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Roccella in vetrina

giovedì 21 marzo 2013

Lo svizzero che lascia la Borsa e approda a Roccella Jonica

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

Accade che gli svizzeri vengano fulminati sulla via di Roccella Ionica. Per carità, a differenza di Paolo di Tarso che prima di convertirsi sulla strada per Damasco perseguitava i seguaci di Cristo, Ernesto e Rose Marie Bretscher, non hanno mai perseguitato nessuno. Anzi. La coppia svizzera appartenente alla Chiesa evangelica, alla fine degli anni Sessanta, scese in Calabria per accogliere accanto ai propri cinque figli anche i ragazzi di famiglie bisognose.


La prima tappa fu l'affitto di un appartamento a Siderno e successivamente un albergo in disuso a Roccella Ionica: la prima "Casa dei bambini". Lì furono accolti fino a 30 bambini del sud con situazioni spesso traumatiche e nel 1976 fu inaugurato un centro che cominciò una collaborazione sempre più stretta con il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, lo stesso che il 18 gennaio 2013 ha disposto l'invio presso una comunità di un adolescente inserito in una famiglia appartenente ad una delle principali consorterie mafiose della provincia reggina.


Il provvedimento del Tribunale dei minorenni, confermato dalla Corte d'appello, ha una motivazione semplice come acqua sorgiva: tentare di recuperare i giovani, costretti a subire il pregiudizio dall'ambiente "mafioso" di provenienza, attraverso un percorso di rieducazione sociale. «Un concreto contributo – dichiarò la questura retta da Guido Longo - volto ad arginare in via preventiva il fenomeno mafioso agendo sulle condizioni di vita dei giovani ed offrendogli una opportunità alternativa».


Nel 2006, dopo oltre 30 anni, il fondatore Ernesto Bretscher, lasciò la responsabilità del Centro ad un'altra coppia svizzera: Geri Bantel e sua moglie.

Lui, 54 anni, di Zurigo, ha lasciato il suo lavoro di operatore di Borsa e con la moglie Annalisa, anche lei svizzera-tedesca ma di Schaffhausen, è partito per la Calabria. «Dio mi ha detto che aveva bisogno di me laggiù – dirà Bantel – e non mi sono sottratto alla Sua volontà».


«Proprio perché i bambini non hanno il privilegio di crescere nella propria famiglia – scrivono i coniugi Bantel sul sito Internet del Centro – facciamo di tutto per dare loro un ambiente familiare, cioè una coppia genitoriale che si dedica a loro giorno e notte». Per un tragico scherzo del destino, i coniugi Bantel 15 anni fa hanno perso l'unico figlio, Philip, e ora ogni ragazzo che passa per il centro è come se fosse il loro. Il Centro diretto dai coniugi Bantel si è lanciato, tre anni fa, nella bioagricoltura, assicurando, «dignità per i produttori e rispetto per l'ambiente e la persona». In 12 ettari di terreno a Giojosa Ionica, dove la 'ndrangheta taglia a pezzi da sempre la città, producono olive, ortaggi, grano e foraggio per gli animali.


Questo svizzero-tedesco-calabrese, felice della scelta fatta, non ha mai avuto, forse per il rispetto che si deve a chi vive per gli altri, problemi con le cosche ma non avrebbe alcuna esitazione a denunciare. Una lezione di etica e moralità che i calabresi onesti apprezzano.

r.galullo@ilsole24ore.com

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