Domani mattina (Martedì 22 Febbraio) la salma di Kamel Kaffaf sarà esposta per l'ultimo saluto degli amici al Porto delle Grazie, prima di prendere il volo per la Tunisia dove si svolgeranno i funerali.
La triste storia del nostro caro Carmelo ieri è stata riportata anche nelle pagine del quotidiano nazionale "La Repubblica" che dedica uno spazio alle morti sul lavoro, nel tentativo di tenere alta l'attenzione verso questo grandissimo problema di vite invisibili e dimenticate, in maniera tale che "morire di lavoro" non si trasformi soltanto in un banale dato statistico.
Ecco come "La Repubblica" ha parlato di Kamel.
Quel rumore, così familiare ormai che non lo si udiva più, un rumoreggiare sordo dietro le case, accompagnato dallo stridio acuto delle pulegge delle barche da pesca. Le acque del porto, gonfiate da una marea equinoziale, raggiungevano il livello delle banchine, così che i battelli parevano sorgere direttamente dal selciato". La maestria senza fronzoli di George Simenon, tratteggia così in uno dei suoi romanzi La Rochelle, Francia meridionale. Rumori e immagini che accomunano tutte le cittadine di mare e di pesca del mondo. Come Roccella Ionica, in Calabria, che piange la perdita di un pescatore morto mentre a largo di Punta Stilo, nella Locride, svolgeva il suo lavoro quotidiano: Kamel Kaffaf, 57 anni, è stato risucchiato dai cavi d'acciaio del verricello che issava le reti del peschereccio 'Iole'. La sua barca. La sua vita. A lanciare l'allarme gli altri due pescatori a bordo. Kamel, che aveva una figlia, viveva a Roccella da vent'anni. Tutti lo conoscevano come 'Carmelo il tunisino'. E tutti gli volevano bene.
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