E' morto per una improvvisa crisi cardiaca nella sua casa di via Cannolaro il giovane Domenico Franco. Una vita spezzata a sole 42 anni ma che, forse, poteva essere evitata perché molte avvisaglie di malessere potevano essere avvertite dalle persone che le stavano vicino.
Già da anni il giovane Domenico, laureato in giurisprudenza, soffriva di forti crisi depressive. Tutti lo sapevano in paese, in molti conoscevano anche la causa, ma non si è agito nel tentativo di rimuovere le cause ed intervenire con delle appropriate terapie.
Lo vedevamo girare per il paese a piedi, in bici o, ultimamente, anche in macchina, spesso vestito elegante con la sua valigetta 24 ore, fisicamente sempre più gracile, salutava tutti senza soffermarsi però a parlare con nessuno, viveva in un mondo tutto suo. Ma col tempo il suo fisico è diventato sempre più fragile cosi come i suoi pensieri.
Per Domenico non c'è più nulla da fare, purtroppo, ma situazioni che hanno portato Domenico al suo fatale malessere e destino continuano a persistere. Speriamo che le Istituzioni, che sono a conoscenza come lo sono molti cittadini, possano intervenire per rimuovere quelle cause che portano un uomo alla depressione senza via di ritorno, ed evitare che si verifichino ancora altre vittime dell'indifferenza e dell'incomprensione.
5 anni indimenticabili ...alcuni anche come compagno di banco....poi ci siamo persi...reincontrati...di nuovo persi....la vita poi ci porta a percorrere strade diverse...lontane anche mille km....oggi e' un giorno di dolore per tutti quelli che hanno vissuto insieme a te bei momenti forse nel piu' bel periodo della nostra vita.
RispondiEliminaConoscevo Mimmo che da ragazzo veniva nella mia officina con il suo motorino. Aveva voglia di vivere ed era un ragazzo molto intelligente. Felicetto Errigo.
RispondiEliminaIo non lo ricordo cmq e' ancora una vita spezzata,e sento un dispiacere dentro di me.
RispondiEliminaSiamo stati insieme compagni all'asilo con Mimmo,allegri e spensierati.Poi le circostanze della vita ci hanno separato,ma non lo avevo perso di vista, lo seguivo con lo sguardo mentre passeggiava da "SOLO" e si spegneva lentamente,divorato da un male spirituale che cancella ogni dignità di uomo. Mi pento di non averti teso la mano,anche solo per diluire la tua sofferenza. Forse per viltà,forse per vergogna,forse per egoismo sono rimasto (SIAMO rimasti) a guardarti mentre continuavi a passeggiare.
RispondiEliminaScusami Mimmo
Hai detto bene Salvatore: SIAMO RIMASTI a guardare mentre continuava a passeggiare e si spegneva lentamente. Scusaci Mimmo!
RispondiEliminacaro Nicola, spesso mi sono trovato d'accordo con i tuoi articoli e qualche volta li ho anche commentati positivamente. Questa volta NO, non posso condividere il "taglio" che hai voluto usare nel comunicare la morte di un nostro stimato concittadino usando parole reticenti, quasi omertose, dell' "iolosomanonlodico" che hanno dato la stura a sussurri, congetture ed ipotesi, quasi tutti senza fondamento, che neanche il dramma dei drammi (la morte) ha fermato e che sono ulteriori pugnalate alla memoria di questo giovane Professionista e al dolore dei suoi cari.
RispondiEliminaCon immutata amicizia,
Pino Iannuzzi
Si, forse è vero, sono stato fin troppo schietto a riferire le mie considerazioni; però tu Pino mi sa che hai esagerato un po' nell'interpretarle. Io su ciò che scrivo non do un "taglio" premeditato, ma scrivo ilo mio pensiero quando con l'istinto, quando con il trasporto, quando con il ragionamento. Se ho fatto male a qualcuno dicendo la mia verità, se qualcuno ha preso le mie parole come fonti di giudizio me ne scuso perchè non era questo il mio intento, ma, comunque, se devo chiudere gli occhi davanti a ciò che accade allora questo sito non ha ragione di esistere.
RispondiEliminaNon devi chiudere gli occhi, ma tenerli aperti ed attenti. Pensare che non tutti quelli che leggono, conoscono a fondo le cose. Ed allora potresti mal interpretare il detto, ed il tanto non detto. Ho sempre riflettuto sulla tristezza di tante situazioni che il conforto ed il calore del piccolo paese dovrebbero aiutare a guarire, ed invece esaspera nella solitudine. Hanno ragione quelli che han chiesto scusa, tutti siamo colpevoli, molto di più delle istituzioni, quando intorno a noi il disagio non trova conforto. Un abbraccio Carlo
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