La signora Ida Margherita Simone si è addormentata serenamente il 10 gennaio. Era la nonnina di Roccella con i suoi 106 anni compiuti lo scorso ottobre. Conoscendo la semplicità e la riservatezza della cara signora Ida abbiamo chiesto al nipote Antonio Simone, conosciuto da tutti i roccellesi come colonna dell'associazione "Roccella com'era" ed esperto ed appassionato conoscitore della storia e delle tradizioni popolari del nostro paese e non solo, di regalarci un ricordo di questa straordinaria persona che nella sua umiltà e dolcezza è stata un esempio e una "maestra" di vita per tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerla e stargli accanto.
Ringrazio di cuore il prof. Simone per questa eccezionale chicca che ha voluto riservare ai lettori di questo blog nella convinzione che, nel ricordo della signora Ida Simone, grazie ai suoi valori essenziali trasmessi, molte persone troveranno utilità per affrontare la propria vita con grande dignità.
Il prof. Antonio Simone insieme alla zia Ida Marherita Simone nel giorno del suo 105° compleanno. |
Non è facile scrivere di una persona quando ancora il cuore è rattristato per la sua dipartita e sconsolato per non averla più vicino.
Avete capito tutti che questa singolare figura è Ida Margherita Simone, mia affezionatissima zia, sorella di mio padre. Sabato scorso, ci ha lasciati alla veneranda età di 106 anni 3 mesi e 2 giorni; per tutti era la nonnina di Roccella.
Pochi però, conoscono questa straordinaria donna e il suo lungo vissuto fatto di amore per la famiglia, affetto per i conoscenti, solidarietà e disponibilità per chi ha avuto bisogno.
So di violare con questo articoletto quella che era la sua naturale riservatezza, ma voglio rendere onore a quelle doti innate ed esemplari che alla maggior parte della gente erano sconosciute e note a chi, come me, si è cresciuto standole vicino.
Ida Simone nacque a Roccella Jonica l’8 Ottobre 1908. Ha vissuto quasi tutta la sua vita nel rione Ciaramidio, fino a quando, rimasta vedova e sola, nel 1975, si trasferì nella casa della figlia, alla Marina.
Faccio un passo indietro. Una sua sorella, Maria Rosa Simone, ‘a zza’Mara, ha sposato il 25 Gennaio 1923 Vincenzo Franco, Mastru Vicenzinu ‘u Pezzanitu, da cui nacquero Francesco (Ciccillo) e Nicola. ‘A zza’ Mara morì di parto del terzo figlio il 16 Febbraio 1928 e dopo qualche mese morì anche la nascitura, lasciando il povero marito vedovo e due bambini orfani in tenerissima età.
Zia Ida si prese cura dei due nipotini e li allevò come figli suoi. Il 21 Marzo dell’anno successivo, sposò il loro padre, mio zio Vincenzo Franco.
Questa giovane ventenne si è ritrovata, suo malgrado, al centro di una famiglia già fatta, da accudire e da curare; cosa che fece con coraggio e con sentito amore da meritarsi di essere chiamata Mamma dai due piccoli. A completare il nucleo famigliare, arrivarono i figli suoi: Arturo e Annita, i miei amati cugini.
Zia Ida alleva, senza distinzione, tutti e quattro ragazzi trasmettendo a loro tutto l’affetto materno necessario per farli crescere in armonia e in un ambiente sereno.
Nonostante le restava poco tempo libero da dedicare ad altro fuori della famiglia, le sue doti di attenzione e disponibilità verso i vicini del suo rione e ai parenti le consentivano di offrire le sue prestazioni in caso di bisogno.
Erano frequenti le richieste di consigli riguardanti lavori di cucito, lavori a maglia, uncinetto, ma la sua peculiarità era il lavoro ‘o tilaru. Le sue mani hanno creato veri capolavori artigianali, prodotti con questo antico strumento.
Era l’infermiera del circondario a fare punture, medicazioni di ogni genere, ecc.; perfino l’ostetrica del Ciaramidiu e d’‘a Cruci. Anche io sono nato con la sua assistenza e i tanti della mia generazione e quelle precedenti, fino a che c’era l’abitudine delle partorenti di mettere al mondo i figli nelle proprie case.
Mi sono riservato per ultimo, quello che mi sta più a cuore, lo straordinario rapporto con sua cognata: mia madre.
È raro vedere con quanto amore e passione queste due cognate si cercavano e si volevano bene ; si organizzavano per stare insieme interi pomeriggi a raccontarsi le loro cose, programmare i propri lavori, mentre sferruzzavano o filavano. Dopo la morte di mia madre, quello spazio l’ha riempito con le preghiere quotidiane, che recitava in silenzio.
Potrei continuare ancora a raccontare mille cose di questa rara persona ma lo spazio consentitomi è questo.
Ringrazio di cuore tutti gli amici che mi hanno fatto sentire, in questi giorni, la loro vicinanza con i loro messaggi e l’amico Nicola per avermi ospitato nel suo blog.
Antonio Simone.