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Roccella in vetrina

venerdì 4 settembre 2009

PETROLIO: CHI GIOCA SULLA NOSTRA PELLE?


Ad emergenza petrolio conclusa il Dr. Josè Congiusta da Roma mi ha segnalato un articolo "coraggioso" scritto da una ragazza di Cremona in un blog che denuncia le contaminazioni del suolo, dell'acqua e non meno delle persone da parte della raffineria Tamoil presente nella sua città. E poi parla anche del grave fatto avvenuto nel nostro mare. Il confronto che la "verace" reporter fa è che a Cremona come al largo dei nostri mari occorre stare attenti, vigilare, premunirsi da tante persone senza scrupoli che per quella maledettissima rincorsa al capitale sono disposti a tutto: contaminare terra e mare... animali e persone!!!


Petrolio di fine estate: Cremona e Calabria

Inizio articolo:
Il sottosuolo della città di Cremona è tutto inquinato, perché hanno seppellito robaccia vicino alla raffineria Tamoil per risparmiare soldi. Hanno inquinato le falde acquifere, compreso quelle che la gente usa per annaffiarci gli ortaggi e per riempirci le piscine. I tumori, guarda caso, a Cremona scoppiano. A scoprire l'inquinamento, nel 2001, la Tamoil stessa. Volevano ampliare il proprio stabilmento e nel fare le indagini geologiche scoprono il fattaccio, compreso che le falde idriche erano inquinate. Ma non dicono nulla a nessuno. Occhio non vede, tasca non duole. E siccome nessuno fa i controlli, l'acqua di quelle falde continuava ad essere usata per irrigare i campi e per riempirci le piscine di tutte le societa' di canottaggio. Per sei anni la Tamoil lo sapeva e non ha detto niente. Una sola ditta di canottaggio non usava l'acqua della falda inquinata, guarda caso IL CRAL TAMOIL. Strana coincidenza, eh? Nel 2007 questa storia del terreno contaminato finalmente viene fuori. Chiudono sei piscine. L'acqua risulta positiva agli idrocarburi. Il limite in Italia è di 350 microgrammi per litro. A Cremona ne trovano 70.000 per litro. I soliti cerchiobottisti dicono che va tutto bene. La Tamoil dice che non è colpa sua. Loro sono arrivati nel 1986 e quei fusti inquinanti sotto la raffineria sono li dal 1950. Dunque non e' colpa loro. Da allora periodicamente le piscine vengono chiuse per rischi di scoppi, per puzze, per inquinamento per incendi. L'ultima volta ieri, 27 Agosto 2009. La gente si lamenta di bruciori alla gola, prurito alle narici, mal di testa, nausea. Sara' idrogeno solforato? Chissa'. Nessuno impara la lezione. Nessuno multa la Tamoil. La salute delle persone è un optional. Sono sicura che nel 2010 farò un altro post su un altro scoppio.
Passiamo alla Calabria, terra quasi totalmente regalata alla malavita, anche qui, perche' nessuno ha il coraggio di combattere il malaffare. Nel mare di Locri, Siderno e Roccella Jonica qualche petroliere dai pochi scrupoli decide di lavare la propria nave e lascia dietro se tre chiazze di varie miglia di lunghezza (un paio di chilometri) di petrolio ed inquinando il mare, che in teoria dovrebbe essere dei turisti, e della vita marina. Le autorita' hanno raccolto 4,000 metri cubi di petrolio finora. L'assessore all'ambiente per la Calabria, Silvio Greco dice: non sono più tollerabili simili attacchi all'ecosistema marino-costiero della Calabria. Il criminale sversamento di prodotti derivati da idrocarburi e di catrame colpisce una delle aree piu' importanti nel Mediterraneo per la nidificazione delle tartarughe caretta caretta e pregiudica in maniera irreversibile gli equilibri tra l'atmosfera e la colonna d'acqua marina, con la relativa trasmissione di contaminanti nella rete trofica. La Calabria, come d'altronde le altre regioni italiane, non ha i mezzi e gli strumenti idonei che sarebbero necessari per affrontare una simile situazione. Con un giorno di ritardo Stefania Prestigiacomo decide di venire in soccorso. Manda la Castalia a ripulire tutto. Il contratto con loro infatti e' stato riattivato in Agosto 2009, giusto in tempo. E poi decide di monitorare i tracciati radar e satellitari per individuare i responsabili. Dice:E’ intollerabile il ripetersi di questi casi di “pirateria ambientale”. Ci impegneremo al massimo per individuare e sanzionare con la massima durezza i responsabili di questi reati. Ma anche qui, tutte queste sono belle parole e nulla di piu. Caro assessore all'ambiente, cara ministra. E' prima che succedono i fattacci che occorre pensare, agire, prevedere. Qui alla Exxon per avere causato la morte di 85 uccelli gli hanno fatto pagare 600,000 dollari. Che multa gli diamo a questi tizi che hanno inquinato il mare calabro? Speriamo che la durezza decantata dalla Prestigiacomo sia un po piu' costosa dei mille euro che ha pagato l'ENI a Ravenna per un simile sversamento in mare di idrocarburi. Purtroppo per me, in Italia la democrazia non e' una cosa seria e tutti fanno quello che gli pare, petrolieri, politici, qualche volta anche i cittadini.
Fine articolo.


Dispiaciuto e amareggiato per ciò che successo al nostro mare, ma risollevato per come è stato gestito questo grave caso vorrei rivolgere una domanda alla giornalista Stefania Perrone, all' Amministrazione Comunale di Roccella Jonica e alla Guardia Costiera di Reggio Calabria: si può sapere quali sono i reali dati della raccolta del catrame? Nella Gazzetta del 29 Agosto, accanto all'affermarmazione che l'emergenza era già rientrata, veniva riferito dalla Guardia Costiera di RC che in tutto il litorale erano stati raccolti 4 tonnellate di sostanze catramose a terra e 600 chili in mare. Nella Gazzetta del 31 Agosto le tonnellate di bitume raccolto sono diventate 80 solo negli otto chilometri di costa di Roccella Jonica. Minchia che divario!!! Mi sa che dietro questi numeri c'è in gioco l'entita del risarcimento danni. Il risarcimento è giusto che ci sia (se a pagare sarebbe l'artefice del disastro sarei daccordo a chiedere di tutto e di più...ma cosi non è!) ma se questo deve avvenire dietro menzogne allora non è più risarcimento ma speculazione.

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