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Roccella in vetrina

domenica 21 giugno 2009

E RITORNA UN'ALTRA... FESTA DELLA "GRAZIA"



Fino a qualche anno fa, prima che mollasse la presa il battagliero Mario Diano, l’inizio simbolico della stagione turistica era segnato nella locride dalla settimana del gelsomino proposta dalla Jonica Holiday a fine maggio e rappresentata da una serie d’iniziative ambientaliste atte a presentare al turista “in arrivo” un paese pulito e ordinato.




A Roccella altresì l’inizio dell’estate è segnato dalla Festa della Madonna delle Grazie portata avanti con grande passione, fede ed entusiasmo dall’associazione marinai presieduta da Francesco Ursino e, prima ancora, dal suo caro papà Paolo, persona stimatissima da tutto il paese, scomparsa purtroppo prematuramente. Quest’anno la festa si celebrerà domenica 5 luglio, anche se i fedeli si ritroveranno già da venerdì 26 giugno per l’inizio della Novena al Santuario di via Zirgone, con la celebrazione eucaristica e le meditate prediche del missionario di turno…


La più affascinante festa roccellese è, comunque, diversa dai canoni delle altre feste che si tengono nel circondario: c’è, come nelle altre, la fiera imponente, le diverse celebrazioni religiose con Novena, discesa della Madonna dal Santuario alla Chiesa Matrice, veglia notturna prima della festa, passaggi in mare con una moltitudine di colorate barche che fanno da scenografia, processione e rientro, il giorno dopo, al Santuario…La differenza sta, e secondo me va benissimo cosi, nella scelta oculata di non sprecare i soldi raccolti dai fedeli (anche degli emigranti d’oltreoceano) per cantanti di richiamo e fuochi d’artificio “esagerati” (che ce ne facciamo dei Pooh veri che vogliono 100 mila euro quando ci sono le Orme dei Pooh che sono simili con suppergiù 5000 euro?!?). Una gestione saggia da merito al presidente Francesco Antonio Ursino (sicuramente più a suo agio in queste vesti che non in quelle di assessore al commercio) che ha saputo consolidare un gruppo di lavoro (quello dei marinai di Zirgone) serissimo, appassionato e preciso, diventato ormai un motore ben carburato che non sbaglia una virgola in tutto l’articolato svolgersi delle celebrazioni.


Una formalità che mi piace riferire, visto che accanto alle cose serie affianco sempre ai miei testi le curiosità, è il fatto delle sponsorizzazioni di diversi esercizi commerciali fatte attraverso un manifesto murale che accompagna quello ufficiale con il programma civile e religioso.
Da qualche anno il quadratino in questo manifesto ha il costo di 100 euro. Non è affatto obbligatorio aderire, certo, non l’ha mica ordinato il medico (non è un antistaminico che va di moda in questo periodo contro le allergie), quindi ognuno è libero di aderire o no a fare lo sponsor. La smorfia (‘a gringia!) di disappunto si disegna nel viso di molti commercianti a causa della difficoltà, oggi più di ieri, di dare 100 euro per lo sponsor (che poi, diciamoci la verità, si tratta di contribuzione alla festa più che di pubblicità, giacchè lo sponsor nei manifesti non ha dato mai riscontri proficui). La perplessità della cifra, legittima per il Comitato ma esosa per i commercianti, da adito in questi ultimi ad una grande responsabilità e un contraddittorio scrupolo: “Si ‘nci dugnu perdu dui jornati i fatiga, si non ‘nci dugnu cu sapi si a Madonna ma faci o no a grazia…!!!



Giustamente la festa della Madonna non si fa con le chiacchere come sto facendo io scrivendo questo strafalcione, ‘nci voli a lira, anzi l’euri! Mai come in questo caso va a pennello il ditterio “Senza sordi non si canta missa!” Ma il culto per la Madonna delle Grazie deve assolutamente continuare perché è il simbolo della nostra città e, nonostante il miracolo del comandante Buscemi dicono sia una leggenda, tanti miracoli veri e palpabili esistono eccome! Il primo su tutti è l’emozione e la commozione che i fedeli sentono nel loro animo quando vedono correre i marinai con la statua, brividi da equiparare a quelli della ‘Ncrinata di Pasqua. L’altro miracolo, quello vero, me l’ha raccontato qualche anno fa il sig. Giuseppe Muià (per farvi capire meglio ‘U tabacchineri du Burgu), con una testimonianza davvero incredibile e toccante che si aggiunge ai miracoli già riferiti nel libro di Elio Barillaro “Roccella Jonica e Maria SS delle Grazie nel 450° anniversario del Miracolo (1545 – 1995) del maresciallo Raffaele Hyeraci del 15 giugno 1942 e in data non precisata del miracolo di Antonio Squillace detto ‘Ntoni i Gozza. Un racconto, quello del pescatore per passione Muià, riferito per il giornalino Giovaninsieme e che merita un ricordo affinchè la Festa della Patrona dei marinai ci porti fiducia, devozione e fede. Buona festa a tutti.





