“ITALIA MIA”,
storia del magazine a colori che ha seguito il cammino della Nazionale italiana di calcio negli anni ’90.
Quando si tratta di iniziative importanti c’è sempre lui! Angelo Laganà, Artista poliedrico a 360°, nativo di Melito di Porto Salvo che ha inventato il magazine a colori in distribuzione, in omaggio, negli stadi di mezzo mondo.
Dopo aver collaborato 3 anni per “Il Calcio Illustrato” e “Alè Catanzaro” , lasciata Biella , città in cui ha lavorato a fianco di Ezio Greggio per 9 anni, è arrivato a Roma dove ha inventato: “ROMA MIA”, magazine che ha seguito il cammino dell’A.S.Roma dal 1981 al 1997, “ITALIA MIA” , che ha seguito il cammino della Nazionale italiana di calcio dal 1990 al 2000 e “RegginAlè”, a seguito della Reggina 1914, dal 1999 al 2013.
Angelo, come è venuta l’idea di creare il match-programme: “ITALIA MIA”?
“ROMA MIA” aveva 10 anni quando ho pensato di realizzare il magazine per la Nazionale italiana ed è nato, a braccetto con il campionato del mondo di “ITALIA 1990” che si è svolto nel nostro Paese.
La Nazionale italiana non aveva un giornale al seguito e mi è venuta l’idea di pubblicare il primo numero.
Da non dimenticare – continua Laganà – che, in quel periodo, mi ero reso protagonista con la pubblicazione di un altro magazine (formato 21 x 28) che avevo chiamato: “ITALIAZZURRA”, rivista a colori che è stata distribuita nelle edicole di tutta Italia, proprio in occasione di “ITALIA 1990”.
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L'attaccante Andrea Carnevale con in mano una copia della rivista "ITALIAZZURRA" (Campionato Mondiale Italia '90) |
Conoscendo buona parte della tua vita artistica, so che esiste un particolare molto importante che è legato a “ITALIA ‘90” e che ti fa onore, ce ne vuoi parlare?
“Si tratta di un evento la cui notizia ha fatto il giro del mondo, tant’è che se ne sono occupati tutti i più importanti giornali sportivi”. Il presidente di “ITALIA ‘90” era Luca Cordero di Montezemolo, il quale, per creare il logo dei campionati mondiali, si era rivolto al pittore Alberto Burri, nativo di Città di Castello”.
E come sono andate le cose?
“Sono andate male per tutt’e due perché Burri, nel 1990, aveva creato il Colosseo con dentro un campo di calcio, marchio che era il logo del mio magazine: “ROMA MIA” sin dal 1981 e quindi il Colosseo con dentro un campo di calcio metà giallo e metà rosso, che sono i colori della squadra giallorossa. Nel salone che ospitava 350 giornalisti provenienti da tutto il mondo, mi sono alzato dicendo che quel logo non era originale ma copiato dal mio magazine.
In sala un grande silenzio ed il giorno successivo la notizia è apparsa su tutti i quotidiani, sportivi e non. A quel punto, sia Luca Cordero di Montezemolo che Burri hanno dovuto far ritirare tutte le copie dei manifesti distribuite in tutte le edicole d’Italia, formato 70 x 100 e stampate in 5 modelli”.
Una bella soddisfazione per te…
“Sicuramente, pensa che l’importante quotidiano sportivo francese più venduto e diffuso, “L’Equipe”, mi ha dedicato una pagina, tutta improntata sull’argomento del giorno”.
Ritorniamo a “ITALIA MIA”, come nasce l’idea di stampare copie per diffonderle negli U.S.A. in occasione del Campionato del mondo 1994?
“Nasce dal fatto che un importante editore americano di New York, quando ha visto il mio magazine si è talmente affezionato che mi ha chiesto l’autorizzazione di poterlo stampare in America per distribuirlo in tutti gli stadi dove avrebbe giocato la nostra nazionale.
Ho detto subito si!”
Quindi, hai seguito da vicino la pubblicazione che era stata creata per i Mondiali?
“Per mia fortuna, sono andato a New York e sono stato loro ospite per 45 giorni, cioè per tutto il tempo che la Nazionale italiana è stata negli States, cioè dal primo giorno del ritiro fino all’ultima gara”.
Non va dimenticato che, assieme a tua figlia Francesca, avevate scritto anche gli inni del Campionato mondiale di U.S.A. 1994, nove motivi strumentali dedicati alle nove città dove si svolgevano le gare del campionato del mondo.
“Infatti, “NINE SOUNDS NINE TOWNS” è il titolo di quell’LP, della musicassetta e assieme a “ITALIA MIA”, come si può vedere dalle foto, in una busta, l’editore americano aveva inserito un adesivo con il nome del mio magazine e una musicassetta in cui erano registrate le sigle musicali”.
Quella era una Nazionale composta da fior di giocatori…
“A partire dal trainer Arrigo Sacchi, facevano parte: il suo “figlioccio” Carletto Ancelotti che era il secondo e poi tutto lo staff come potete notare dalle pagine pubblicate in questo blog a partire da Gigi Riva, Pietro Carmignani e Francesco Rocca”.
Altra cosa da non trascurare è che in quel numero-speciale, oltre ai servizi ed alle foto, avevo pubblicato anche le firme-autografe del presidente della Federcalcio, Antonio Matarrese, Arrigo Sacchi, tutti i tecnici e i giocatori che facevano parte della Nazionale italiana”.
Una bellissima esperienza anche in virtù dell’Italia giunta fino alla finale?
“Per me, sono stati giorni indimenticabili. Ero diventato un personaggio importante perché, oltre ad essere editore, direttore responsabile e fotografo di “ITALIA MIA”, ero autore, assieme a mia figlia Francesca, delle sigle musicali.
Per quel motivo, Bill Clinton, allora presidente degli Stati Uniti mi aveva inviato una lettera di congratulazioni che conservo gelosamente in ufficio con il marchio della Casa Bianca in oro zecchino.
Ricordo, anche, che alla “Little Italy”, famoso quartiere di ristoranti italiani, mi ospitavano sempre in quanto, quasi tutti i giorni, ero ospite delle emittenti radiofoniche e televisive americane”.
Nel 1996, in occasione del campionato europeo di calcio, hai pubblicato “ITALIA MIA” anche in Inghilterra?“Ho pubblicato un altro magazine che è stato distribuito in omaggio nelle città dove ha giocato la nostra nazionale e avevo la sede a Londra. In copertina, una foto di Paolo Maldini”.
Avendo l’Italia superato il turno un po’ a fatica, battendo l’Austria per 2-1, questo remember lo offro come augurio in modo che l’Italia di Roberto Mancini, dopo aver battuto il record detenuto da Vittorio Pozzo con 30 gare vinte di seguito, contro l’Austria: 31, possa arrivare fino in fondo.