna
che ci hanno propinato da sedici anni a questa parte. Ma diciamo di più. Il
Comune dovrà addirittura uscire dalla società e cedere le proprie quota con
evidenza pubblica.
Ciò che loro sanno e che non dicono è che la
legge, comma 611 e 612 della Legge di stabilità 2015, impone ai comuni di
uscire da siffatte società, prescrivendo, perentoriamente entro marzo, la
redazione di un piano di dismissione delle quote.
Come al solito il nostro Comune è, per tal verso, inadempiente.
Non solo non vale la norma pubblicistica, ma addirittura
il comune non può fare parte della società.
Cari concittadini, credo che abbiate ampiamente capito
come siamo stati buggerati e come, tutte le promessa fatte, sono state solo
fumo negli occhi.
"Roccella bene comune" vi ha voluto portare a
conoscenza della verità dei fatti, delle fallimentari scelte politiche
che, a distanza di 16 anni dalla consegna del Porto, non hanno consentito di
farlo decollare; Chi ha la dote dell'obiettività credo che abbia la capacità di
capire la differenza che passa tra tutte queste informazioni che sono
storia e, invece, quell'arrampicarsi sugli specchi e le becere offese lanciate
qualche giorno fa in televisione da parte di chi da 16 anni promette posti di
lavoro al Porto raggirando e ingannando padri di famiglia che si sono illusi
per una chiamata che non arriverà mai.
Ma "Roccella bene comune", com'è nel suo stile, non si ferma qui; ha la capacità e le competenze di offrire le sue proposte indirizzate secondo la visione di uno sviluppo che passi per il bene dell'intera collettività e non solo per il tornaconto di una persona, di una famiglia e dei suoi amici e compari.
E saranno le nostre consigliere Chiara Melcore e Vanessa
Riitano a focalizzare qui pubblicamente quelle che, secondo noi e
con molta umiltà, dovrebbero essere le vere basi per lo sviluppo e il futuro
del nostro Porto, e, se Dio vorrà, speriamo che a Roccella finalmente
cominci a cambiare qualcosa e si possa iniziare a lavorare CONCRETAMENTE per lo
sviluppo della comunità, non solo ad annunciarlo e a prometterlo invano
da vent’anni.
Grazie.
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