“La Madonna mi ha teso la mano e mi ha sorretto proprio quando stavo per affondare”
Testimonianza di Giuseppe Muià al Giornalino “Giovaninsieme” – Giugno 2000


“L’anno era il 1994, una giornata burrascosa di gennaio. Da tre giorni alcuni pescatori di Roccella, tra cui io e il mio compagno Domenico Ursino, avevamo gettato le reti in mare. Il tempo non accennava a migliorare per consentirci di ritirarle. Tutti i pescatori eravamo li sulla riva a meditare se uscire o meno in mare. Nonostante il mare agitato, un cielo minaccioso ed un vento for,te (“minava ‘mburrati i ponenti), gli altri pescatori decisero di uscire incoraggiati dal fatto che le loro reti non erano molto distanti, a differenza delle nostre che erano in contrada Barruca a circa un chilometro e mezzo di distanza da terra. Visto il coraggio degli altri pescatori ci siamo imbarcati pure noi, io e Domenico Ursino, alla volta delle nostre reti. Il motore del nostro peschereccio forzava fra le onde alte ed il vento fischiava tanto che più volte prima di giungere al segnale ci siamo incrociati nello sguardo col mio compagno per chiederci se fosse il caso di andare avanti. Ma eravamo giunti a destinazione, le reti erano li , pronte ad essere ritirate. Insieme alle reti imbarcavamo acqua e “fracami” che, insieme al pescato, ingrossavano sempre di più il peso della nostra barca. Al chè ho detto al mio compagno:”sarria megghju u m’appedignamu!”, ossia tagliare la rete, dividendola fra quella ancora in mare e quella già sulla barca, rimettere il segnale e ritornarcene a terra. Ma Domenico, imperterrito, continuò a tirare le reti e neanche una seconda mia insistenza lo persuase. Abbiamo ritirato tutte le reti, la barca era davvero troppo carica mentre la burrasca non accennava a calmarsi. Ho riacceso il motore e siamo ripartiti per raggiungere terra. Ma dopo pochi metri il limite dell’acqua superò i bordi della poppa ed iniziammo ad imbarcare acqua. Un solo grido disperato:”Micu, Micu, ‘ndindajamu a fundu!!!” e in un batter d’occhio la barca scomparve! Io e il mio compagno rimanemmo a galla. Domenico che non aveva molti vestiti addosso al contrario mio che avevo anche due pesanti stivaloni, si fece coraggio iniziando a nuotare, cercando di raggiungere la riva per chiedere soccorsi. Dopo un po’ non lo vidi più e dentro me ho iniziato a nutrire la speranza che almeno lui si fosse messo in salvo. speranza che, purtroppo, si è considerata vana. Io ero li, a galla ed immobile, i miei pesanti stivali non mi consentivano di fare nessun movimento né con il corpo ne con i piedi.
Ma ecco il miracolo!
Mentre ero li, gelido e senza forze, che pregavo, pensavo ai miei familiari, ai figli, ai nipotini che probabilmente non avrei più visto, improvvisamente emerse il “segnale” che era affondato insieme alle reti e alla barca. Evidentemente il galleggiante nell’andare a fondo si è sciolto ed è risalito a galla… proprio fra le mie mani!!! Se fosse riemerso anche a pochi metri di distanza da me, probabilmente non ce l’avrei fatta ad aggrapparlo perché ero privo di ogni forza per muovermi. Ritrovandomi questo segnale in mano mi è venuto subito naturale ringraziare la Madonna: “Grazie Madonna Mia, mi sarvasti!” Il galleggiante costituiva lo strumento che mi avrebbe consentito di riposarmi rimanendo a galla e di privarmi dei vestiti e degli stivali. E cosi mentre mi svestivo per cercare di risalire a nuoto il mare iniziò a calmarsi, la pioggia e il vento cessarono di imperversare, tant’è che iniziai con una mano a nuotare e con l’altra a reggere la mia “ancòra di salvezza” Il miracolo è stato proprio quel galleggiante che la Madonna mi ha fatto arrivare proprio fra le mani proprio quando sentivo perdere col corpo e con la mente ogni speranza di potermi salvare.
Dopo non poche difficoltà sono arrivato, stremato, a riva. Ho toccato terra, l’ho baciata e mi sono lasciato andare sulla sabbia, pensando, pregando e ringraziando la Madonna delle Grazie che avevo chiamato e che mi era venuta in soccorso.
Una volta recuperate parte delle forze, ho attraversato la ferrovia riversandomi in strada. Mi ritrovai in prossimità del palazzo Frangipane. Dopo qualche sforzo riuscii a raggiungere la nazionale arrampicandomi dalla scogliera e venni soccorso da Domenico Cavallaro che si trovava a a passare con la sua moto. Gli chiesi di accompagnarmi a “Sant’Antonio” per avvertire gli altri pescatori di ciò che mi era successo, ma soprattutto per chiedere se il mio compagno fosse giunto a casa. Non era cosi purtroppo! I pescatori partirono con le loro barche con la speranza di ritrovarlo ancora invita, ma Domenico Ursino né in quella circostanza ne mai più è stato visto.
Ogni volta che ritorna la festa della Madonna delle Grazie per me e la mia famiglia è un giorno di grande devozione, fede e riconoscenza. La mano della Madonna, che si è materializzata col galleggiante, mi ha ridato una nuova vitae mi ha consentito di continuare ad amare il mondo che mi circonda”.

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