di Antonio Baldari Calabria Ora
Nella tarda notte di lunedì è morto Nicola Miriello, il giovane originario di Stilo ricoverato nel reparto di “Rianimazione” dell’ospedale civile di Locri. Il cuore di Nicola ha ceduto il passo al destino dopo un calvario durato trent’anni, a causa di una grave forma di cerebrolesione aggravata da una broncopolmonite “ab ingestis”, ovvero sia da materiali ingeriti, che non gli hanno dato tregua in trentacinque giorni di ricovero all’interno del nosocomio locrese, prima nel reparto di “Medicina d’Urgenza” e poi lì dove ha abbracciato la nuova vita, circondato dall’affetto dei suoi cari.
E soltanto da quello, essendo stato assordante il vuoto che è calato su di lui nonostante i ripetuti appelli degli straordinari genitori, Antonio ed Anselmina, e dei fratelli Salvatore, Teresa e Giuseppe, con quest’ultimo che ha addirittura rinunciato ad andare altrove, per motivi di lavoro, pur di assistere il fratello che non riceveva l’assistenza medico-sanitaria che avrebbe meritato.
E che gli avrebbe consentito di vivere quaggiù per un altro po’ di tempo… Due interventi nel giro di pochissimi giorni Nicola viene ricoverato il 15 gennaio giacché la splendida madre lo osserva preoccupata a causa della manifestazioni di febbre, diarrea e per l’addome gonfio. Gonfio oltre il normale. Da lì una Tac e la decisione di intervenire.
Una, due volte. Per poi accettare il trasferimento in “Rianimazione” dove sono tempestivi nel prendersi cura di Nicola, tenendo così accesa la fiammella della speranza. Quella speranza che Nicola possa superare il difficilissimo ostacolo. È giovane, si spera che il cuore regga al tremendo, nuovo, urto che gli si para davanti nel suo lunghissimo andirivieni dagli ospedali di mezza Italia, partendo dall’età di sette anni allorquando varcò per la prima volta la soglia di un ospedale: era il “Bambin Gesù” di Roma con il professor Bollea che si prese cura di lui per primo.
E fino all’età di diciotto anni, allorché passò ai “Riuniti” di Reggio Calabria e poi, di recente, a Crotone con un professore che scendeva appositamente da Pisa. Per poter credere nella speranza… L’abbandono delle Istituzioni e le difficoltà economiche Ma la cruda realtà si era già consumata sulla pelle di Nicola: quella di un assordante silenzio delle Istituzioni, dal Comune di Stilo alla provincia di Reggio Calabria; dalla Regione Calabria all’Azienda sanitaria n. 5 reggina, passando per la sanità locridea, da Caulonia a Siderno, che non avevano garantito il minimo indispensabile per Nicola. Perché la sua malattia, con tutti gli annessi e connessi, non avanzasse fino al punto da togliergli la vita: ecco perché, circa due settimane fa, ci fu l’appello di Simona Coluccio, presidente dell’associazione “Comma Tre” di Gioiosa Jonica, perché Nicola non venisse abbandonato e perché la sua famiglia venisse sostenuta in tutto e per tutto ma, ahinoi, non v’è stato nessuno cheabbia dato sostegno, anche materiale, ad Antonio ed Anselmina perché in grossa difficoltà, vivendo della sola pensione del genitore, dovendo pagare di tutto. E di più: dai farmaci al fisioterapista, per non cedere alla disillusione di essere sconfitti…
L’appello al presidente Napolitano Restava così l’ultimo, disperato, appello da fare non credendo più a niente ed a nessuno, e con la fermissima volontà di consegnare le tessere elettorali, perché della salute di Nicola non gliene era francamente importato niente a nessuno: e dunque, il forte grido di dolore veniva elevato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché permettesse il superamento di questo scoglio grandissimo, quasi quasi non potendo nemmeno farcela ad arrivare in ospedale, a Locri, per vedere il figlio. Volendogli salvare la vita. Che non è stato, purtroppo, possibile.
Quella vita, di soli 37 anni, a cui oggi, alle 14.30, nella chiesa di san Francesco d’Assisi, sarà dato l’estremo saluto. A Nicola, angelo sofferente di una vita, che ha tolto il disturbo a chi mai si è voluto disturbare per lui
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