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Roccella in vetrina

martedì 1 maggio 2012

BREZZA DI RINNOVAMENTO CULTURALE... ERA URA!!!

di Vincenzo Milano

Mi vengano perdonati i miei termini poco "giornalistici", ma devo assolutamente dire una cosa: "Era Ura!"


Finalmente a Roccella, dopo tante, tante e tante tarantelle, siamo riusciti ad avere un concerto degno di tale nome.
Ieri sera, (30 Aprile 2012), infatti, l'Amministrazione Comunale di Roccella Jonica, grazie all'aiuto della Provincia di Reggio Calabria, e sotto la guida del presidente del Consiglio Comunale Pasquale Vozzo e l’assessore al Turismo Antonio Ursino (che sono stati ringraziati pubblicamente sul palco ), abbiamo potuto apprezzare uno spettacolo di un gruppo musicale che ha tutte le carte per diventare una "Eccellenza calabrese”; si tratta del gruppo "Scialaruga" che vede come esponenti Vincenzo Oppedisano e Fabio Macagnino, quest'ultimo frontman della band in questione, che con una brillante performance, hanno fatto vibrare corde che in questo paese non venivano suonate da tempo, con uno studio musicale evidente del folklore calabrese. Una band ben collaudata che elabora un sound, a tratti grezzo e duro, a tratti rock e romantico, ma in entrambi i casi è stato un piacere ascoltarli dal vivo.

Gli Scialaruga, tra folklore e musicaa moderna, sono riusciti a colmare, secondo il mio modesto parere, quella voragine che è stata creata dai noti "tarambullisti" locali. Sono riusciti a trovare una chiave musicale che fino ad oggi nessuno, o pochi, hanno osato usare, forse per paura di perdere pubblico e piazze che sono abituate ormai al classico suono della fisarmonica e del tamburello.

Finito di fare gli elogi a questo talentuoso gruppo, a cui auguro ogni bene in quanto rappresentano la Calabria alternativa che va oltre la musica popolare che negli ultimi anni è diventata ormai un trita e ritrita di cover dei Tarant Project, vorrei lanciare una mia considerazione all'Amministrazione, un’idea che potrebbero sfruttare a favore di tutti, enti locali e commercianti, per far diventare Roccella, realmente (e non solo a parole con dei convegnucoli), la capitale della musica calabrese, e per musica calabrese non intendo il solito "dringhiti e dranghete" della lira o della chitarra a battente, bensì quella musica che, partendo dal nostro folklore e mischiandosi ad ogni altro genere musicale, può veicolare qualsiasi contenuto oltre i confini dell'Aspromonte, rendendo i contenuti fruibili anche a gente che di dialetto calabrese non ne capisce un tubo.

Quindi, perché non impreziosire il nostro vivaio di talenti calabresi con un Festival che non sia solamente Jazz? Un festival dove tutti i gruppi della Calabria e del Meridione tutto, possano trovare un palco che non pretenda di saltellare a ritmo di tamburello ma apprezzare una brezza di rinnovamento, un rinnovamento che non sia una fugace rivisitazione di vecchi stornelli campagnoli adattati con strumenti musicali moderni, bensì un modo per dire all'Italia tutta "Ecco, ci siamo pure noi, ascoltate le nostre parole, ascoltate la nostra storia e la nostra voglia di vivere".

Nel meridione abbiamo una quantità notevole di gruppi come gli Scialaruga; gruppi che, perdonatemi il termine, si fanno un "mazzo tanto" per dare qualcosa di nuovo a questa nostra terra disastrata.

Immaginate una capitale musicale, un progetto che possa allevare talenti musicali… Adesso questi talenti musicali trasfigurateli in tante piccole api che in primavera partono in missione per impollinare i fiori di tutto il mondo. E se durante l'anno, anche un solo tedesco dovesse scendere da noi e invece di dire "ndrangheta e tarantella" dicesse "Cu terremoti, cu guerri e cu paci sta bella festa si fici e si faci", vorrà dire che il nostro polline avrà fatto sbocciare dei fiori, fiori che vorranno conoscere realmente il lungo viaggio fatto da queste piccole e rumorose api mediterranee.

Vi saluto, con un invito ai nostri amministratori di meditare su questa idea, e vi lascio con un brano che parla di una piaga sociale della nostra terra, una piaga alla quale siamo tanto abituati tant’è che a volte non ci facciamo più caso.


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