Ieri si è vissuta l'ultima serata insieme al gruppo dei ragazzi ucraini ospiti da quasi un mese nella nostra cittadina. Un momento di gioia e di condivisione che si è trasformato in tristezza e commozione al momento dei saluti.
Le valigie erano pronte già nel primo pomeriggio e caricati sull'autobus, poi tutti ad incontrarci nel piazzale accanto al Santuario della Madonna delle Grazie per vivere l'ultimo momento di festa, dove i bambini, gli accompagnatori, le associazioni e i volontari che in questo periodo hanno vissuto la magia di questa esperienza di solidarietà, si sono ritrovati per trascorrere l'ultima serata insieme.
Doveva essere un momento di festa, e tutto è stato organizzato puntualmente affinchè cosi fosse (pizza, pasticcini, la torta, e poi musica, canti e accenno a qualche ballo), o cosi doveva essere se non echeggiasse nell'aria il magone del distacco, ma soprattutto la consapevolezza di dove questi meravigliosi bambini, apparentemente spensierati nella loro innocenza, fra qualche giorno si ritroveranno a vivere e a trascorrere le loro giornate.
Un gruppo di 44 persone, i ragazzi dai 6 ai 15 anni, tutti orfani di guerra, erano giunti a Roccella il 12 Giugno scorso dalle zone più martoriate dell'Ucraina, attraverso l'associazione umanitaria "Character Ua llc" di Kiev; con i loro occhi impauriti e diffidenti sono stati accolti dalla Comunità Interparrocchiale nell'Hotel Miramare di Roccella con l'obiettivo di fargli trascorrere un periodo di vacanza e spensieratezza nella nostra cittadina.
Con amore e pazienza, Padre Francesco, padre Giò, la coordinatrice Mimma Pacifici e tutto lo staff dei volontari, cittadini e componenti di associazioni cattoliche e laiche, e con la presenza anche di assistenti sociali e psicologi, si è realizzato un ampio programma di iniziative ed intrattenimenti per offrire, a questi ragazzi, un periodo di svago e serenità, che ha incluso, oltre alle giornate in spiaggia, anche delle escursioni, a Serra San Bruno, a Reggio Calabria e al Parco acquatico di Rossano-Corigliano.Giorno dopo giorno, abbiamo visto questi ragazzi, sempre educati e composti, sorridere, giocare, aprirsi al dialogo, l'innocenza della loro età li ha portati a provare a dimenticare il loro passato e vivere una vita normale.
Nel vivere insieme, si è creato cosi uno straordinario legame di affetto tra tutti i componenti del gruppo e coloro che si sono prodigati a promuovere la loro accoglienza, questi ragazzi sono diventati i nostri ragazzi, i nostri figli.
Ed è per questo che, ieri sera, il momento dei saluti e del distacco, è stato davvero difficile, immaginare che, da domani, questi nostri figli, torneranno nell'inferno della guerra, a nascondersi sotto i tunnel della metropolitana di Kiev, a sentire il frastuono delle bombe, a temere l'attacco dei droni russi, a dover studiare, ascoltare e sperare, da sottoterra, il loro destino e futuro.
Chi si è speso in questo mese con tutto se stesso in questa missione di solidarietà, non sente oggi stanchezza, ma ha il suo animo e la sua mente rivolta alla preghiera a Dio, affinchè interceda ed entri nell'animo degli uomini di guerra per convincerli a deporre le armi e impiantare la bandiera della pace.
Saremmo davvero tutti felici quando riceveremo la telefonata dai nostri amici ci diranno: finalmente riusciamo a vedere il sole, finalmente anche qui è pace!