Venerdi 15 luglio – ore 18.45 – a Roccella Ionica, presso il suggestivo Parco degli Dei della scultrice Mariella Costa, sarà presentato il libro “E’ nata una Luce di nome Silvia” Di Leandro Editore, scritto da Elena Apicella e Vito Tassone, genitori della piccola ammalatasi nel febbraio 2006 di tumore – sarcoma di Ewing la diagnosi – che la strappa alla vita terrena l’8 dicembre 2007.
L’incontro sarà introdotto con i saluti della Presidente Associazione Incipit, dott.ssa Angela Guarnieri, dal giornalista e direttore, Pasquale Muià. Modera e dialoga con gli autori la giornalista Rosy Urso.
Ci occuperemo, dunque, di un tema durissimo, quello con cui un genitore non dovrebbe mai confrontarsi: la perdita di un figlio, di una figlia.
«Scrivere questo libro, non è stata semplicemente un’esigenza nata per esorcizzare il dolore immenso causato dalla perdita, terrena, di nostra figlia Silvia – si legge nell’introduzione – ma ci rendiamo conto, sempre meglio, che sia stato proprio il frutto delle preghiere rivolte a Dio per aiutarci a lenire la sofferenza che invade il nostro cuore umano».
Sopravvivere alla morte di un figlio è la tragedia più lacerante che possa colpire la vita di una persona. E’ una ferita perennemente aperta. Alcuni trovano “conforto” nei figli che restano, altri non trovano affatto conforto, altri ancora nella Fede. La Fede di cui Silvia era permeata, sin dalla nascita.
E’ una testimonianza che tocca nel profondo dell’anima e rappresenta uno strumento di cui, chi ha vissuto un’esperienza così devastante, può fare tesoro.
La storia di Silvia, dopo numerose presentazioni su testate regionali e nazionali, approda all’edizione 2022 del Salone del Libro di Torino, un evento che Elena, Vito e il piccolo Tommaso (nato dopo la “nascita in cielo” di Silvia) hanno definito gratificante ed entusiasmante in un contesto pieno di ricchezza umana e culturale.
«Vorremmo – scrivono Elena e Vito – che questo fosse un libro contagioso che regalasse speranza: non rinunciare a trovare in ogni esperienza quello che c’è di buono, perché c’è sempre».