di Sara Rullo.
L’Associazione Culturale “Roccella com’era” metterà in scena, domenica 7 febbraio, una nuova Rota carnescialesca, intitolata “Suicidio d’amore” e ideata dal roccellese ‘U Címbulu, analfabeta, al secolo Giuseppe Mazzaferro, vissuto tra 1884 e il 1946.
La rappresentazione riprende un’antica tradizione roccellese degli anni ’50 e fa parte del cosiddetto “Teatro di strada” in cui la recitazione è eseguita da attori improvvisati su un testo scritto e in assenza di un apparato scenico.
Il nome Rota deriva dal fatto che gli spettatori erano disposti tradizionalmente a cerchio davanti agli attori che a loro volta si muovevano nel senso del diametro di questa ruota.
I testi roccellesi erano generalmente in versi endecasillabi con una rima alternata, e prendevano lo spunto da fatti realmente accaduti nel paese.
I nomi dei protagonisti erano naturalmente alterati e le storie si concludevano puntualmente “a lieto fine”, con meditate e ponderate riflessioni moraleggianti ispirate al mos maiorum, come emerge dall’intercalare che ricorre in tutte le Rote: come si usava, a quei tempi, come anticamente avveniva, secondo le consuetudini d’altri tempi, ecc.
Tra i rotari roccellesi ricordiamo oltre al già citato Cimbulu anche Michelucciu e Giuseppe Carlino.
Quest’ultimo in preda alla disperazione tenterà il suicidio: “Il túo abbandono é la rovina mía, perché tu mi lasciasti crudelmenti”.
La rappresentazione avverrà prima nella Piazzetta al Borgo alle ore 16:00 e successivamente in Piazza Sant’Antonio alle ore 18:30.
Le fotografie sono state scattate durante le prove conclusive che si stanno tenendo in questi giorni presso la sede dell'ass. "Roccella Com'era"
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