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Roccella in vetrina

mercoledì 14 novembre 2012

IL COMUNE FUORILEGGE SULLE ALIQUOTE AL 10,60 SULLE CASE IN AFFITTO

E' stato pubblicato qualche giorno fa sul quotidiano "Il Giornale" una intervista rilasciata alla giornalista Laura Verlicchi dal presidente di Confedilizia, Sforza Fogliani. Nell'intervista emerge il gravissimo problema dell'aumento delle aliquote IMU relativamente alle case date in affitto, aumento illeggittimo in base a una pubblicazione dell'Ifel, ossia l'istituto per la finanza e l'economia locale, che è diretta espressione dell'Anci, ovvero l'associazione dei Comuni, i tassatori, tanto per capirci. La pubblicazione specifica testualmente: "Deve considerarsi incoerente qualsiasi ipotesi di penalizzazione degli immobili di cui la legge prevede espressamente soltanto facoltà di riduzione: è il caso degli immobili dati in affitto che dovrebbero mantenersi su un livello almeno non superiore all'aliquota ordinaria dettata dal Comune".

Invece il Comune di Roccella Jonica ha prima innalzato al massimo l'aliquota per le seconde case ossia  al 10,60 per mille, e poi ha dato lo "zuccherino" per gli immobili in cui sono insediate attività produttive lasciando l'aliquota al 7,60 per mille ossia quella fissata dallo Stato e per le seconde case date in uso gratuito dal padre al figlio e viceversa innalzando l'aliquota al 9 per mille, avendo il coraggio di chiamare queste due decisioni col termine "agevolazioni".

In mertio agli immobili affittati, la legge prevede la possibilità di ridurre l'aliquota, non di aumentarla. Questa legge è stata completamente ignorata da 13 paesi su 20 (e Roccella è fra i tredici!).
La giornalista proprio in questo caso specifico domanda alla presidente di Confedilizia: "Ma potranno essere impugnati questi aumenti?"
«I ricorsi potranno essere fatti a livello locale. Tanto più che c'è un altra incongruenza: secondo il principio base dell'Ici, che dovrebbe valere anche per l'Imu, le aliquote devono essere giustificate dal bilancio del Comune. Ma se a giugno il bilancio consentiva le aliquote più basse, non possono essere modificate ora, o almeno bisogna spiegare i motivi» è la risposta della presidente di Confedilizia"

Nel caso specifico di abitazioni dati in affitto siamo di fronte ad aumenti del 207% rispetto alla vecchia ICI per i contratti liberi e addirittura fino al 2000% per quelli calmierati tant'è che i proprietari delle case date in affitto oggi si troveranno nelle condizioni o di vendere o innalzare il canone, una vera e propria stangata a discapito delle categorie meno abbietti, ossia coloro che non hanno mai avuto la possibilità di comprarsi un'abitazione e vivono in affitto.

"In passato - afferma la dott.ssa Fogliani nello stesso articolo - molti Comuni avevano stabilito aliquote ICI minime, o addirittura azzerate, proprio per favorire il tipo di contratti a canoni concordati. Oggi, invece, siamo davanti ad aumenti stellari. Già cambiare la fiscalità in corso d'opera è un delitto, in più questi proprietari si sono impegnati a non aumentare l'affitto per 5 anni: come possono reggere?».

Le conclusioni della presidente di Confedilizia sono davvero preoccupanti: "La verità è che ormai le case sono considerate un cappio al collo: e chi può vende, anche perché magari s'è già mangiato i risparmi per pagare le tasse. E magari deciderà di alzare l'affitto, così si libererà dell'inquilino e avrà la casa vuota da mettere sul mercato. E attenzione che pende ancora una spada di Damocle: lo Stato si è riservato la possibilità di modificare le aliquote fino al 10 dicembre, cioè una settimana prima della scadenza dei pagamenti. Altro che principi di Adam Smith sull'equa tassazione, qui si trattano i cittadini come sudditi. Chiediamo che almeno lo Stato rinunci ufficialmente alla possibilità di aumento, visto che non c'è da sperare in una riduzione".

1 commento:

  1. Oggi viviamo in un paese dove la parola equità sociale è rimasta sulla bocca di Monti e dei nostri politici locali (basta leggere i giornali) , io la chiamo ingiustizia sociale, dove i veri penalizzati sono quelle famiglie che per far quadrare i conti bisogna lavorare in due, avvolte trascurando i figli. E matematico che i proprietari di immobili per via dell’aumento delle tasse ci aumentano l’affitto altro che aiuto alle famiglie, lo Stato i Comuni o l’Equitalia oggi sono solo degli esattori legalizzati per non usare un termine molto forte. Basta fare un esempio stupido, da mesi aspettiamo la mensa scolastica ad oggi non si sa nulla la cosa però abissale è che con determina n°209 del 13 cm. Il nostro comune attribuisce dei buoni pasti hai nostri dipendenti comunali di 5,29 euro per ogni giornata effettivamente lavorata. Pieno rispetto per i lavoratori, ma veramente hanno necessità di questi buoni? Posso capire chi viene da fuori a lavorare ma ci vogliamo prendere per il sedere? La mensa dei nostri figli quando partirà? Noi genitori che lavoriamo tutto il giorno necessità questo servizio anche se il costo del pasto dei nostri figli è inferiore a 5,29 euro ma datecelo.

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