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Roccella in vetrina

martedì 29 gennaio 2013

SU LA RIVIERA UN BELLISSIMO ARTICOLO SU MASTRO VINCENZO SCALI

Fonte: http://www.larivieraonline.com/

Non poteva sfuggirmi un bel pezzo di Antonio Calabrò apparso ieri sul sito della Riviera sulla vitalità e il bell'esempio del nostro concittadino Vincenzo Scali, alla soglia dei 103 anni ed ancora preso nelle sue vicende quotidiane, nei suoi viaggi sui treni e con le sue intense camminate. Un articolo che racconta un pezzo di storia e trasmette qualche bella emozione.

Vincenzo Scali, di anni centotre

Il signor Vincenzo Scali attraversa il suo tempo con la leggerezza di una barca che solca la tempesta; con la forza di un’ape operaia, mai distolta dal dovere e dalla fede; con l’amore per la vita di un sognatore felice e di un marito e padre esemplare; con il fuoco mai sopito di un uomo autentico e sincero.


Il signor Vincenzo Scali, nato a Roccella il 15 Aprile del 1910 compirà presto il suo centotreesimo compleanno e tutta la costa Jonica lo festeggerà, felice della sua allegria, del suo buon senso, della sua saggezza.

Quando nacque il signor Scali la nostra Calabria era tutt’altro. Strade polverose e rade, miseria, carabinieri a cavallo e macchine a vapore. Il mondo intero era tutt’altro. Ghette, palandrane e cappelli a cilindro, carrozze per i nobili e carrube per i poveri. Sembra ieri, per lui, ma già è storia, per noi.

La scuola elementare finita a Roccella dopo la fine della prima guerra mondiale, e poi il fascismo che lo vedeva giovane e già al lavoro. Ricordate del fascismo, signor Scali, gli domando. Tre cose - mi risponde - Fame, miseria e pidocchi; niente di buono, mi ricordo.

Il lavoro diventa subito centrale nella sua vita. Muratore, e poi mastro muratore. E mattoni, e cemento da impastare, e fatica dall’alba al tramonto. E sempre, sempre (insiste) pagato con il prezzo e in più il premio. Per la bontà del lavoro. E per la dedizione e la serietà.


E poi sua moglie, Isabella, settantacinque anni di matrimonio. E mi recita a memoria una struggente dichiarazione d’amore, di quelle d’altri tempi, rispettosa e tenera. E nei suoi occhi compare la luce del ricordo. E dei quattro figli, avuti a distanza di quattro anni ciascuno, il primo nel 38’, e così via, lui sempre a lavorare e pensare al futuro, e il futuro già è qui e lui anche.

Signor Scali, quale è il segreto della vostra gioventù, gli domando. Mi risponde secco. Preciso e senza dubbi nella voce. -Mai rubare, mai litigare, mai avere a che fare con delinquenti, mai cedere ai vizi e credere sempre in Dio, con forza, speranza e volontà.

Lo guardo e vedo un secolo di storia nelle sue rughe.

Mai preso caffè e mai fumato sigarette. Solo adesso, da qualche tempo, al mattino, un goccio appena di caffè. E poi abbondante latte, con un biscottino, a volte. - Mi vedete pancia, voi ?- mi chiede.

- Mangiare poco e camminare assai. E il vino solo adesso, dopo i novant’anni. Mezza tazzina dopo dei pasti. Così, per la circolazione. Ma camminare , camminare assai. Ed è vero. Mi raccontano di una sua recente camminata chilometrica, dopo aver perso il treno. E lo vedo io stesso, dopo la chiacchierata, avviarsi con passo svelto e deciso verso casa.

Signor Vincenzo Scali, di anni centotre, noi ti ringraziamo del tuo sorriso. Ti ringraziamo della tua grazia e della tua voglia di parlare con gli altri. Delle tue parole e dei tuoi gesti autentici di galantuomo. Ringraziamo te e quel Signore in cui tu credi così profondamente che ti ha concesso una vita così bella da essere un esempio. E, nella tua semplicità, leggiamo un monito e un insegnamento, che ci fanno vergognare di questo nostro presente astruso e scialone.

Tanti auguri, signor Scali, ti vogliamo bene come un nonno universale, mentre ti vediamo con quel tuo passo deciso attraversare il mondo, con la leggerezza di una barca che solca la tempesta.

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