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domenica 11 novembre 2018

LA VITA DI MASTRU MICHELI DI SCARPI IN UN BELLISSIMO ARTICOLO DI GIORGIA COLUCCIO PUBBLICATO SULLA RIVIERA

Fonte: http://www.larivieraonline.com/


Il medico delle scarpe sono io! Io so come devono camminare le scarpe”

Ho conosciuto Mastro Michele nei racconti di mio nonno, anche lui un vecchio mastro barbiere, che mi parlava di come si viveva dopo la guerra nel nostro paese, quando tutti i ragazzini andavano ad imparare un mestiere che per tanti di loro sarebbe diventato lavoro. Nei racconti emergeva un quadro sociale integro, fatto di rispetto e stima reciproca, nonché collaborazione e condivisione dei problemi di tutti i giorni.

Come ha iniziato a fare il calzolaio?
E chi n’daju u cuntu! Una volta i genitori si preoccupavano dei figli fin da piccoli perché non tutti potevano andare a scuola e quindi tanti bambini cominciavano ad imparare un mestiere già dalla piu tenera età. A mia sorella piaceva studiare ed è diventata professoressa, mio fratello lavorava, poi c’ero io. A scuola non andavo bene, studiavo poco ed ero bravo solo in matematica. Per questo motivo, mio padre, preoccupato per me, chiese a Mastru Tommaso Romano se potevo diventare suo discepolo. Così all’età di nove anni preparai u bancareju che ancora conservo, e iniziai a lavorare nella sua bottega insieme ad altri bambini: la mattina studiavo e il pomeriggio imparavo il mestiere. Quando finii la scuola dedicai tutto il mio tempo al lavoro. Noi ragazzi facevamo anche le consegne ai clienti con la speranza di recuperare qualche lira da mettere nel caruseju che rompevamo a Natale o a Pasqua per dividerci i soldi raccolti. Una volta ottenuta la fiducia del Mastru, diventai u capu mastru di fijjoli, gestivo tutto io, sia i discipuli che le faccende del negozio. Restai con lui per 18 anni, fino a quando non ero pronto per aprire un’attività tutta mia. Nel 1958, all’età di 25 anni, mi sistemai nel magazzino di mio padre e iniziai a lavorare con i miei discepoli. Comprai le forme per ogni tipo di piede, per bambini, per uomo e per donna con tacco alto e con tacco basso. C’era tanto lavoro durante il giorno, tanto che le tomaie che i discepoli non riuscivano a completare, dovevo portarle a casa per finirle di sera. In estate non lavoravo molto, ma quando arrivava il freddo e le prime piogge, i clienti portavano le scarpe da riparare in vista della brutta stagione.

Per chi erano le scarpe che faceva?
Facevo scarpe per ogni tipo di piede, per chi aveva calli, dita storte o cipolle, il piede più grosso o più corto. Prendevo le misure con il centimetro e modellavo le scarpe per come era necessario, a volte anche tagliandole in punta per fare uscire qualche dito fuori. Mi dedicavo alle scarpette per i bambini piccoli, facendole alte alla caviglia per aiutarli a camminare bene e a non prendere storte. Oggi invece in molti hanno problemi ai piedi perché usano scarpe belle, ma non comode. Utilizzavo principalmente camoscio o pelle per fare mocassini o scarpe allacciate per tutti i giorni, o per la campagna con gli attacci. Insomma scarpe di tutti i tipi, che costavano intorno alle 70/80 lire, meravigliando per prezzi così bassi chi veniva da fuori. Ricordo di aver fatto dei mocassini con un taglio particolare per un medico di Monasterace e le scarpe per la cerimonia del passaggio di grado del Prete Cappelleri di Roccella. Il materiale che utilizzavo per le scarpe me lo portavano da Messina o da Catania. Quando scuoiavano un bue, dividevano u coriu in due parti, con quella di sopra che era più sottile facevano la pelle, con quella di sotto, più rigida, facevano il cuoio. La pelle era fornita a rotoli e si pagava a peso.

Si ricorda qualche richiesta particolare?
Mo ti cuntu nu fattu curiusu: Una volta mi capitò di dover rialzare una scarpa di 4 centimetri per un signore che aveva l’altra gamba ingessata. Quando il lavoro era pronto e avevo accuratamente preparato il tacco con le tavolette di sughero, livellandole in modo da favorire la camminata, il cliente venne a ritirare la scarpa, con l’intenzione di farla vedere al medico per un parere. Dopo qualche giorno ritornò, sostenendo che il medico non approvava il lavoro fatto. Io risposi “u medicu di scarpi sugnu eu, eu sacciu comu n’dannu u caminanu i scarpi”. Non tornau!

Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato calzolaio?
Non so cosa sarei diventato. Ho fatto il calzolaio sin da bambino e ho sempre amato e svolto con passione il mio lavoro, non pensando a un’alternativa. Il mio mestiere mi è sempre piaciuto e mi sono sempre sentito gratificato nell’accontentare al meglio le richieste dei clienti.

Quali altri interessi conserva?
Ho imparato a suonare il clarinetto perché il Comune portava a Roccella i maestri di musica che ci insegnavano prima il solfeggio e poi le armonie. Quando siamo diventati bravi, abbiamo iniziato a suonare nella banda del paese; eravamo tutti ragazzi che lavoravamo, insomma una banda di artigiani. Ma la mia più grande passione è la pesca. Quando ero ragazzo andavamo a pescare quasi tutti i giorni, scavavamo per cercare i vermi e, quando ne avevamo abbastanza, andavamo a gaioleji. Mi ricordo che una volta prendemmo una cernia di oltre 50 kg cu consu, e festeggiammo pe na settimana. Per un paio di anni pescavo dalla via Marina perché il mare aveva portato via la spiaggia e le onde battevano sul muro del lungomare. Sistemavo le canne da pesca e mi mettevo a lavorare in un piccolo laboratorio dall’altra parte della strada. Quando vedevo le canne che si muovevano, lasciavo il lavoro e correvo a tirare i pesci. Tutt’ora quando è una bella giornata esco in barca, ma no cu friddu ca sinnò cadu malatu, e poi chi fazzu a casa?

È valsa la pena fare tutti questi sacrifici?
Lavoravo dalle 7 di mattina fino alle 9:30-10 di sera; quando c’era luce lavoravamo fuori, e nei primi tempi, prima che arrivasse l’energia elettrica, quando era buio usavamo le candele. Ho fatto tanti sacrifici, ma sono soddisfatto della mia vita. Sono riuscito a portare avanti la famiglia, permettendo ai miei figli di laurearsi e ho condotto sempre una vita dignitosa. Questa è la mia più grande soddisfazione.

Che prospettive ha questo lavoro nella nostra epoca?
Una volta a Roccella eravamo 50/60 artigiani e ognuno di noi aveva un magazzino con 5 o 6 giovani discepoli, perché insegnare ai bambini è molto più semplice, apprendono in fretta. Tutti i ragazzini dovevano trovare un mestiere da imparare: chi andava dal barbiere, chi dal falegname, chi dal mastru custureri e chi dal forgiaro, tutti facevano qualcosa. Anche io avevo tanti discepoli alcuni dei quali, nonostante fossero diventati bravi, oggi fanno tutt’altro, perché questo mestiere non basta pe campari. Oggi non ci sono più i scarpari di una volta e chi fa ancora questo antico mestiere, si limita a piccole riparazioni, tacchi, qualche bottone o cerniera. Inoltre il mercato è cambiato, le scarpe sono scadenti e costano poco, per cui i clienti preferiscono comprarne un paio nuovo piuttosto che pagare una riparazione. Il piccolo artigianato purtroppo è finito, specialmente nelle realtà locali. Io ho vissuto sulla mia pelle, negli ultimi 25-30 anni, questo grande cambiamento che è figlio di un progresso che non ha sempre migliorato le nostre condizioni di vita e che ha costretto tanti giovani a cercare lavoro altrove, impoverendo questa nostra terra.

Giorgia Coluccio

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ROCCELLA JONICA VISTA DA GERACE

ROCCELLA JONICA VISTA DA GERACE
Foto di Angelo Lagana'

DUE STRAORDINARI SCATTI DI ANGELO LAGANA'

Un Lungomare così, a Reggio, non si vedeva da tanti tanti anni. Le Frecce Tricolori hanno richiamato in città decine di migliaia di persone da tutte le province calabresi e da gran parte della Sicilia. La via Marina, completamente chiusa al traffico in occasione della seconda “domenica sostenibile”, s’è gremita di circa 100.000 persone che nel pomeriggio hanno assistito incantate allo spettacolo dell’Air Show “Scilla & Cariddi” con l’esibizione delle celebri Frecce Tricolore.

