Ho piacere di pubblicare la relazione del prof. Antonio Simone esposta in occasione del 25 Aprile nella manifestazione tenuta nella Villetta dei Caduti dalla Sezione ANPI di Roccella Jonica. Il discorso del prof. Simone ha destato molto interesse per il suo valore storico e per aver fatto emergere e onorato i patrioti roccellesi che hanno dato la loro vita per la difesa della nostra Patria.
Una relazione con dei passaggi toccanti.
Buongiorno e un caro saluto a tutti i presenti. Anzitutto, mi corre l’obbligo di ringraziare l’amica Lucia Spagnolo e tutto il gruppo dell’ANPI, sezione di Roccella Ionica, per avermi voluto onorare della mia presenza in questo lodevole incontro per la ricorrenza del 25 Aprile, giorno che ricorda la Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista.
Io, che per motivi di lavoro ho girovagato specialmente nel nord Italia, ho potuto osservare, disseminate un po’ ovunque, le innumerevoli lapidi dei Caduti per la Libertà. Testimonianze che ricordano il sacrificio con la vita di uomini, donne, ragazzi, che hanno scritto pagine eroiche per l’agognata libertà dell’Italia dall’oppressore tedesco e dai fautori fascisti. Libertà che fu pagata a caro prezzo. Donne, e i tanti giovani, hanno subito ogni brutale violenza fisica, torture indicibili, per far confessare i nomi dei compagni partigiani che lottavano nelle città, sulle montagne e nella pianura padana.
Anche Roccella ha pagato il suo tributo di vite umane: tre giovani partigiani, nativi del nostro paese, che per motivi di lavoro si trovavano altrove, sono finiti davanti il plotone d’esecuzione tedesco a causa della loro lotta partigiana. Consultando il volume: Calabresi decorati per attività partigiana svolta in Liguria e Piemonte, oltre ai tre fucilati, si annoverano altri quattro giovani roccellesi, di questi ultimi cito solo uno, Rocco Cartolano che era Comandate della 102 Brigata. So per certo che altri nostri ragazzi roccellesi hanno dato il loro contribuito in questa lotta, per così dire nell’anonimato, senza essere citati in nessuna pubblicazione o documento.
Dall’elenco ufficiale degli internati militari della provincia di Reggio Calabria finiti nei campi di concentramento nazisti, ben cinque sono di Roccella. Per quattro di questi, nei documenti, la definizione “disperso in prigionia” era una forma più opportuna e discreta di “finito nel forno crematorio”. Essi sono: Carmelo Gaglioti, Giovanni Scali, Rocco Simone, Antonio Speranza. A questi aggiungerei anche Alfredo Ursino che, fatto prigioniero, fu deportato nel campo di Altausee, Austria, da dove non si è saputo più nulla, ma sappiamo bene come finì.Ai 64 caduti della Seconda Guerra fatemi onorare i 23 giovani soldati dispersi in mare, inabissati con le loro unità navali, è il contributo della Roccella marinara, caduti fino all’8 Settembre 1943, data storica, che per alcuni significò fine delle lotte contro gli Angloamericani e fine della Guerra, ma non fu così.
Vi racconto brevemente una storia poco nota.
La sera dell’8 Settembre 1943, piazza San Vittorio era gremita di gente che festeggiava l’Armistizio e la fine delle ostilità. Si sparava, in segno di giubilo, senza risparmio, data la grande quantità di materiale bellico esistente nei vari magazzini appositamente requisiti. Buona parte erano militari di stanza nel nostro paese mischiati a tanti roccellesi. Qualche soldato, forse un po’ alticcio, si mise a sparare con una pistola, c’è stata un po’ di confusione, qualche urlo e un fuggi fuggi generale. Per terra rimase esamine Rocco Lopresti di 29 anni. Respirava ancora quando è stato portato dal Dott. Jellamo, per tentare di salvarlo. Nonostante la tempestività del medico, di operarlo con i mezzi a sua disposizione, il povero Rocco spirò durante l’intervento. La festa dell’8 Settembre fu funestata da questo episodio.
Permettetemi di eccedere e abusare della vostra pazienza ma ritengo doveroso darvi qualche informazione sul nostro Monumento che raccoglie i nomi di tutti i Caduti roccellesi nelle due guerre mondiali. La prima volta che a Roccella si parlò della costruzione di una Scultura commemorativa fu nella riunione consigliare del 30 Marzo 1926, erano i giorni che al Comune si stava stilando l’elenco dei Caduti di cui si avevano notizie certe da inviare al Ministero della Guerra. Subito si contattò lo scultore Turillo Sindoni, probabilmente quando si trovò nella vicina Gioiosa per i lavori dell’elevazione del Monumento di quel Comune. Non sappiamo se lo scultore ha mostrato il bozzetto del nostro fante del Monumento eretto qualche anno prima ad Augusta (Siracusa).
Il nostro fu completato e benedetto dal Vescovo di Gerace, con la presenza delle autorità civili, militari e religiose, il 19 Agosto 1928, per poi, tutti in corteo, recarsi alla costruenda Chiesa Matrice dove fu posta e benedetta la prima pietra.
Sappiamo che l’anno dopo fu inaugurato un terzo Monumento uguale al nostro nel comune di Maddaloni, in provincia di Caserta.
Sin da ragazzo, la curiosità mi ha portato a conoscere la storia di mio zio, Giuseppe Simone, perchè la mia povera nonna, contadina analfabeta, è rimasta tutta la vita senza sapere nulla del suo primogenito figlio. Avventurandomi nella ricerca mi sono ritrovato con la conoscenza della vita militare in guerra di ciascuno dei caduti scritti nelle lastre di marmo. Ognuno con una sua storia da raccontare.
Se andiamo a contare tutti i nomi incisi nel nostro Monumento ci troviamo con 137 Caduti … ma non sono tutti!
Dalla ricerca fatta alcuni nomi sono emersi dopo l’inaugurazione del Monumento. Sarebbe il caso di aggiungerli.
Mi avvio alla conclusione citando e ridando onore a quelli mancanti, sono 10: Vincenzo Caserta, Pasquale Ferrigno, Giuseppe Gioiello, Giuseppe Maria Ingrati, Rocco Lombardo, Vincenzo Lombardo, Nicola Lucano, Domenico Macrì, Giuseppe Scali di Francesco, Pasquale Ursino di Nicola, quest’ultimo appartenente alla “Brigata Brescia”, andato disperso durante la battaglia del 4 novembre 1916.
Ora e sempre “Bella Ciao”.
Viva il 25 Aprile.
Viva la Pace.
Viva la Libertà.
Grazie.