Un viaggio in Polonia, chissà da quanto tempo programmato, là dove si è consumata la più vergognosa follia e barbaria umana, ha segnato profondamente il nostro concittadino Domenico Scali, tornato a Roccella con l’incredulità di chi ha sempre studiato e immaginato la follia nazista ma viverla di presenza ha tutto un altro effetto.
In attesa di andare a visitare la sua mostra fotografica dal 27 al 30 Gennaio p.v. al Convento dei Minimi, Domenico ha diffuso sul web le sue impressioni, nonostante la difficoltà di esprimersi davanti a quella assurda fabbrica dello sterminio…
Auschwitz non si può raccontare.
Auschwitz si può testimoniare solo con le sensazioni che ti lascia . 70 anni di storia non sono riusciti a cancellare l’odore pungente dei forni, le migliaia di foto di persone che ti guardano e che ti chiedono di non dimenticare, cataste di scarpe, occhiali, valigie…
Tutto ciò è la testimonianza che li in quella fredda città si è consumata una delle più grandi tragedie dell’umanità: l’assassinio sistematico e scientificamente programmato e realizzato di milioni di esseri umani inermi, colpevoli solo di essere nati.
La violenza ha strappato non solo la vita, ma la dignità, il pudore, il nome, l’identità stessa della persona. Si è fatta sistema che confonde vittime e carnefici facendo, in modo diverso, ma per qualche aspetto anche simile, scomparire la bellezza dell’uomo e affiorare l’artiglio della bestia.
Ad Auschwitz muore l’arte, muore l’amore, muore la fantasia, vittime della routine diabolica dell’orrore, inconcepibile per una mente umana, ma ugualmente realizzato con una lucidità agghiacciante.
I viali ordinati, con gli edifici squadrati e perfettamente allineati, portano le orme indelebili degli zoccoli di uomini non più uomini, schiacciati e violentati da altri uomini non più uomini.
L’Uomo ad Auschwitz è morto.
Ecco perché Auschwitz non può essere un racconto, ma solo una testimonianza.
Il silenzio ti accompagna per tutto il viaggio, e in quello stesso sembra di udire le voci di chi qui ha perso la libertà, la dignità e la vita…..
“Perché?” questo sembravano domandarmi le migliaia di foto di deportati all’interno del blocco 6….
Domanda a cui non si riesce a dare risposta.
Quel perché mi ha accompagnato per tutto il periodo che sono stato li….Tante volte avevo visto in foto, documentari, libri, il famoso cancello con la scritta “ARBEIT MACHT FREI “ ma trovarmelo davanti mi ha fatto un effetto terribile, ti toglie ogni parola…
Auschwitz...ti cambia la vita, lo ha fatto per quasi due milioni di persone...vittime e carnefici….e lo fa anche per chi dopo tanti anni ripercorre quel luogo.
Mai dimenticherò quel giorno … Mai dimenticherò quei visi fotografati … Mai dimenticherò quel silenzio … Mai dimenticherò ….
Alcuni scatti della Mostra di Domenico Scali dal prossimo 27 gennaio al Convento dei Minimi in occasione della "Giornata della Memoria"
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