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Roccella in vetrina

mercoledì 22 ottobre 2014

OMAGGIO AL MAESTRO E POETA FRANCESCO (CICCIO) MAZZAFERRO


La morte improvvisa del professore Francesco Mazzaferro ha lasciato la cittadina roccellese incredula; fino al giorno prima aveva incontrato i suoi amici e scambiato le sue solite considerazioni e opinioni quotidiane; si, perché il maestro Mazzaferro era sempre schietto, si confrontava apertamente con spirito propositivo con persone di ogni generazione, manifestando sempre ottimismo e buoni consigli.

Da due anni la gioia della vivacità del nipotino che porta il suo nome gli illuminavano le giornate e, a vederli insieme a passeggio, era davvero uno spasso. Per quarant'anni è stato maestro ed educatore di diverse generazioni di studenti, molti dei quali oggi sono degli ottimi professionisti in vari settori della nostra società.

Forse non molti conoscono la vena poetica del maestro Mazzaferro, visto che le sue poesie, di forte ispirazione sociale, le custodiva gelosamente, e raramente li faceva conoscere al pubblico.

In uno dei pochissimi concorsi letterari in chi partecipò (Concorso "Giomo Trichilo del 8 agosto 2011), il prof. Mazzaferro arrivò al secondo posto con una poesia di forte attualità: " 'A porta du paradisu " ispirata ai tantissimi barconi della speranza di profughi che sbarcano sulle coste italiane.

Nell'unirci al grande dolore della moglie Anzia Lombardo, dei figli Giuseppe e Antonello e di tutti i familiari, vogliamo lasciare il segno della grande sensibilità di Ciccio Mazzaferro con una sua poesia dedicata al nostro paese. Chè il Signore lo accolga fra le sue braccia e le dia la serenità e la gioia eterna.

TERRA SPINUSA

Spinusa terra mia, già terra 'i gnuri
china di basapedi e spalasari,
di muccusi sciancati crijaturi
chi pedi scarzi nmenzu a li stincari.

Spinusa terra mia, terra i sapuri,
di cucumbara, mura e di survari:
ntostati su' i spartini du caluri
nta quattru furchi sutta a li ficari.

Spinusa terra mia, terra d'adduri,
d'arigunu, finocchju e janestrari,
di saji nigri curvi di doluri
chi lavanu nte gurni di hjumari.

Spinusa terra mia, terra d'onuri,
d'ardichi, ficandiani e ruvettari,
su' mbiachi du ciangiri i maccaturi,
lamprati supa i stroffi di landrari.

Spinusa terra mia, terra d'amuri:
a sira, mentri volanu i cordari,
torciuta di fatiga e di suduri
la genti trova tempu pe' cantari.

E a menzu a tanti spini, puru hjuri,
hjuri chi la speranza fa sbocciari;
sonanu li campani a tutti l'uri
"Terra di hjuri, suffri, non mollari!"

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