Ex operaio del Reggino deve essere risarcito,
ma dopo trent'anni lo Stato ancora non paga
La vicenda di un uomo di Roccella Jonica che ha fatto causa per un intervento chirurgico subito a Reggio Calabria: una causa intentata nel 1980, chiusa nel 2008 e che ora aspetta il riconoscimento per la maxi durata del processo
di VINCENZO RACO
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Salvatore Scali insieme al papà Vincenzo di 105 anni. |
«Chiedo ancora una volta che i tempi della mia causa si riducano drasticamente anche vista la mia non felice situazione di salute», così il roccellese Salvatore Scali, 75 anni a giugno, ex orchestrale in una nave da crociera che, causa un intervento non fortunato ad una gamba fratturata, ha vissuto un’esistenza funestata da un grave problema.
Il roccellese vive con una modesta pensione civile assieme al padre Vincenzo, ex muratore che ha raggiunto la veneranda età di 105 anni e che ha seguito il figlio in tutte le sue problematiche di salute e anche le vicende giudiziarie che lo vedono in causa ormai da 35 anni.
Scali ha denunciato la clinica reggina che lo ha operato la prima volta e al termine del procedimento durato 28 anni e chiusosi nell’aprile 2008 gli è stato riconosciuto un indennizzo di 90 mila euro cui una parte è stata utilizzata per le spese legali. Scali ha deciso di fare appello sperando in tempi di legge più corti ma la seduta che lo riguarda si terrà nel novembre 2017.
I suoi avvocati Adele Ritorto e Teresa Chiodo alla Corte d’Appello chiedono che la parte in causa, ovvero l’istituto ortopedico di Reggio Calabria, riconosca un ulteriore indennizzo, un’istanza di anticipazione della causa adducendo la situazione clinica del paziente affetto fra gli altri da problemi di iper tensione arteriosa.
Un’istanza respinta, come dice il roccellese: «Avevamo chiesto che si potesse anticipare l’udienza fissata fra due anni e mezzo, la domanda è stata respinta e non me ne capacito, visto che è da tanti anni sto lottando per avere giustizia».
La vicenda di Scali parte dall’ottobre 1971 quando subisce una frattura dell’emipiatto tibiale esterno del ginocchio della gamba destra e effettua un intervento chirurgico presso l’istituto ortopedico di Reggio, un intervento chirurgico a mezzo di vite di barre per meniscotomia esterna.
Una frattura grave e un intervento che non ha risolto la problematica come racconta Scali: «A Reggio dicevano che si poteva fare poco per sanare la situazione della mia gamba e che nessun ospedale poteva fare di meglio, io per tutta risposta sono andato a Bologna al Rizzoli, dove il dottor Ruggeri che ringrazierò sempre è riuscito a farmi recuperare la funzione sia pure parziale della gamba».
Dopo l’intervento di Bologna la situazione è migliorata ma non del tutto risanata e il roccellese nel corso degli anni è costretto ad abbandonare il lavoro di orchestrale e quello di muratore e nel 1980 decide di fare causa civile, durata 28 anni. Per la durata del procedimento Scali, cui è stata riconosciuta un’invalidità del 35%, ha fatto ricorso anche al Ministero della Giustizia servendosi della legge Pinto che disciplina il diritto di richiedere un danno patrimoniale o non patrimoniale, subito per l’irragionevole durata di un processo.
Un danno quantificato in 16mila euro che, spiega Scali, «non ho ancor ricevuto». Adesso a lui interessa solo la parola fine per le sue vicende giudiziarie: «Ho subito un danno grave e permanente, non posso aspettare oltre per ottenere un risarcimento parziale».
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