di Roberto Naldi
Erano tutti lì, gli immigrati delle varie etnie che ora vivono a Riace, raccolti per pregare insieme al sindaco Mimmo Lucano e a don Giovanni Coniglio per le vittime di Lampedusa.
Il mio compito è, come sempre, quello di realizzare un servizio per il telegiornale.
Il mio compito è, come sempre, quello di realizzare un servizio per il telegiornale.
Questi sono quei particolari servizi dove però non ci si può limitare al semplice reportage giornalistico, ma si avverte dentro il bisogno di trasmettere possibilmente anche le sensazioni che si vivono. Per esigenze...
di cronaca, siamo spesso costretti a fermarci sulla mera notizia, a riprendere e a montare in fretta e furia, perché fra un’ora deve andare in onda il servizio.
Tuttavia ho cercato di riportare fedelmente, con le mie immagini, la compostezza e il silenzio della loro commozione; nei loro volti lo sguardo lontano e perso, forse nel terrificante ricordo di quando anche loro, costretti ad abbandonare la propria patria e i propri cari, dovettero affrontare il viaggio della speranza, fortunatamente per loro finito bene.
Tuttavia ho cercato di riportare fedelmente, con le mie immagini, la compostezza e il silenzio della loro commozione; nei loro volti lo sguardo lontano e perso, forse nel terrificante ricordo di quando anche loro, costretti ad abbandonare la propria patria e i propri cari, dovettero affrontare il viaggio della speranza, fortunatamente per loro finito bene.
Ogni gruppo etnico ha recitato una preghiera nella propria lingua, e tutti insieme, in lingua italiana, abbiamo poi recitato la preghiera per antonomasia, il Padre Nostro. Qui ho potuto constatare quanto siamo simili, quanto siamo belli dentro e quanto stiamo bene insieme, se coesiste la tolleranza e il rispetto.
Io sono fermamente convinto, che sia questa l’unica e grande verità da ascoltare, l’unico e possibile linguaggio universale da adottare, e che non ci sia altra strada da percorrere per il benessere e la pace nella Terra, se non quella della fede nell’onnipotenza divina.
E questo dovrebbe essere soprattutto il compito di chi fotografa o di chi riprende, di chi commenta o di chi scrive, eventi di umana importanza. Bisognerebbe saper tarare la sensibilità della propria macchina da presa e della propria coscienza giornalistica, per riprodurre fedelmente certe sensazioni, soprattutto certi messaggi di speranza, per poi condividerli con tutti.
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