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VINCENZO MILANO CI REGALA L'ECLISSI SOLARE VISTA DAL CASTELLO

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Oggi 20 marzo, nonostante le nuvole, abbiamo potuto assistere, dalle nove e mezza fino alle undici, all'eclissi di sole. Qui da noi il sole, "coperto" dall'ombra della luna, si è oscurato soltanto per il 41%. La prossima eclissi parziale avverrà nel 2026 mentre per avere un'altra eclissi solare totale dovremmo "attendere" fino al 2081.
Questo straordinario evento è stato filmato dal videomaker Vincenzo Milano del Laboratorio DreamLab Studio di Roccella Jonica dalla postazione della Torre di Pizzofalcone. Un video, montato e musicato con grande sapienza, capace di trasmettere un brivido di emozione.

FESTIVAL JAZZ: DALLA GRANDE ILLUSIONE ALL'IMPIETOSA REALTA'

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Il regalo di Natale del M°. Angelo Laganà

OLTRAGGIO ALLA CITTA'

OLTRAGGIO ALLA CITTA'
OLTRAGGIO ALLA CITTA'. Foto di Angelo Laganà


ECCO PERCHE' POCO PIU' DI UN ANNO FA PESTAVA I PUGNI SUL TAVOLO DEL CONVENTO DEI MINIMI

ECCO PERCHE' POCO PIU' DI UN ANNO FA PESTAVA I PUGNI SUL TAVOLO DEL CONVENTO DEI MINIMI
Quale sindaco mai oltre a lui stesso o a chi per lui avrebbe consentito una liquidazione cosi rapida a suo favore? Un ulteriore una tantum prelevato da un fondo "segreto e nascosto". Cari elettori meditate...Dedicato a tutte quelle associazioni che partecipano alle riunioni con l'amministrazione la quale puntualmente ricorda pressappoco cosi: "Non chiedete soldi perchè non ce ne sono!"

I VINCITORI DI ROCCELLA ON YOUTUBE

Tre straordinari video sono saliti sul podio in questa 2° edizione del Concorso curato da Mariagrazia Curciarello. Tre video, diversi fra loro, che li accomuna solo la volontà di valorizzare al massimo le risorse naturalistiche di Roccella Jonica, obiettivo riuscito appieno grazie alle idee che hanno sbizzarrito la fantasia degli autori, ma anche del montaggio del video, agli "attori" e agli ambienti.
Meritato primo posto per l'invenzione "Scirobetta" dal nome dei due cortiggiani del re Carafa che nel caldo estivo roccellese ha trovato rinfresco solo con questa speciale bibita a base dei nostri limoni... Simpaticissimi e bravissimi davvero tutti i ragazzini-attori che hanno recitato nel video. Con questo video credo che si mostra per la prima volta l'interno del nostro castello in via di restauro in rete. 10 e lode a Francesco Cappelleri, complimenti vivissimi.
Solo un'idea cosi innovativa poteva battere il vincitore dello scorso anno. Alessandro Neumann, dopo il simpaticissimo "U Pirozzu" con cui ha trionfato nella prima edizione, ha girato il secondo atto che si chiama "U tarantozzu" ed è ancora una volta uno strepitoso successo. Le suggestive immagini dal basso dei passi di taranta, dimostrano l'estro e il talento dell'autore che conferma molti dei protagonisti-attori de "U Pirozzu, che diventano delle vere e proprie macchiette. Non vedo già l'ora di vedere la terza parte il prossimo anno...
Da museo il terzo video classificato girato e montato da due giovani, Antonio Dimasi e Felice Guarneri, con lo zampino dei reperti "storici" fotografici dell'archivio dell'associazione "Roccella com'era". "Fra i ricordi di un passato" è la storia di due bambini che, attraverso stupende immagini del passato di Roccella Jonica che sembrano animarsi grazie agli effetti speciali degli autori, raccontano la vita di 50 anni fa del loro paese e alla fine, oggi, si chiedono... "Chissà come sarà fra 50 anni?" Bellissima colonna sonora e un invito a tutti di guardarlo, agli adulti per fargli rivivere meravigliose emozioni e ricordi e ai giovani per fargli scoprire la semplicità insieme al sorriso genuino che c'era una volta. Da pelle d'oca...
E adesso non ci resta che... ammirarli.

1° classificato Roccella on youtube "A SCIRUBETTA" di Francesco Cappelleri.

2° classificato Roccella on youtube "U TARANTOZZU" di Alessandro Neumann

3° classificato "FRA I RICORDI DI UN PASSATO" di Antonio Dimasi e felice Guarneri